Tanti gli ospiti all’iniziativa sull’agricoltura, che si è svolta allaFesta democratica nazionale a Reggio Emilia. Enzo Lavarra, Presidente del Forum Agricoltura del PD, Mario Catania, Ministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali,Catiuscia Marini, Presidente della Regione Umbria, Sergio Marini, Presidente della Coldiretti, Mario Guidi, Presidente Confagricoltura, Carlo Petrini, Presidente di Slowfood,Giuseppe Politi presidente della Cia-Confederazione italiana agricoltori. Ha coordinato il dibattito Roberta Rivi.

“Non possiamo più pensare di recuperare il potenziale di competitività a livello internazionale se non consideriamo l’agricoltura, come elemento strutturale dell’economia italiana. Agricoltura intesa anche - ha sottolineato Lavarra in prima battuta - come tutela del suolo e del paesaggio.
“Il luogo di maggiore criticità del rapporto tra agricoltura e società è la cementificazione della città che è aumentata a dismisura a scapito del comparto agroalimentare. Già da tempo l’agenda dei Gruppi parlamentari - ha chiarito Lavarra - proponeva la questione, ma non era mai stata affrontata in maniera adeguata. Per questo siamo favorevoli al disegno di legge elaborato da questo governo e ringraziamo il il ministro catania per la giusta attenzione che ha posto”.Il ministro Catania ha spiegato le motivazioni che lo hanno portato a porre l’attenzione su queste tematiche e convogliarle in un disegno di legge. “Siamo passati da una concezione dell’agricoltura come elemento residuale della società del passato ad una visione dell’agricoltura come elemento di forza e di crescita. Dobbiamo recuperare una visione d’insieme del comparto agricolo nazionale e capire come poterla porre al centro di un modello di sviluppo. Oggi si apre una fase nuova in cui il sistema di produzione alimentare deve essere rafforzato per tornare a dare risposte concrete, produrre qualità della vita e lavoro, senza però dimenticare - ha sottolineato il ministro - le tradizioni del nostro Paese.
Catania ha denunciato come “negli ultimi 50 anni abbiamo perso migliaia di ettari agricoli, dando spazio ad una cementificazione incontrollata che ha lascito un territorio ferito. Siamo ancora in tempo per avviare una correzione e recupero e sviluppare un futuro diverso. Questo Paese ha bisogno inseguire il sogno, di dare spazio alla nostra vocazione culturale. Il disegno di legge che abbiamo preparato - ha spiegato - tende a dare delle risposte esaustive rivendicare all’agricoltura lo spazio che merita. In passato abbiamo prodotto Pil cattivo che produce ricchezza ma perdita di valore. Ebbene questo comparto economico produce pil buono, la ricchezza buona che ha bisogno di tornare a valorizzare”.
“Nelle prossime settimane ci sarà un confronto sul disegno di legge di cui parlava il ministro Catania”, è intervenuta Catiuscia Marini. “Questo disegno di legge avrà successo se sarà uno stimolo anche per le realtà locali e territoriali - ha commentato - bisogna chiamare in gioco anche gli attori che si muovono all’interno del comparto agroalimentare, a cominciare dalle imprese agricole. Dobbiamo far si che l’impresa agricola sia presente nel territorio per dare un contributo alla tutele del ruolo rurale e anche del paesaggio. Per fare questo però – ha denunciato la Presidente - bisogna mantenere la produzione agricola, in quanto l’azienda non può ricavare il proprio reddito solo dall’intensità della produzione. Cosa resterebbe dei nostri meravigliosi paesaggi senza gli uliveti, i vigneti, i nostri terrazzamenti, che hanno dato valore al paesaggio italiano e vanno tutelati. E’ quindi necessario intervenire sulla salvaguardia dei suoli con un rapporto di collaborazione a livello istituzionale. Ci sono tematiche importi che vanno disciplinati: le energie rinnovabili le biomasse. La salvaguardia di questo patrimonio – ha concluso Catiuscia Marini – darà un grande un contributo anche al marketing italiano della produzione dei prodotti”.
“Nel 2012 abbiamo vissuto una crisi economica tremenda, terremoto, siccità e quindi sono perplesso sull’utilizzo esclusivo dello strumento che propone il ministro per sanare questa situazione - ha denunciatoMario Guidi - perché questo disegno di legge seppur importante, non creerà maggiori prodotti o posti di lavoro. Noi abbiamo bisogno di creare lavoro e occupazione - ha insistito Guidi - ma il provvedimento in questione non è soddisfacente nella parte che impone divieti. Ovvero - ha spiegato - non si pone l’attenzione sulla destinazione di uso dei terreni, che al momento non può essere mutata. Tutti gli altri strumenti contemplati, per ridurre la cementificazione e salvare il paesaggio, sono molto apprezzabili”.
“Oggi il mondo è affamato ha bisogno di cibo, capire questo è strategico per il futuro e la capacità della politica deve essere proprio quella di leggere il futuro”, ha esordito Sergio Marini. “Servono delle politiche forti e coraggiosi perché bisogna essere competitivi a livello internazionale e soddisfare i bisogni della gente. Necessitiamo quindi di politiche economiche adatte per trasformare la competitività in valore economico. L’agricoltura – ha concluso - può dare un esempio di come l’Italia può guardare al futuro facendo leva sulle proprie peculiarità: il territorio, i giovani, la cultura”.
“Il dibattito deve vertere non solo sull’agricoltura, ma anche sulla cultura del cibo, sul rapporto sistemico tra salute e quello che mangiamo, sulla tradizione e sulla memoria storica, di cui nessuno parla”, ha esordito Carlo Petrini, nel suo applauditissimo intervento . “Questo nostro Paese non ha più memoria - ha ribadito - veniamo da una civiltà contadina grande, mentre oggi i contadini sono meno del 5%. Questo progetto di legge è giusto ma consiglio di renderlo più forte per creare un vero e proprio modello di sviluppo nuovo. È una questione di rapporti con le risorse della natura e il futuro dei nostri figli - ha chiarito Petrini - parlare di cibo sano, significa rapporto armonico con la natura e quindi anche di felicità. Se pensate che usciremo da questa situazione grazie allo sforzo di governi lungimiranti vi sbagliate, non basta, dobbiamo cambiare la nostra testa. C’è un dato allarmante - ha aggiunto - ogni giorno buttiamo via 4000 tonnellate di cibo mangiabili e questo non è più eticamente accettabile. Inoltre - ha concluso Petrini -quando si parla di paesaggio, si deve anche parlare della gente che lo vive, lo mantiene e lo ama, la nostra agricoltura ad è sostenuta anche dai nostri fratelli che vengono da altri Paesi e lavorano nelle nostre terre: la raccolta di pomodori la fanno i neri trattati come schiavi, gli indiani col turbante guardano le vacche, ma è troppo poco ricordato quando si parla di immigrati”.
L’ultima domanda a conclusione del lungo dibattito, la giornalista l’ha posta aGiuseppe Politi, presidente della Cia-Confederazione italiana agricoltori: “Per la montagna e per i giovani che si può fare?”
“Manca un disegno ed uno obiettivo - ha risposto - delle scelte politiche adeguate e proiettate su un modello di sviluppo reale, da discutere e perseguire insieme. Chiediamo che ci sia un sostegno più concreto anche economico, perché al contadino che produce viene pagato poco ma sul mercato il costo del prodotto si moltiplica”.
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