Quarantotto ore dopo il confronto televisivo, i candidati guardano già alle prossime mosse. Per il segretario Pd bisogna proseguirlo non in tv ma «nelle piazze, nelle università, nei luoghi di lavoro».
Di Simone Collini
14 novembre 2012
Il leader del Pd commenta il confronto con Vendola, Renzi, Puppato e Tabacci come «un bell’esempio di come può essere il centrosinistra»: «Certamente plurale ma con un forte carattere di unità di intenti e, quindi, con una caratura sufficiente per proporsi come forza di governo per questo Paese». Che poi è il vero obiettivo di Bersani, che ora vuole proseguire il confronto non in tv ma «nelle piazze, nelle università, nei luoghi di lavoro» e che pur giudicando le primarie «una grandissima occasione per mettere l’orecchio a terra sulle questioni del Paese» è già mentalmente proiettato sulla sfida per la conquista di Palazzo Chigi.
Bersani però sa anche che per affrontare i complessi problemi che il prossimo governo avrà di fronte, servirà il consenso più ampio possibile, nel Parlamento come nel Paese. Le primarie devono servire a colmare il divario che si è creato tra elettori e politica, ma poi sarà necessaria una strategia delle alleanze che vada oltre il campo dei progressisti. Da qui la proposta di siglare un patto di legislatura con le forze moderate, che poi nel corso del confronto televisivo è stato uno dei maggiori punti di differenza tra Bersani e gli altri due principali sfidanti, cioè Renzi e Vendola.
Casini, che è evidentemente tra i destinatari di questa proposta, dice di aver visto il dibattito su Sky e di aver avuto confermate le sue convinzioni: «C’è la necessità che una forte lista per l’Italia dia continuità alla svolta di Monti e non consenta di vanificare i lavori di questi mesi», dice il leader dell’Udc aggiungendo che da certi toni e accenti emersi dal confronto ha tratto «motivi di meditazione e anche di preoccupazione». Parole a cui Bersani replica a distanza con una battuta («Se Casini mediterà capirà che non ha nulla di cui preoccuparsi»), anche se sa di non essere lui l’obiettivo polemico di Casini. Contro l’ipotesi di accorgo con l’Udc si sono espressi Vendola, che ha passato la giornata di ieri a casa ammalato («durante il confronto sudavo tanto perché ero sotto bombardamento di antibiotici») e Renzi, che secondo lo studio della società che analizza le discussioni sui media sociali Blogmeter ha incassato via twitter il maggior numero di messaggi positivi: 55%, un passo avanti a Bersani, che ha ottenuto il 54%. Un altro dato frutto di analisi, simulazioni e monitoraggio del web dice però che il pareggio tra i due si ferma qui.
Dopo il confronto televisivo restano infatti invariate le quote a cui vengono date dai bookmaker la vittoria del segretario Pd e quella del sindaco di Firenze: rispettivamente 1,45 e 2,75. Fosse per Berlusconi, invece, Renzi dovrebbe essere il favorito. A dirlo è Vittorio Sgarbi, che ospite di Cristina Parodi Live su La7 racconta di aver visto insieme all’ex premier il confronto televisivo: «A Berlusconi è piaciuto Renzi e, a tratti, la Puppato». Però all’ex capo del governo «non piace quel tipo di dibattito». Meglio da solo
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