SITO UFFICIALE DEL PARTITO DEMOCRATICO CIRCOLO DI VIETRI SUL MARE

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lunedì 24 settembre 2012

Politica è comunicare


Sono stati invitati a discuterne e confrontarsi, tre esperti di comunicazione politica, nella seconda giornata della Scuola di Politica del PD, in corso a Cortona. Donatella Della Porta, Guido Moltedo e Michele Sorice hanno tenuto tre lezioni incentrate sull'evoluzione della democrazia nell'ambito della comunicazione politica, dalla "Political Narrative" di Moltedo, alla "Web Democracy" di Sorice. A seguire Massimo Bernardini, conduttore di Tv Talk su Rai3 e Federico Rampini

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Nella seconda giornata dellaScuola di Politica del PD, in corso aCortona sono stati invitati a discutere e confrontarsi, tre esperti di comunicazione politica.Donatella Della Porta,Guido Moltedo eMichele Sorice hanno tenuto tre lezioni incentrate sull'evoluzione della democrazia nell'ambito della comunicazione politica, dalla "Political Narrative" di Moltedo, alla "Web Democracy" di Sorice.

Quale concezione abbiamo di democrazia? E’ il quesito dal quale la professoressaDella Porta ha introdotto la sua lezione dal titolo: “Trasformazione della democrazia e comunicazione politica: sfide e opportunità”. “Le opportunità cambiano a seconda del concetto di democrazia che viene abbracciato”, ha esordito, portando ad esempio degli studiosi e sociologi che hanno inciso profondamente nella trasformazione politica del concetto di comunicazione. “Bimber ha collegato innovazione e comunicazione, passando da interessi generali a quelli più specifici. Il concetto è che la tecnologia influenza la comunicazione politica. Posta e stampa continuano ad essere importanti oggi - ha notato Della Porta - ma c’è un sommarsi di strumenti utilizzabili e grande varietà di uso degli stessi strumenti, come ad esempio di facebook o la televisione. 
Andrea Rommel, altra importante studiosa ha invece ha sottolineato che ancora oggi possiamo riscontrare diverse fasi della comunicazione politica, e del modo in cui i Partiti l’hanno usata. Propaganda casa per casa, comizi, posta, era lo stile premoderno della comunicazione - ha spiegato - e l’orientamento era l’elettorato fedele. In seguito, dalla stampa si passa alla tv, con la pubblicità e la manipolazione del pubblico e questo stile ha implicato investimenti di capitali. L’orientamento muta ed è rivolto all’elettore fedele ma anche agli indecisi”.

