La terza giornata dei lavori della Scuola di Formazione di Cortona 2012 con gli interventi di Giancarlo Bosetti, Raffaele Fiengo, Stefano Di Traglia e Paolo Peluffo
Il pluralismo nel servizio pubblico, una scoperta da fareGiancarlo Bosetti
Il pluralismo culturale è un fenomeno americano che nasce negli anni 30. Oggi è un elemento che viene esorcizzato dai politici europei che lo vogliono identificare nel multiculturalismo ovvero come uno spauracchio dove inserire tutti i fallimenti politici nei confronti dei processi migratori.
Il pluralismo non è mai un fenomeno spontaneo ma deve essere sempre organizzato. Il pluralismo politico è alla base dei sistemi democratici ed essenziale per la loro esistenza in contrapposizione con i sistemi totalitarii.
Il problema dell'affermazione del pluralismo è aperto da decenni: fisiologicamente parlando, ci sono delle gravi difficoltà per l'intero sistema. Le debolezze strutturali radicate nel sistema di formazione del servizio pubblico sono evidenziate soprattutto dalla diffusione dei giornali quotidiani: molto sotto le 10 copie per abitante. Un dato drammatico per l'editoria che viene in parte bilanciato dalla diffusione dei giornali sul web.
In Italia è la tv generalista ad avere, ancora, il primato nella formazione dell'opinione pubblica. È sulla pubblicità che la tv generalista ha messo le basi del suo monopolio. La patologia tutta italiana si evidenzia nei dati di entrate pubblicitarie che vanno tutte verso Rai e Mediaset lasciando briciole ai piccoli concorrenti (57% contro la media mondiale pari a 36%). Di contro i periodici invece sono in una crisi nera nelle entrate della pubblicità.
Come si distribuiscono le preferenze politiche attraverso la Tv generalista? Anche qui attraverso un'altra anomalia tutta italiana, ovvero il sistema delle lottizzazioni. Il monopolio delle tv generò fino all'epoca di Bernabei alla Rai un sistema pluralistico di visibilità dei partiti politici. E in questa ripartizione dei canali (che pone il controllo politico attraverso la lottizzazione) che i partiti, compresi quelli di sinistra, si trovarono a loro agio. Si realizzò quindi un fenomeno di pluralismo esterno che si caratterizzò, e tutt'ora si caratterizza, anche nei mezzi di informazione sulla carta stampata. La patologia italiana sta proprio nella estremizzazione del pluralismo esterno nel servizio pubblico.
La destra italiana è ancora legata ad un solo proprietario e non può e non vuole sfilarsi da questo sistema. La sinistra invece ha il compito e la possibilità di rompere la logica spartitoria. Anche se prima ne traeva beneficio, la sinistra oggi non può sottrarsi dalla responsabilità di eliminare la mostruosità della lottizzazione e del monopolio commerciale. Il Pd per primo deve abbandonare quella concezione di Rai e del suo controllo che identifica il pluralismo come rappresentazione della composizione parlamentare.
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“I meccanismi dell’informazione, la formazione dell’opinione pubblica e le insufficienze del sistema Italia”
Raffaele Fiengo
"Lo schema teorico dello studioso Buorgie, rappresenta per noi uno dei punti alti dei meccanismi delle società evolute, ovvero l'evoluzione di tre concetti: la proprietà; il menagement; pubblicità e marketing. Il tema invece che tratteremo più da vicino è il ruolo del direttore di giornale e dei giornalisti, che concernono la proprietà dei mezzi di informazione, che non è mai chiarissima, ma conta molto fin dai tempi del dopo guerra.
