SITO UFFICIALE DEL PARTITO DEMOCRATICO CIRCOLO DI VIETRI SUL MARE

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giovedì 6 settembre 2012

Bill Clinton infiamma i Democratici "Io ho in mente un presidente..."


L'ex inquilino della Casa Bianca attacca Romney e i repubblicani e lancia la candidatura di Barack Obama. "Vuole costruire un nuovo sogno americano"


di ALBERTO FLORES D'ARCAIS
CHARLOTTE - È finita in un tripudio, ovazioni, appplausi ritmati ed  Obama che sale sul palco per abbracciarlo. Bill Clinton non ha tradito le attese. Ha parlato per trequarti d'ora, ha sforato (come sempre) i tempi, ha aggiunto a braccio le battute migliori, ha galvanizzato la platea democratica come solo lui sa fare: "Siamo qui per nominare un presidente, io ne ho in mente uno". Quell'uomo è Barack Obama, "all'apparenza un freddo ma che interiormente brucia per l'America", un uomo che vuole costruire un "nuovo sogno americano" basato su innovazione e creatività, istruzione e cooperazione. Un uomo, scandisce lentamente e strappando il primo applauso a scena aperta, "che ha avuto il buon senso di sposare Michelle Obama".

I ventimila della Time Warner Cable Arena sono tutti per lui, per 'Bubba'. Quel nomignolo che nel sud degli 'States' viene dato ai ragazzi bianchi che le difficoltà familiari rendono adulti anzitempo, gli è restato appiccicato per sempre, dal nativo Arkansas alla Casa Bianca. Ed è Bubba che si rivolge all'America che lo ha sempre amato, con uno sguardo particolare per un segmento elettorale decisivo: i lavoratori (maschi, bianchi, di classe medio-bassa) che la crisi di questi anni ha colpito duramente e che sono poco sensibili al carisma di Obama. Non si risparmia contro i leader repubblicani di oggi. Per attaccare Romney e Ryan fa l'elogio di Eisenhower, dei Bush (padre e figlio), di tutticoloro ("democratici, repubblicani, indipendenti") che cooperano insieme "per risolvere problemi e trovare opportunità, non per combattersi gli uni contro gli altri". Perché quando i tempi sono duri, il "conflitto costante può essere una buona politica, ma nel mondo reale la cooperazione funziona meglio".

La sfida per la Casa Bianca si gioca sull'economia e lui snocciola cifre su cifre a dimostrare il boicottaggio del Congresso (a maggioranza repubblicana) verso Obama. Quando quattro anni fa entrò alla Casa Bianca gli Stati Uniti perdevano 750mila posti di lavoro al mese, nel suo mandato ne ha creati milioni: "Obama 4,5 milioni, Congresso repubblicano zero". "So che molti americani sono ancora arrabbiati e frustrati per la crisi", ricorda che era così anche nel '94-'95, quando alla Casa Bianca c'era lui. "Poi l'economia ha avuto un balzo, per la più lunga espansione della storia americana in tempo di pace". Ha parlato di tasse  (Romney vuole "tagliare quelle dei ricchi più di quanto fece Bush"), dell'industria dell'auto, che ha generato decine di migliaia di posti di lavoro. Il candidato repubblicano si era opposto al piano di salvataggio di Gm e Chrysler: "Obama 250mila, Romney zero".

Da consumato oratore, ha ironizzato sulla strategia del Gop per battere l'attuale presidente: "A Tampa l'argomento dei repubblicani era molto semplice: gli abbiamo lasciato un disastro totale, non è riuscito a rimettere a posto le cose, quindi cacciatelo e fateci tornare". Aggiungendo, dopo una pausa calcolata, di preferire di gran lunga "l'argomento" dei democratici, perché il presidente "ha ereditato un'economia fortemente danneggiata e ha avviato la lunga strada della ripresa". Il 'comeback kid' è tornato e questa volta l'appoggio ad Obama è totale. I tempi in cui (primarie del 2008) si abbandonava a taglienti battute contro quel senatore dell'Illinois che stava sbarrando a sua moglie la strada per la Casa Bianca, sono ormai lontani. Passano i minuti e per l'attuale presidente sono solo elogi. Ad iniziare dalla riforma sanitaria (che fu il grande cavallo di battaglia di Hillary e la prima cocente sconfitta di Bill da presidente) "la cui spesa negli ultimi due anni è scesa del 4 per cento, per la prima volta negli ultimi cinquanta anni".

Obama deve restare presidente, insiste Clinton perché "ha un piano per ricostruire l'America, per investire nell'innovazione, nell'istruzione, nel lavoro. Un piano che può funzionare solo se c'è una forte classe media. Questo è quanto accaduto negli anni in cui ero presidente, questo è il piano con cui dobbiamo andare avanti". Bill e Barack, le due icone dei democratici così diversi tra loro, alla fine incrociano i loro destini. Non si era mai visto un ex presidente lanciare la (ri)candidatura di un presidente in carica e fino a poco tempo fa nessuno avrebbe scommesso un dollaro che sarebbe stato proprio Clinton a rompere la tradizione. E poi 'Bubba' è l'unico democratico ad aver vinto due mandati di seguito dai tempi di Franklin Delano Roosevelt. E questo può essere di buon auspicio. Applausi e grida non si fermano ma è tempo di chiudere: "La domanda più importante è questa. In che paese volete vivere? Se volete una società in cui ognuno sta per conto suo votate il ticket repubblicano. Se volete un'America in cui prosperità e responsabilità siano condivise votate per Barack Obama e Joe Biden".
(da Repubblica.It)

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