SITO UFFICIALE DEL PARTITO DEMOCRATICO CIRCOLO DI VIETRI SUL MARE

SITO UFFICIALE DEL PARTITO DEMOCRATICO CIRCOLO DI VIETRI SUL MARE

venerdì 19 ottobre 2012

Regioni, l’allarme del Pd: «Norme assurde e centraliste»


Dietro il decreto che riduce stipendi e vitalizi si celano interventi che accentrano importanti funzioni regionali. Alla Camera si prepara la battaglia

Andrea Carugati - L'Unità


italia regioni
Pronti a dare battaglia sul decreto del governo sui costi delle Regioni, varato ai primi di ottobre. I deputati Pd che fanno parte della Commissione Affari costituzionali di Montecitorio non ci stanno. E, nonostante l’accordo di fondo sul taglio ai costi della politica (a partire da stipendi e vitalizi), accusano il governo tecnico di aver calcato troppo la mano. Di aver approfittato dell’ondata di scandali nelle Regioni per «disegnare un sistema iper-centralistico». Che non va a colpire solo gli sprechi, come l’eccesso di fondi pubblici ai gruppi regionali, ma «lo stesso funzionamento delle Regioni, e soprattutto, dei Comuni».

«C’è l’idea di una ricentralizzazione che non possiamo accettare», spiega Emanuele Fiano. «Un conto è tagliare sprechi e privilegi, ma qui siamo davanti a un pericoloso ritorno indietro, si toglie spazio alla politica elettiva per mettere tutto in mano alla burocrazia dello Stato».

Oriano Giovanelli, per anni presidente della Lega delle autonomie, prevede una «paralisi degli enti locali» e fa alcuni esempi. «Per cambiare il ragioniere di un Comune, il sindaco dovrà chiedere il permesso al ministero degli Interni e alla Ragioneria generale dello Stato. La quale ragioneria avrà anche il compito di nominare il presidente del collegio dei revisori dei conti del Comune. Siamo davanti al ritorno a un centralismo pre-repubblicano, quasi uno stato di polizia».

LA CORTE DEI CONTI
Anche il ruolo della Corte dei conti, secondo Giovanelli, sarà «abnorme». «Quel decreto prevede che persino i Piani esecutivi di gestione, lo strumento che i Comuni utilizzano per allocare le risorse in base agli obiettivi dell’amministrazione, siano sottoposti al controllo preventivo della Corte dei conti, che potrà persino ordinare delle ispezioni delle Fiamme gialle».

Insomma, i democratici vedono un «disegno pericoloso di strapotere della burocrazia centrale» ai danni delle autonomie locali. Un disegno che, alimentato dagli scandali e dall’antipolitica, rischia di andare a segno. Travolgendo non solo la «propaganda leghista» sul federalismo. «Oggi il pericolo è che si faccia strada l’idea che le autonomie siano un danno e il centralismo la soluzione», scrivono i deputati Pd (tra loro anche Gianclaudio Bressa, Roberto Zaccaria, Barbara Pollastrini e Paolo Fontanelli). «Consideriamo questo un errore strategico e tragico». Il sospetto avanzato dai democratici è che «dietro a queste azioni si nasconda non tanto e non solo la necessità di garantire l’equilibrio necessario dei conti pubblici, ma la volontà di demolire un modello di protezione sociale e mettere le mani su un complesso sistema di beni comuni garantiti da servizi pubblici».

Lunedì alla Camera il Pd organizzerà un seminario, aperto a numerosi giuristi, per decidere come proseguire questa battaglia. Poi seguirà la messa a punto degli emendamenti, e delle controproposte, da presentare entro mercoledì 24 ottobre, visto che l’arrivo del decreto in Aula è previsto per il 6 novembre.

LA DOPPIA LETTURA
Nel frattempo, in Senato, inizierà l’iter del disegno di legge costituzionale che modifica la riforma del Titolo V del 2001 togliendo poteri alle Regioni per riportarli a Roma. Un percorso che, a differenza del primo decreto, sembra destinato ad arenarsi con la fine della legislatura, visto che i tempi per una doppia lettura nei due rami del Parlamento non ci sono. Su questa ulteriore riforma del titolo V i democratici sono prudenti. Nessuno nega l’esigenza di un «tagliando», così come non mancano le critiche all’«immobilismo riformista» e anche alle «logiche corporative» che caratterizzano l’azione «sindacale» delle associazioni dei Comuni, delle Province e delle Regioni. Così come viene posta, dai parlamentari Pd, l’esigenza di un riordino e di un «accorpamento delle Regioni». Ma il primo obiettivo è fermare «questo vento centralista».

Nessun commento:

Posta un commento