IL DIBATTITO
Il presidente in grande forma vince il confronto e i sondaggi delle tv lo certificano come trionfatore ma il candidato repubblicano, che ha impresso una netta svolta verso il centro, lo mette in difficoltà parlando di disoccupazione e futuro
dal nostro inviato ANGELO AQUARO
gli studenti facevano ancora il bagno nelle piscine che circondano la sede del dibattito, è di quelle che già vanno a raffica sulle tv. "Penso che il governatore Romney non abbia studiato abbastanza come funzionano le nostre forze armate. Ha menzionato la marina, per esempio, e ha detto che abbiamo meno navi che nel 1916". Silenzio e attesa in aula. "Beh, Governatore, abbiamo anche meno baionette e meno cavalli...".E sì. Bob Schieffer, moderatore di lungo corso, reporter mito della Cbs, aveva avvertito come al solito il pubblico presente: niente applausi, niente boooo, niente di niente. Ma il risolino in sala è
inevitabile e il sorriso avrà illuminato anche a casa il 5 per cento di indecisi che stanno cercando nel terzo dibattito una ragione per credere: o cedere. "Governatore, le nostre Forze Armate sono cambiate" dice Obama ridendo lui stesso. "Abbiamo queste cose chiamate portaerei dove possono atterrarci gli aerei: abbiamo anche queste navi che vanno sott'acqua: i sottomarini nucleari...". Sì, se fosse una guerra vera Obama avrebbe già vinto in punta di baionetta. Ma come quelle navi che vanno sott'acqua, per usare la sua battuta, sott'acqua si sente ancora mezza America, quella che sta spingendo Romney nei sondaggi dove adesso sono alla pari, per non dire di peggio per Barack, perché è l'economia che è ancora sott'acqua.
E a quell'America lo sfidante che Obama vuole fare apparire vecchio riporta invece la speranza del futuro. "Io sono ottimista riguardo al futuro", dice il vecchio Mitt, e a 65 anni adesso sembra lui l'uomo della speranza che quattro anni fa era il quarantenne Barack. "Io voglio la pace" dice Romney che Obama accusa invece di volere la guerra: per esempio con l'Iran. "Io voglio vedere questo paese crescere in pace" conclude "Moderate Mitt" - come lo chiamano Bill Clinton e il New York Times per sottolineare l'ultimo voltafaccia - "ma voglio anche fare in modo che cresca l'economia. E in questo momento abbiamo di fronte due percorsi. Uno è quello rappresentato dal
presidente che ci vuole portare a fare la fine della Grecia....". E l'altro è appunto il suo. "Il cammino del presidente vuol dire 20 milioni senza lavoro. Io riporterò la gente al lavoro con 12 milioni di nuovi posti".
E ci risiamo. Doveva essere il dibattito dedicato interamente alla politica estera: all'America e ai suoi nemici. Ma quale nemico più grande della disoccupazione? Ok, sulla politica estera Obama è stato il solito gigante. Sottolineando i numerosi voltafaccia dello sfidante: dalla Libia all'Afghanistan, dall'Iran alla Siria fino al Mali - la new entry nel mappamondo della crisi, l'ultimo tassello dell'instabilità messo dal governatore nel conto dei "fallimenti" del presidente. "Quello di cui ha bisogno l'America è una leadership forte e ferma" ha detto Obama. Cioè la sua. Su questo dall'inizio Barack è andato all'attacco: sottolineando come le continue "sbandate" dello sfidante siano un problema "non solo per i nostri alleati ma anche per le nostre armate che hanno bisogno di certezze". Insomma: che comandante in capo sarebbe chi tra tutti i suoi voltafaccia non riesce
a venirne a capo? Che comandante sarebbe quello che attacca sconsideratamente quella Cina (a cui dà letteralmente del "ladro") che Obama ricorda essere comunque "un potenziale partner": ovviamente spingendo, come dice di aver fatto, perché giochi più pulito. Romney ha ribattuto con un altro slogan fortunato: "Attaccare me non è un'agenda". Sarà anche falso perché Barack un'agenda ce l'ha. Però funziona.
I due cercano l'uno di smontare l'arma dell'altro. All'inizio Mitt si congratula subito con Barack per l'uccisione di Osama Bin Laden. Come dire: non venircela di nuovo a raccontare. E quando gli chiedono cosa fare in Siria Obama è prontissimo: la prima cosa da fare è agire di concerto con i nostri alleati - e il primo è Israele. Anche qui: subito la corsa a spegnere l'accusa di non sostenere Israele abbastanza. Ma il paradosso è che oltre le schermaglie Obama e Romney dicono la stessa cosa. Litigano sull'Iran con Mitt che lo accusa di aver reso gli aytollah più vicino alla bomba. Però poi concludono: sanzioni più dure prima di qualsiasi attacco (con Obama che dice che non è vero che è pronto ai colloqui diretti come vuole il New York Times). Giusto andare via dall'Afghanistan nel 2014. Giusto anche l'uso dei droni. Litigano sulla Siria perché Romney spinge per armare i ribelli e Obama dice che c'è il rischio che le armi finiscano nei mani dei terroristi. Però perfino sulla Libia non c'è lo scontro che ci si aspettava. È la prima domanda del dibattito e il primo a rispondere è Romney che però glissa: probabilmente per non ripetere la figuraccia del primo dibattito quando fu sbugiardato dal presidente sull'accusa di non aver mai parlato di terrorismo.
Clamorosamente vicini nella sostanza, grazie alla convergenza al centro di Romney a pochi giorni dal voto, gli sfidanti hanno finito per duellare sulle battute. Il presidente ha ironizzato ancora su Mitt per aver chiamato la Russia "il nostro più grande nemico". Quello gli rinfaccia la sua "amicizia" con Putin. Sì, è ancora una battuta quella con cui lo zittisce Obama: "Quando si tratta di politica estera sembra voglia riproporre la politica estera degli anni 80: proprio come le politiche sociali degli anni 50 e quelle economiche degli anni 20".
Colpi di baionetta raffinatissimi. Anche troppo. Obama ha dimostrato al mondo che il comandante in capo è lui: e quell'altro signore, sembra suggerire, farebbe un po' ridere. Però poi il discorso scivola sempre sull'economia e il moderatore è costretto a dire - mentre gli scivola via anche la conduzione del dibbatito: scusate, ma vogliamo tornare a parlare di politica estera? Obama vince ma convince? Barack se è per questo aveva vinto anche il secondo dibattito: e poi sono arrivati i sondaggi che spingono Romney. Chissà se a due settimane dal voto basteranno davvero le baionette per respingere le cannonate - anche se caricate a polveri di retromarcia - del rinato Mitt.
(da Repubblica.It)
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