AL PRIMO CITTADINO: «DE LUCA MINISTRO?CI SAREBBE DA DIVERTIRSI»
Il segretario nazionale: basta che non sia piagnone
E «cambiare tutto» è stato il leit-motiv di De Luca. Fin dall'inizio è stato evidente a tutti che i giochi non erano già fatti: Bersani ha attraversato la sala tra due ali di folla e De Luca invece ha preferito raggiungere il palco lateralmente, da una posizione più defilata. Anche l'abbraccio è parso più meridionale da parte del piacentino Bersani. «Salerno è la città della svolta — ha esordito il primo cittadino richiamandosi a Togliatti — e da qui deve partire una svolta radicale politica, sociale e per il partito. Oggi le istituzioni devono produrre decisioni altrimenti sono destinate a rinsecchirsi. Basta con i chiacchierifici, bisogna puntare alla centralità delle autonomie locali, riequilibrare i poteri periferici, modificando l'articolo V della Costituzione e cacciando dalle istituzioni i cafoni arricchiti». Duro l'attacco di De Luca alla Provincia di Salerno («Altro che il Lazio, qui è un discount, in tre anni sono stati nominati 32 assessori e la particolarità è che tutti quelli che escono vanno a prendere altri incarichi soprattutto nell'Asl») e all'istituzione Provincia più in generale («Il Pd ha sbagliato a dire no all'abolizione delle Province, qui non c'è più un euro, non possiamo consentirci il lusso di tenerle in vita. Al massimo propongo a Bersani di lasciare come competenze solo assetto idrogeologico, protezione civile e tutela delle coste»). La riforma organica delle istituzioni è il primo impegno che Bersani promette di assumere: «Va rivisto tutto l'impianto degli enti intermedi — ha precisato — i Comuni sono 8.300, troppi, e anche le Regioni vanno ricondotte ai compiti di legislazione e programmazione».
Ma è soprattutto sul ruolo che dovrà avere il Sud nel nuovo scenario politico nazionale che De Luca e Bersani si sono ritrovati d'accordo. Il sindaco di Salerno, nel ricordare la «rapina degli oltre 20 miliardi di fondi Fas dal Nord ai danni del Sud», ha insistito sulla necessità di un piano per il Mezzogiorno che prescinda dalla politica degli incentivi e punti invece su efficienza amministrativa, sburocratizzazione e sicurezza. «Nel Sud lo Stato non c'è — la provocazione di De Luca — non c'è come autorità che sanziona l'illegalità e non c'è come terzietà, in cui si tutelino i diritti di tutti i cittadini a prescindere dalle clientele». L'assist del sindaco è stato prontamente raccolto: «Io ci sto — ha detto Bersani — a far partire dal Sud il programma per l'Italia a patto che ci sia un Sud che non sia piagnone e che chieda riforme per il Paese. "Il Sud, cioè l'Italia" lo diremo dappertutto. È uno slogan che piace anche a Milano». Soddisfatto il segretario regionale Enzo Amendola: «Stasera si è capito il senso delle primarie del Pd. Merito, scelte concrete e una riscossa dell'Italia che parte dal Sud».
Il confronto si è poi spostato su Pd e primarie: De Luca non ci ha pensato due volte a ripetere pubblicamente a Bersani senza timori reverenziali quanto da tempo dice sulle «anime morte» del partito, sulla necessità del rinnovamento radicale del gruppo dirigente, un rinnovamento non necessariamente generazionale («ho conosciuto tanti trentenni che sono mezze pippe, servono competenze e legami con il territorio»). E si è spinto persino a contestare il look del segretario («neanche ci possiamo presentare come ti presenti tu in televisione, quando ti intervistano butta quel sigaro, sei un uomo morigerato, non hai neanche la creatività di Bill Clinton con il sigaro!») «Un'avventura surreale», le primarie, per il primo cittadino, che non accetta lezioni sul fronte del rinnovamento e che pur chiedendo più scioltezza da parte del gruppo dirigente («C'è talmente pesantezza che sembra liberatorio un atto di rottura qualunque esso sia») sembra prendere le distanze dal competitor Renzi al quale pur aveva manifestato simpatia: «All'amico Matteo l'invito a non cedere all'imbarbarimento della lotta politica». E ancora, facendo trapelare un endorsement pro Bersani : «Sarebbe un disastro arrivare a due mesi dalle elezioni con un segretario perdente». Bersani, infine, fa proprie alcune preoccupazioni di De Luca e rilancia: «Se tocca a me non c'è dubbio che nel futuro governo ci saranno esperienze e generazioni nuove». De Luca ministro? è la domanda inevitabile appena cala il sipario. «Ci sarebbe da divertirsi da matti» è la risposta con un sorriso. Fine del primo tempo.
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