L'EX PRIMO CITTADINO PD DI PORTICI
«Non ho garanzie sulla candidatura ma dopo due mandati non potrei più ripresentarmi al Comune»

NAPOLI — Alle comunali del 2009 Vincenzo Cuomo, leader della coalizione di centrosinistra, è stato confermato sindaco di Portici con una percentuale di consensi per pochi voti inferiore al 70 per cento corrispondente a 24.693 preferenze. Il triplo dello sfidante più vicino. Fu uno straordinario successo che confermava e migliorava quello già significativo del 2004, quando aveva avuto ottenuto il 63,4 per cento. Negli anni, per Cuomo — nato nel 1964, laureato in Economia e commercio alla Federico II, ex funzionario della Asl Napoli 1, formatosi alla politica tra i giovani democristiani e approdato al Pd dopo le esperienze nel Partito Popolare e nella Margherita — i successi e le soddisfazioni per il lavoro svolto come primo cittadino sono stati molteplici. Addirittura il «grande nemico» del centrosinistra, Silvio Berlusconi, in Campania come premier il 29 ottobre di due anni fa, lo definì «un grande sindaco» lodando le percentuali di differenziata raggiunte a Portici. I suoi colleghi sindaci, a fine luglio dello scorso anno, lo hanno poi eletto all'unanimità presidente campano dell'Anci, l'Associazione nazionale dei Comuni italiani. Ora, però, Cuomo ha deciso di lasciare il Comune, con ogni probabilità per candidarsi alle prossime politiche. E la decisione ha fatto storcere il naso a qualcuno deluso perché già si sente «orfano» e a qualcun altro che si chiede se non abbia avuto prima del tempo assicurazioni su un posto in lista.
Qual è la verità? Perché si è dimesso da sindaco?
«È necessaria una premessa. Io sono sindaco da nove anni, ininterrottamente, di Portici, che è una città di quasi 60 mila abitanti. E, alla fine di questo secondo mandato, non sarò ricandidabile. Inoltre questo è un periodo di grande peculiarità politica, perché speriamo in una grande riforma elettorale, perché la nascita della Città metropolitana sarà una prova appassionante e anche impegnativa, perché a Portici il prossimo consiglio comunale avrà 24 componenti invece dei 30 attuali e la giunta sarà formata da 7 assessori invece che da 10 com'è oggi. In questo scenario si delineano tutte le dinamiche per restituire ai cittadini la possibilità di scegliere i propri rappresentanti. Io intendo mettere a disposizione del mio territorio e del mio partito l'esperienza acquisita in questi nove anni di governo locale ottemperando, purtroppo, a disposizioni di leggi ingiuste e barocche».
Si riferisce alla norma che le impedirebbe di candidarsi a sindaco per la terza volta?
«Non solo. È ingiusto che un parlamentare possa candidarsi a sindaco ma non viceversa, in base a una legge del '57. Negli anni ci sono state ampie furbizie e deroghe per aggirare la norma ma il Parlamento non ha mai trovato la forza per modificarla».
Sta dicendo che è vero, che si è dimesso perché si candiderà per il Parlamento?
«Per il momento mi sono semplicemente dimesso. Non ho avuto garanzie sulla candidatura e non la pretendo. Tuttavia mi fido del fatto che il segretario Bersani, pubblicamente e negli organi del partito, ha spiegato che i prossimi candidati al Parlamento saranno scelti dai cittadini con le primarie, a prescindere dal sistema elettorale. Non soltanto Berlusconi mi ha fatto i complimenti per il mio lavoro da sindaco, lo hanno fatto anche Bersani, Rosy Bindi, e ne vado fiero».
Secondo lei, cosa pensano delle sue dimissioni i cittadini che l'hanno eletta?
«Innanzitutto credo che se il sindaco, la giunta e il consiglio comunale fossero incapaci, ora i cittadini gioirebbero. Invece ritengo che la gente si sia sentita garantita perché abbiamo lavorato insieme — ripeto sindaco, giunta e consiglio comunale — aprendo un confronto quotidiano con i cittadini e affrontando problematiche complesse. Abbiamo sicuramente migliorato la qualità di vita. Da sindaco dimissionario io dico che per me è stato un onore servire la mia città. E aggiungo che i cittadini sono molto più avanti di chi li amministra, e quando vengono sollecitati in un processo di crescita ne divengono protagonisti o coprotagonisti. Ne parlavo spesso con Angelo Vassallo, che per me è stato un punto di riferimento. Insomma comprendo qualche amarezza — c'è anche la mia — ma penso che Portici sia pronta a scegliere il nuovo candidato sindaco del centrosinistra con le primarie».
Prima di presentare le dimissioni, con chi ne ha parlato: familiari, amici, colleghi di partito?
«Tutti conoscevano le mie ragioni. I familiari erano pienamente d'accordo» (ride).
Ci sono state le primarie in famiglia?
«Lì si è creata subito una maggioranza. Su tre presenti (Cuomo è sposato e ha due figli, ndr), tre voti favorevoli alle dimissioni».
Ha un successore, un «delfino» per il Comune?
«Voglio la domanda riserva» (ride ancora).
Quindi si dovrà votare anche per il Comune di Portici. E per l'Anci.
«Quando le dimissioni da sindaco saranno efficaci, il 28, sarà sciolto il consiglio e nominato un commissario: alle urne si andrà nella prossima primavera. Appena le dimissioni saranno esecutive dovrò avviare anche le procedure per l'Anci».
Lascerà anche la Nazionale dei sindaci?
«No, lì si può continuare finché si è fisicamente in grado».
Potrebbe passare alla Nazionale dei parlamentari... Ma facciamo un passo indietro: qual è stato il risultato raggiunto come sindaco che considera più importante?