Il terzo modello descritto dalla professoressa Della Porta è quello post moderno, con l'arrivo di internet che ha dato la possibilità di un marketing più attento, orientandosi a gruppi specifici. L’elettore in questa fase viene visto come consumatore. L’evoluzione complessiva ci dice che non tutti i partiti vanno nella stessa direzione nella scelta dei modelli di comunicazione - ha concluso Della Porta - nella fase moderna ad esempio l'egemonia l,ha fatta la comunicazione di massa. Diversa invece, la Democrazia rappresentativa deliberativa, come quella che si esercita nelle sezioni dei Partiti, caratterizzata da una comunicazione orizzontale. Qui la comunicazione non è solo strategia, ma il luogo in cui si cercano insieme soluzioni migliori ai problemi”.
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Guido Moltedo, giornalista che si occupa sia di politica statunitense che di quella italiana, ha tenuto una lezione sulla “Political narrative”, facendo un parallelo tra Italia e Stati Uniti, sull’evoluzione della comunicazione. “Prima c’era la radio, come strumento di comunicazione politica e negli Stati Uniti continua ad esserlo anche oggi. La televisione ha incrementato poi la campagna politica permanente. Nel frattempo ha perso peso la carta stampata in Italia come negli stati uniti, nell’orientamento del pubblico generale. Ogni mezzo nuovo - ha chiarito Moltedo - non sostituisce quello vecchio, ma diventa complementare. Da un certo punto però – ha evidenziato il giornalista - nel vocabolario americano è apparsa la parola ‘narrative’, che rappresenta uno spettro più ampio della parola narrazione. La difficoltà oggi sta quindi nella capacità di incrociare la nostra narrazione dentro un discorso generale. I Partiti politici il PCI la DC erano grandi narratori ad esempio, mentre oggi. manca una narrazione condivisa. Il problema non è comunicare bene delle idee, ma avere una narrazione comune. Una idea non è sempre giusta in ogni momento storico, può variare a seconda della fase storica. Anche la simbologia è importante – ha ribadito Moltedo – ‘ falce e martello’, sul simbolo del PCI o gli slogan come: ‘la terra ai contadini???, dimostrano che dietro alcune immagini, alcune parole, in determinate circostanze ci sta una storia, in questo caso anche affrancamento di diritti. Quando nel 1984 morì Enrico Berlinguer, l’Unità fece una copertina di Berlinguer sulla sua piccola barca a vela, con la parola addio, immagine che è rimasta storica. La stessa barca a vela invece è stata un problema per D’Alema ad esempio, bisogna dunque comprendere la consequenzialità della politica. Da ultimo – ha concluso - la parola rottamazione usata da Matteo Renzi, mi ha colpito perché evoca delle realtà terribili. Le rottamazioni delle auto ad esempio, che proliferano nelle periferie di Roma. Invece è una parola che ha aperto un racconto, una narrazione. Questa è la forza manifesta di una parola. Quindi dobbiamo capire l’importanza delle parole e di chi le sa usare al momento giusto”. 

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Michele Sorice ha chiuso i lavori della seconda mattinata della Scuola di Politica, con una molto apprezzata lezione dal titolo “Fra web democracy e populismo: la rete e la sfida della democrazia deliberativa”. “Uno dei grandi temi di dibattito è la querelle: se la democrazia rappresenti o meno uno strumento di incremento della partecipazione sociale. Il vero tema è se la sfera pubblica rappresentativa costituisca un luogo della democrazia o no”, ha chiarito. Ci sono alcuni elementi base che delineano la democrazia: il suffragio universale maschile e femminile; elezioni libere e continue; la possibilità dei media di aprire uno spazio politico. Ma per parlare di una democrazia compiuta oggi serve altro, anche un corretto uso del web ad esempio, che scaturisca ‘nell’attivismo del clic’, firmando cause o esprimendo plauso. 
Ma l’accesso alla rete e la partecipazione reale sono due cose diverse - ha notato - diverso. Significherebbe che si possono fare scelte politiche semplicemente attraverso il web (vedi il Movimento Cinque Stelle), senza il confronto diretto con i politici, ma questo in realtà non è possibile. Sono d’accordo con gli studiosi che fuggono dalla logica mediacentrica (i media responsabili di tutta la comunicazione politica), in quanto bisogna prendere in considerazione le diversità tra pubblico ed elettorato. Uno dei grandi problemi quando si parla di democrazia oggi è la web democracy, di cui parlano diversi soggetti politici, come Grillo, che non considera la rete una zona neutrale, ma la presunta illusione di una reale partecipazione. Questo - ha concluso Sorice - non significa che il web non possa dare coinvolgimento e partecipazione, ma su questo delicato terreno si gioca un pezzo importante del nostro futuro. Un grande PD dovrebbe pensare anche ad un futuro, offrendo speranza alla sua gente di una democrazia veramente rappresentativa. Il vuoto di un progetto genera populismo. Bisogna ripensare un concetto di democrazia, bisogna rifare l’Italia!”

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Sintesi dell'intervento di Massimo Bernardini, giornalista e conduttore televisivo di Rai3.

Siamo un Paese demente! Siamo l'unico Paese nel mondo dove la politica è sempre presente in televisione. Il corpo dei politici è presente in tv a partire dalle ore 7 del mattino e ci accompagna fino ad addormentarci la notte. E quando andiamo a letto i politici stanno ancora lì.
Già due o tre politici fanno parte di Uno Mattina e si va avanti fino ai tg dove sono i politici che fanno vedere quello che vogliono che si dica di loro.

