ELEZIONI USA
A Charlotte la kermesse con cui Obama spera di riconquistare i suoi elettori delusi e di portare dalla sua parte gli indecisi. Tre serate e tre protagonisti: dopo la First Lady toccherà a Bill Clinton e poi al presidente, che chiuderà nel grande stadio dei Carolina Panthers. Mobilitazione di OccupyWallStreet
di ALBERTO FLORES D'ARCAIS CHARLOTTE (North Carolina) - Tutto pronto per la grande kermesse democratica. In una Charlotte battuta dalla pioggia, tra bande musicali, poliziotti in bicicletta, party di vario genere e statue di sabbia di Obama, la Convention apre stasera i suoi lavori nella Time Warner Arena. Star indiscussa della prima serata Michelle Obama. La First Lady, che ieri (scortata dagli agenti del Secret Service) ha fatto un improvvisato sopralluogo sul palco, guida il nutrito gruppo di donne chiamate dallo staff del presidente a galvanizzare quell'elettorato femminile che sarà decisivo il 6 novembre.Tre serate, tre protagonisti. Michelle, Bill Clinton - da vent'anni leader indiscusso e anima 'centrista' del partito democratico - e ovviamente Barcak Obama che chiuderà la Convention nel grande stadio dei Carolina Panthers (la squadra di football della North Carolina). Che per ironia della sorte si chiama Bank of America Stadium, odiatissimo simbolo dei ragazzi di OccupyWallStreet (riconvertiti per l'occasione in OccupyCharlotte) che già da domenica hanno dato inizio a qualche piccola protesta per le vie del centro.
Tre protagonisti e diversi comprimari. Da Joe Biden, il vicepresidente 'gaffeur' che sa parlare all'anima della vecchia America operaia e bianca, a Julian Castro, il primo sindaco 'latino' di San Antonio, che guida una grande città del più importante Stato repubblicano (il Texas), astro nascente del partito chiamato (come il giovane Obama del 2004) sul palco per il 'key note', il discorso programmatico. Da Eva Longoria, famosa per essere una della 'casalinghe disperate' televisive, a Martin O'Malley, il 49enne governatore del Maryland considerato la 'speranza' del partito per il 2016. Ma ci saranno anche quelli che i consiglieri di Obama hanno un po' pomposamente definito gli 'American Heroes', uomini e donne sconosciuti chiamati a raccontare difficoltà e speranze della vita di tutti i giorni nell'America reale, quella della crisi e della disoccupazione. Hanno il compito, non facile, di dimostrare che l'agenda economica del presidente funziona e funzionerà meglio delle promesse del ricco 'businessman' Romney.
Una Convention in diretta tv come vuole la tradizione. Ma con i grandi network che limano sugli orari e i risultati di audience della Convention repubblicana (25 milioni per il discorso finale di Romney contro i 40 di McCain nel 2008). Piú che i telespettatori lo staff di Obama vuole raggiungere la sterminata platea di elettori delusi, soprattutto giovani. Quelli che furono il motore per il trionfo dell'attuale presidente nel 2008 e senza i quali la riconquista della Casa Bianca è fortemente a rischio. Ecco quindi il dettagliato piano tecnologico per stanarli, con dirette in streaming anche in spagnolo.
Quando giovedì sera parlerà allo stadio Obama dovrà convincere soprattutto quella percentuale di indecisi (calcolata tra il 5 e l'8 per cento) che faranno la differenza fra lui e Romney negli 'Stati in bilico' il prossimo 6 novembre. Uno stadio come quattro anni fa a Denver. Era un altro anno ma c'era anche una diversa atmosfera. Quella fatta di 'hope' e 'change', speranza e cambiamento. Oggi è diverso, e nell'America della disoccupazione il primo presidente afroamericano deve trovare le parole e le scelte giuste se vuole essere rieletto, ricordando che solo un suo predecessore è tornato alla Casa Bianca con una disoccupazione così alta ed era Franklin Delano Roosevelt. E oggi la cifra di disoccupati (8,3 per cento) è uguale a quella del febbraio 2009, il primo mese di Obama alla guida degli Stati Uniti.
Nella piattaforma elettorale, resa pubblica ieri sera, si parla di riforma sanitaria, di quella delle lobby o di come porre fine alla guerra in Afghanistan. Ma piú che il programma sarà la capacità oratoria di Obama, il suo carisma, che potranno fare la differenza.
(da Repubblica.It)
Nessun commento:
Posta un commento