L'ESCAMOTAGE, MA IL PD PARLA DI GOLPE
Riesce il blitz in consiglio dell'ex presidente: fa votare ai suoi l'incompatibilità e l'incarico passa al vicepresidente
Il cammino è tracciato. Dopo il consiglio di inizio mese, dove Salvatore Memoli presentò la mozione di incompatibilità, ieri è arrivato il secondo di tre passaggi. All'inizio della seduta il presidente del consiglio provinciale, Fernando Zara, legge le brevi controdeduzioni di Cirielli (assente): «Comprendo le ragioni etiche e politiche avanzate dal consigliere Memoli ma ritengo di non poter condividere quelle giuridiche». E qui il ragionamento diventa faccenda da avvocati. In pratica, la questione ruota intorno a un decreto legge dell'ex ministro Giulio Tremonti che regola anche le incompatibilità: «La nuova disciplina - ritiene Cirielli - è mal coordinata con il complesso delle norme previgenti». A prescindere, il capo della giunta rimette ogni decisione all'assemblea consiliare, «organo sovrano».
I CONSIGLIERI - E così i consiglieri discutono. Memoli, in punta di diritto, invita a i colleghi ad approvare definitivamente la sua proposta. Pasquale Aliberti (capogruppo Pdl) reputa la mozione «fondata nella sostanza dal punto di vista giuridico, ma la questione ha una rilevanza soprattutto politica perché sarebbe ingiusto, per tutti gli elettori, fermare anticipatamente la consiliatura». Il capogruppo lascia intendere che, se le Province non si avviassero a diventare enti secondari, Cirielli sarebbe rimasto. Argomenti che non convincono l'opposizione. Tuona Tommaso Amabile (Pd): «Questo è un modo surrettizio per mantenere l'occupazione di una sedia, che cerca di piegare l'interpretazione di una norma al soddisfacimento di personali interessi. Il presidente vuol continuare a dirigere dall'esterno ogni attività». Rincara Giovanni Coscia (Pd): «Si tratta di un caso nazionale». Rileva Paolo Russomando (Pd): «Cirielli lascerà il posto a un signore eletto da nessuno». Invita Carlo Guadagno (Idv): «Anziché andare avanti senza una progettazione, meglio tornare tutti a casa». Sono le ultime scintille. Pasquale Caroccia (Udc) lascia l'aula, deluso da Cirielli. Poco dopo i consiglieri di opposizione lo seguono. Fra i rimasti, 21 respingono le controdeduzioni del presidente e lo dichiarano incompatibile. Ora, entro dieci giorni Cirielli dovrà decidere per una delle due cariche. Se non si esprimerà, poi il consiglio lo farà decadere.
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