È un'anomalia assolutamente italiana che non esiste né in Europa, né nel mondo. Nel mondo il posto della politica nei Tg è molto piccolo perché in realtà è un argomento che importa poco alle persone. In Europa la politica e la presenza dei politici nei tg nasce come strumento democratico anti-fascista in contrapposizione allo strumento totalitario che era la radio.

Ora la domanda da farsi è: perché il politico italiano pensa che senza la televisione lui non esista? Per me questo è il dramma del consenso e della coincidenza tra le parole consenso e televisione. La politica ha pensato sempre che andare in televisione significasse aumentare il proprio consenso. Ma i dati lo hanno e continuano a smentire questa tesi. La politica in televisione è un attore drammaturgico. Il politico genera consenso per la televisione, fa share per la Tv e non il contrario!

Ho sperato che almeno Monti incominciasse ad astenersi dal presenziare in Tv. Ma non è successo e questo ha significato che anche il “tecnico” è stato catturato dal meccanismo che lo ha reso prigioniero.

Penso che la politica debba trovare una sua nuova verginità rispetto alla televisione. Non una posizione neutra ma neanche complice come lo è stata fino ad oggi.

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Federico Rampini: La tecnologia non ci rende più liberi 
Sintesi dell'intervento

Una buona notizia è che Obama ce la fa! Me lo avreste chiesto comunque e quindi meglio rispondere subito ad una possibile domanda. La seconda notizia è che in politica è una buona cosa essere fortunati: quindi avere un avversario scadente non è male. Il caso di Romney e della sua frase sbagliata sui poveri presa da un cittadino qualunque e messa in rete con un Iphone è un segnale inequivocabile. La terza notizia è che il 60% degli americani si dichiara diffidente nei confronti dei media.

Dagli Usa possiamo registrare quattro mega-trend che investono i media: portabilità, frammentazione, polarizzazione e disintermediazione. Qui, in questi andamenti, c'è la sintesi tra l'evoluzione tecnologica e e quella culturale. 

1. La portabilità è un elemento distintivo di oggi e della velocità impressionante con cui si diffonde l'informazione. Solo nel 2008 Obama sembrava all'avanguardia per l'uso del blackberry. Oggi negli USA i blackberry non li usa quasi più nessuno. La tendenza sposta dal personal computer agli apparecchi mobili è irrefrenabile. I desktop possono essere paragonati alle Olivetti22.
2. Il declino della televisione avviene a passi da giganti. I giovani non subiscono più passivamente l'informazione ma si creano una loro agenda personale o ne seguono una condividendola con i propri amici, le comunità. L'informazione è quindi frammentata e consumata a pezzetti.
3. La televisione generalista neutrale annoia. Le tv come Fox e MNSBC hanno polarizzato l'informazione senza che questa debba essere per forza oggettiva. L'informazione è calda, appassionata e rafforza le proprie ideologie.
4. Un fenomeno online tipicamente americano è Huffington Post con 45 milioni di contatti. Forse troppo sbilanciato nel prendere notizie altrui, ha comunque creato un modo nuovo di fare informazione attraverso i commenti dei lettori. Attraverso i commenti, i lettori parlano tra di loro in un dialogo orizzontale. L'Huffington Post ha una comunità di lettori che si sentono di pari dignità con i giornalisti e gli esperti che scrivono gli articoli. Questo è un esempio dicitizen journalism, ovvero cittadini che diventano dirette fonti delle notizie.

L'uso della tecnologia non è considerata come un'arma assoluta. Negli Stati Uniti l'informazione è estremamente mirata. La conoscenza delle persone, degli elettori, delle loro necessità, stato sociale, età, ecc serve assolutamente per la campagna elettorale. Questo è un sforzo comune sia per i democratici, sia per i repubblicani, sebbene questi ultimi partono con un po' più di ritardo.
Non c'è nessun feticismo tecnologico, perché le tecnologie non hanno poteri liberatori. Le tecnologie sono sempre duali e chiunque se ne può impadronire! I contenuti contano di più.

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