SITO UFFICIALE DEL PARTITO DEMOCRATICO CIRCOLO DI VIETRI SUL MARE

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venerdì 14 settembre 2012

Idv, Donadi si ribella a Di Pietro «Così favorisce Berlusconi» per noi fondamentale allearci con il Pd nel CentroSinistra


Dopo mesi di contrasti, infine è alla radio che Massimo Donadi si lascia andare come un fiume in piena e le sue critiche ad Antonio Di Pietro si trasformano in un attacco frontale. Con parole che tuonano come una sfida da cui non si torna più indietro. Perché secondo lui, capogruppo Idv alla Camera, le scelte del leader del suo partito sono da bollare semplicemente come «sbagliate». 

E se qualche mese fa aveva risposto con durezza alle posizioni assunte dall’ex magistrato - sia riguardo le accuse rivolte a Napolitano dopo il conflitto di attribuzione sollevato contro la Procura di Palermo, che, soprattutto, sulla decisione di tagliare ogni ponte col Pd - adesso abbandona anche gli appelli alla discussione. «Il nome Di Pietro dal simbolo? Prima lo si toglie meglio è», dice Donadi a La Zanzara, su Radio 24. «Gli altri partiti che hanno deciso di farlo sono ridicoli. Il partito di Casini - annota con puntualità - resta infatti quello di Casini. Capisco le esigenze elettorali, ma noi dell’Idv prima lo togliamo meglio è, io sono contrario ai partiti personali». Ma ad andarsene dal partito che ha contribuito a fondare, insieme allo stesso Di Pietro, non ci pensa nemmeno. 

«Resto nell’Idv, non ho intenzione di lasciare la mia casa». Quindi, se già in passato aveva fatto notare di non essere solo sulle sue posizioni, la sfida sembra arrivare a toccare l’identità stessa dell’Idv. Cosa da cui dipenderà la possibilità di rimetterne in discussione la collocazione in vista delle prossime elezioni. Ma a distanza, arriva a sorpresa un intervento di Di Pietro - invero sull’articolo 18 - che suona pure come un messaggio conciliante rivolto all’interno del suo partito. «Noi non intendiamo rompere col Pd. E anzi al Pd dico che fare un referendum non è antipolitica o populismo, ma è il massimo atto democratico», dice alla festa della Fiom Di Pietro. 
È ormai sera fatta quando le agenzie di stampa rilanciano le sue dichiarazioni. «Noi abbiamo il dovere di stare insieme. Da soli né Sel né Pd andranno avanti. Noi dobbiamo stare insieme non per arrivare al 51 per cento - afferma - ma per realizzare un programma migliore nell’interesse dei cittadini». 

Tutto il contrario di quanto rinfacciatogli dal collega di partito appena poche ore prima, a La Zanzara. «Le scelte di Di Pietro - aveva scandito infatti Donadi alla radio - sono state sbagliate e hanno allontanato la prospettiva di un’alleanza di centrosinistra che per me è la cosa più importante. Non puoi mancare di rispetto a quelli con cui vuoi allearti, il Pd», aveva rilanciato. Sfoderando un elenco dei bocconi più indigesti, piuttosto nutrito. 

Dal video choc pubblicato sul sito dell’Idv con i leader di partito con le sembianze da zombie, alla lunga sequenza di «espressioni aggressive» verso il partito di Bersani. E in politica «contano anche i rapporti umani», non si può dire «qualunque cosa in ogni momento, dobbiamo fare un passo indietro». Archiviato il corteggiamento di Di Pietro a Grillo («a giugno dissi che gli scodinzolava dietro. Non userei più quella parola, ma i problemi che ho posto restano tutti»), oggi secondo Donadi i comportamenti di Di Pietro favoriscono oggettivamente il ritorno di Berlusconi. 

«L’Idv fuori dal centrosinistra rischia di far tornare Monti nel 2013 e dunque la grande coalizione con dentro il Cavaliere». E di fronte a chi gli chiede chi voterebbe, tra l’Udc e Grillo, il capogruppo Idv a Montecitorio non ha dubbi: «Certamente Casini, perché si tratta comunque di una forza responsabile. Grillo porterà in Parlamento delle persone per caso, una classe dirigente senza esperienza e competenza politica. È una forza politica totalmente incompetente a governare».

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