Inizia dal paese natale, Bettola - in provincia di Piacenza - il tour elettorale del segretario Pd per le primarie. Renzi: "Premier ha spento l'incendio. Ora il pompiere non serve più". E poi attacca il segretario del Pd sulle regole: "Pier Luigi non è stato di parola"
BETTOLA - Nel nome del padre. Parte dal paese natale il tour elettorale di Pier Luigi Bersani per le primarie. Da Bettola, in provincia di Piacenza, dove è nato nel 1951. Dalla piazzola del distributore di benzina in cui lavorava il padre Pino e che ora è gestito dal cugino. Lo slogan è 'Il coraggio dell'Italia'. E tutto è studiato, nei dettagli, per contrapporsi al format americano di Matteo Renzi che nel frattempo fa tappa a Salerno (e torna sulla necessità di conquistare delusi del centrodestra: "Per vincere le elezioni servono i voti degli elettori di Berlusconi"). Ma entrambi i candidati non possono fare a meno di chiarire la loro posizione sull'attuale esecutivo. Il segretario del Pd, ribadisce che il prossimo governo dovrà "mandare avanti il meglio dell'esperienza" di Monti e che lo stesso attuale premier "certamente dovrà continuare a dare un contributo a questo Paese". Rispondendo alle obiezioni sollevate in particolare da Pier Ferdinando Casini, per l'assenza di Monti dalla carta d'intenti firmata ieri,1aggiunge: "La nostra posizione è chiarissima, ribadita, tutti la conoscono, Casini legga bene le carte: noi manderemo avanti il meglio di questa esperienza". Con l'attuale esecutivo deve fare i conti anche Renzi che dice: "Monti è stato importante, è stato un pompiere per la finanza pubblica fuori controllo, per il debito pubblico alle stelle", ma che "ora che ha spento l'incendio, i pompieri non servono più"."Regole è una buona parola". Per Bersani a Bettola, prima un incontro con i compaesani davanti all'impianto di carburante, accolto dallo striscione "Noi aggiustiamo, non rottamiamo", poi il trasferimento in piazza per il discorso. "Le primarie servono ad abbattere il muro tra cittadini e politica, a ricreare un rapporto sentimentale. E' una grande sfida, le primarie, che abbiamo voluto aperte. Ma servono regole, perché 'regole' è una buona parola". La politica, secondo Bersani, deve "prendersi i suoi rischi e non chiudersi nel suo fortino".
Renzi: "Pierlugi non è stato di parola". Proprio su questo punto Renzi ha attaccato ieri sera ancora una volta Bersani. "Purtroppo sono state fatte delle regole a mio giudizio sbagliate. Bersani aveva dato la sua parola che le regole non sarebbero cambiate, che le uniche regole cambiate avrebbero allargato la partecipazione. Purtroppo non è andata così".
Il discorso. Nel suo discorso Bersani ricorda la fine del governo Berlusconi. "Noi siamo stati determinati per mandarlo a casa, a un passo solo dal precipizio greco - ha detto Bersani - . Abbiamo lavorato noi per questa scelta". Il leader del Pd dice che "la destra è scomparsa" e parla del continuo sostegno al governo Monti "anche davanti a scelte che non condividiamo perché" - ricorda "non abbiamo la maggioranza in questo governo". E aggiunge che servono "più riforme, perché il rapporto fra esecutivo e società è in difficoltà".
L'agenda. Poi puntualizza: "nella nuova agenda europea ci dobbiamo mettere una nuova agenda italiana. Non l'agenda di Monti o di Bersani, ma un'agenda che metta al centro il lavoro e l'attività economica", con chiaro riferimento alle critiche ricevute per l'assenza dell'agenda Monti nella Carta d'intenti siglata ieri con Sel e Psi. Sul legge di stabilità dice: "Non ho ancora visto le carte", "ma se restano così le cose che mi hanno detto c'è qualcosa da aggiustare".
I primi comizi. Rivolto agli abitanti di Bettola ricorda il suo primo comizio, dove c'erano solo venti persone, e le difficoltà della sua avventura politica. Poco prima, davanti al distributore di benzina in cui lavorava il padre si era rivolto ai suoi concittadini: "Anche qui, a Bettola, c'è una fabbrica che ha chiuso, chi ha perso il lavoro, bar che hanno chiuso. E quella pompa che vende meno benzina. E tanta gente per bene. Bisogno risvegliare il coraggio degli italiani, voglia di fare, solidarietà. Noi prenderemo la forza da lì. E noi siamo una forza che sa come si può fare il cambiamento".
Renzi: "Monti ha spento un incendio, ora non serve più". Le primarie "sono un confronto e non una guerra fratricida", spiega Renzi, nella manifestazione in un hotel sul lungomare di Salerno. Quanto al futuro del rapporto con l'Udc di Casini, dopo la carta di intenti sottoscritta ieri da Bersani e Vendola, il sindaco di Firenze risponde con una battuta: "Parlate con Bersani, è lui che si occupa di equilibri". Definisce la carta di intenti "un documento molto generale e persino generico" senza particolare interesse. Nel pomeriggio Renzi ha aggiunto: "E' vero ciò che dice Bersani, ovvero che senza radici non crescono foglie nuove, ma bisogna avere il coraggio di non dimenticare che per far spuntare foglie nuove è necessario potare i rami secchi, perché ammazzano l'albero".
Malumori nel partito. Il segretario Bersani è concentrato sulla campagna elettorale, mentre nel partito crescono i malumori per l'assenza di Monti dalla carta d'intenti firmata ieri 2a Roma con Vendola e Nencini. Ieri il primo a commentare la scelta è stato il leader Udc, Pier Ferdinando Casini: "Che errore eliminare ogni riferimento al governo dal manifesto del centrosinistra". Ma poi sono arrivate le critiche di Fioroni ("Quest'alleanza non basta, servono i moderati"). E poi ancora Follini. E Gentiloni ("Difficile nascondere agli elettori che noi Monti l'abbiamo sostenuto e Vendola no").
(da Repubblica.It)
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