SITO UFFICIALE DEL PARTITO DEMOCRATICO CIRCOLO DI VIETRI SUL MARE

SITO UFFICIALE DEL PARTITO DEMOCRATICO CIRCOLO DI VIETRI SUL MARE

giovedì 8 novembre 2012

Bersani: riprendiamo la strada giusta delle liberalizzazioni


bersani articolo

di Giorgio Caravale
Se c'è un terreno sul quale è possibile misurare il fallimento della quasi ventennale presenza di Silvio Berlusconi sulla scena politica italiana questo è proprio quello del sistematico tradimento delle sue fumose promesse «liberali». Le motivazioni di quel fallimento risiedono del resto nella natura stessa delle ragioni della sua discesa in campo. La difesa dei propri personali interessi economici ha marchiato come un imprinting di fabbrica gli esordi della sua parabola politica, estendendosi presto a macchia d'olio come l'unica vera direttrice della sua azione politica: la logica del «si salvi chi può» è stato forse l'unico vero modello culturale proposto dalla leadership berlusconiana agli italiani in questi ultimi quindici anni. Gli istinti egoistici cavalcati impunemente dalla destra di governo hanno così offerto ideale rappresentanza politica all'Italia delle corporazioni e delle lobby, ciascuna intenta a difendere privilegi e immunità consolidate negli anni. Se esiste un modello culturale ed economico radicalmente alternativo a quello della destra liberista e corporativa degli ultimi decenni, questo è proprio quello disegnato durante gli anni del secondo governo Prodi dall'allora ministro dello Sviluppo economico Pier Luigi Bersani. Le cosiddette lenzuolate, come sono ricordati i decreti promossi dall'attuale segretario del Pd tra il 2006 e il 2007, hanno segnato la strada di una politica che incide sulle rendite consolidate introducendo in molti settori del mercato elementi di concorrenza a tutto vantaggio dei cittadini consumatori: tra quelle misure basterà qui ricordare l'abolizione dei costi di ricarica per la telefonia mobile, la possibilità di vendere farmaci nei supermercati, la liberalizzazione delle edicole e degli impianti per la distribuzione di carburanti, l'abrogazione di una serie di disposizioni anticoncorrenziali introdotte nel corso del tempo dagli ordini, tra le quali l'obbligo di rispettare i minimi tariffari e il divieto di svolgere pubblicità comparativa, che impedivano ai giovani professionisti non ancora affermati di competere con chi aveva già una posizione consolidata nel settore. Quei decreti erano la piattaforma di partenza di un disegno politico che, insieme con l'introduzione di una serie di misure atte a favorire la lotta all'evasione fiscale, quali la tracciabilità obbligatoria dei pagamenti superiori ai 100 euro, mirava a introdurre nel mercato elementi di equità sociale e di perequazione economica. E infatti fuori di dubbio che quando si liberalizzano servizi essenziali come luce, gas, telefoni, farmacie a trarne maggior vantaggi sono le famiglie meno abbienti, quelle che in proporzione spendono una percentuale di reddito maggiore per l'acquisto di tali beni di prima necessità. Quelle misure, nonostante le straordinarie resistenze di ordini e categorie sociali privilegiate che in più di un caso ne bloccarono l'attuazione, sortirono già cinque anni fa notevoli effetti positivi, abbassando il prezzo di diversi prodotti e migliorando la qualità dei servizi. Il governo Monti con il decreto «salva Italia» (4 dicembre 2011) e successivamente con il decreto «cresci Italia» (24 gennaio 2012), ha cercato, pur con qualche incertezza di troppo, di proseguire la propria azione politica proprio lungo quelle due direttrici tracciate con Bersani dal secondo governo Prodi, liberalizzazioni controllate del mercato di beni e servizi e lotta all'evasione fiscale. Le tristi vicende parlamentari che hanno visto molte delle proposte governative arenarsi in un campo minato ancora sorvegliato dalle truppe della destra berlusconiana hanno tuttavia dimostrato che una «vera rivoluzione liberale» sarà possibile solo quando l'arena di governo sarà finalmente libera dai più arcigni difensori dell'Italia corporativa. Pier Luigi Bersani ha dimostrato sul campo di essere l'unico leader effettivamente in grado di farsi garante di un liberalismo solidaristico che possa presentarsi come momento di sintesi alta tra culture politiche diverse tra loro. Un'incisiva liberalizzazione dei mercati che, lungi dal rassegnarsi di fronte alla tirannia dell'economia sulla politica, si impegni a controllare le sue spinte più egoistiche, introducendo elementi di concorrenza che migliorino le condizioni di vita dei cittadini, sarà effettivamente possibile solo quando le prossime primarie avranno investito ufficialmente della guida della coalizione l'attuale segretario del Pd e le successive elezioni politiche avranno affidato al centrosinistra il timone del governo.
fonte: l'Unità

Nessun commento:

Posta un commento