«La partecipazione...».
Intendevo il risultato concreto.
«Siamo balzati agli onori della cronaca perché, mentre in Campania eravamo seppelliti dai rifiuti, a Portici i cittadini avevano già digerito e stavano praticando la differenziata. Siamo al 65% dal 2008. Quando ci ritrovammo con l'immondizia in strada, adottai un'ordinanza per aprire un sito di stoccaggio a 2-300 metri da casa mia. Ma sono stati straordinari i cittadini, anche per questo la mia esperienza è stata esaltante. Io ho avuto l'unico merito di assumere la responsabilità da cittadino e da primo cittadino — cioè cittadino prima degli altri — di decidere che dovevamo puntare sulla differenziata e che non potevano più lasciare che si formassero cumuli di immondizia».
Qual è la verità? Perché si è dimesso da sindaco?
«È necessaria una premessa. Io sono sindaco da nove anni, ininterrottamente, di Portici, che è una città di quasi 60 mila abitanti. E, alla fine di questo secondo mandato, non sarò ricandidabile. Inoltre questo è un periodo di grande peculiarità politica, perché speriamo in una grande riforma elettorale, perché la nascita della Città metropolitana sarà una prova appassionante e anche impegnativa, perché a Portici il prossimo consiglio comunale avrà 24 componenti invece dei 30 attuali e la giunta sarà formata da 7 assessori invece che da 10 com'è oggi. In questo scenario si delineano tutte le dinamiche per restituire ai cittadini la possibilità di scegliere i propri rappresentanti. Io intendo mettere a disposizione del mio territorio e del mio partito l'esperienza acquisita in questi nove anni di governo locale ottemperando, purtroppo, a disposizioni di leggi ingiuste e barocche».
Si riferisce alla norma che le impedirebbe di candidarsi a sindaco per la terza volta?
«Non solo. È ingiusto che un parlamentare possa candidarsi a sindaco ma non viceversa, in base a una legge del '57. Negli anni ci sono state ampie furbizie e deroghe per aggirare la norma ma il Parlamento non ha mai trovato la forza per modificarla».
Sta dicendo che è vero, che si è dimesso perché si candiderà per il Parlamento?
«Per il momento mi sono semplicemente dimesso. Non ho avuto garanzie sulla candidatura e non la pretendo. Tuttavia mi fido del fatto che il segretario Bersani, pubblicamente e negli organi del partito, ha spiegato che i prossimi candidati al Parlamento saranno scelti dai cittadini con le primarie, a prescindere dal sistema elettorale. Non soltanto Berlusconi mi ha fatto i complimenti per il mio lavoro da sindaco, lo hanno fatto anche Bersani, Rosy Bindi, e ne vado fiero».
Secondo lei, cosa pensano delle sue dimissioni i cittadini che l'hanno eletta?
«Innanzitutto credo che se il sindaco, la giunta e il consiglio comunale fossero incapaci, ora i cittadini gioirebbero. Invece ritengo che la gente si sia sentita garantita perché abbiamo lavorato insieme — ripeto sindaco, giunta e consiglio comunale — aprendo un confronto quotidiano con i cittadini e affrontando problematiche complesse. Abbiamo sicuramente migliorato la qualità di vita. Da sindaco dimissionario io dico che per me è stato un onore servire la mia città. E aggiungo che i cittadini sono molto più avanti di chi li amministra, e quando vengono sollecitati in un processo di crescita ne divengono protagonisti o coprotagonisti. Ne parlavo spesso con Angelo Vassallo, che per me è stato un punto di riferimento. Insomma comprendo qualche amarezza — c'è anche la mia — ma penso che Portici sia pronta a scegliere il nuovo candidato sindaco del centrosinistra con le primarie».
Prima di presentare le dimissioni, con chi ne ha parlato: familiari, amici, colleghi di partito?
«Tutti conoscevano le mie ragioni. I familiari erano pienamente d'accordo» (ride).
Ci sono state le primarie in famiglia?
«Lì si è creata subito una maggioranza. Su tre presenti (Cuomo è sposato e ha due figli, ndr), tre voti favorevoli alle dimissioni».
Ha un successore, un «delfino» per il Comune?
«Voglio la domanda riserva» (ride ancora).
Quindi si dovrà votare anche per il Comune di Portici. E per l'Anci.
«Quando le dimissioni da sindaco saranno efficaci, il 28, sarà sciolto il consiglio e nominato un commissario: alle urne si andrà nella prossima primavera. Appena le dimissioni saranno esecutive dovrò avviare anche le procedure per l'Anci».
Lascerà anche la Nazionale dei sindaci?
«No, lì si può continuare finché si è fisicamente in grado».
Potrebbe passare alla Nazionale dei parlamentari... Ma facciamo un passo indietro: qual è stato il risultato raggiunto come sindaco che considera più importante?
«La partecipazione...».
Intendevo il risultato concreto.
«Siamo balzati agli onori della cronaca perché, mentre in Campania eravamo seppelliti dai rifiuti, a Portici i cittadini avevano già digerito e stavano praticando la differenziata. Siamo al 65% dal 2008. Quando ci ritrovammo con l'immondizia in strada, adottai un'ordinanza per aprire un sito di stoccaggio a 2-300 metri da casa mia. Ma sono stati straordinari i cittadini, anche per questo la mia esperienza è stata esaltante. Io ho avuto l'unico merito di assumere la responsabilità da cittadino e da primo cittadino — cioè cittadino prima degli altri — di decidere che dovevamo puntare sulla differenziata e che non potevano più lasciare che si formassero cumuli di immondizia».
(da Corriere del Mezzogiorno.It)
Nessun commento:
Posta un commento