Con il passare degli anni, il campo di forze politiche e sociali trova una sintesi proprio nella proprietà e il direttore del giornale rappresenta sempre di più una figura cardine in Italia. Il momento delle grandi famiglie come i Crispi a Milano, i Perroni a Roma via via cambia e le famiglie vengono scalzate proprio dai direttori di giornale, fin dai tempi del fascismo. Dal 1969 la figura del direttore è stata inglobata nel percorso di ricerca di autonomia da parte dei giornalisti e via via è diventata un vero e proprio istituto. E' accaduto quindi che l’informazione schierata crei l’agenda. C’è anche un altro elemento molto importante da segnalare, alcuni fenomeni importanti della nostra società, vengono trascurati. Ad esempio: la giornata “Se non ora quando”, i referendum su acqua e nucleare, il risultato delle ultime elezioni dei Sindaci: non sono stai elementi analizzati in maniera adeguata e non hanno aperto un dibattito, come in realtà avrebbero dovuto, in quanto in Italia non c’è “information act”. Le insufficienze però - ha concluso Fiengo - sono arrivate al capolinea e anche quando le leggi ci sono si creano delle lacune. E' insostenibile, collaboriamo tutti insieme a valorizzare la comunicazione".
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La comunicazione del Partito Democratico
Stefano Di Traglia
Stiamo in una fase importante forse una tra le più importanti degli ultimi decenni, uno spartiacque per la voglia di cambiamento. Il 2013 non sarà l'anno della ripresa ma quello in cui si registrerà il cambio del senso di marcia. La crisi ha colpito tante persone e colpito molte speranze di futuro per i giovani. La politica deve dare una risposta senza promesse e favole. Noi punteremo molto sugli impegni, staremo pancia a terra per risolvere i problemi delle persone.
La classe politica oggi viene percepita come inadatta a governare il paese: gestione maldestra del denaro pubblico, comportamenti sopra le righe hanno sfiduciato molti italiani. Per questo la migliore campagna di comunicazione sarà quella che dirà sono le priorità da fare: nuova legge elettorale, continuare con la formazione politica, una dieta ferrea del finanziamento pubblico a partire dalle situazioni regionali, una selezione dura dei nuovi dirigenti sono degli esempi calzanti.
In questi anni troppe volte, sia a destra, sia a sinistra, la politica si è concentrata sul “prima elezioni” con la creazione di grandi contenitori di alleanze. Oggi abbiamo capito che non è così che si risolvono i problemi perché le illusioni si sono trasformate in disillusione.
L'Italia ha bisogno di essere governata e non di miracoli. E per governare un paese servono affidabilità e credibilità. Avremo tanti impegni da mantenere soprattutto con l'Europa e sappiamo di avere gli occhi del mondo puntati su di noi.
Invertiamo la rotta del conformismo con cui i media hanno descritto la situazione degli ultimi anni. Dal tutto va bene berlusconiamo, questo conformismo si è tramutato in ascesa e sostegno dell'antipolitica. Non è affatto così! Non tutta la politica è da buttare e noi lo stiamo dimostrando con i nostre scuole di formazione che non possono e non devono essere confuse con i vari Scilipoti di turno. Noi proviamo a fare politica con la P maiuscola. Il populismo non fa politica ma propaganda e le prime vittime sono i più deboli.
Sfatiamo i luoghi comuni, comunicazione e democrazia sono due parole che si danno la mano. La comunicazione è una risorsa per tutti. Non c’è una democrazia vera senza una comunicazione libera. Non pensiamo che esista una relazione stretta tra tecnologia e libertà ma siamo consapevoli di vivere in una piena tecno-rivoluzione dove, purtroppo, spicca l’assenza di protagonisti italiani.
Durante questa tecno-rivoluzione Rai e Mediaset hanno avuto una politica più conservatrice e oggi si trovano fuori dalla competizione internazionale. Il servizio pubblico va regolamentato e non lasciato alla attuale gestione che non è più al passo dei tempi. Per la prima volta le Olimpiadi sono state comprate da un competitor non pubblico. L’Italia ha perso l’occasione di essere protagonista nella rivoluzione tecnologica.
Ripartiamo dall’agenda digitale e prendiamo un impegno qui da Cortona: il PD pone come suo punto programmatico di governo quello di sconfiggere il digital divide. Lavorando in rete si possono fare cose fantastiche, basta organizzarsi per farle.
Il PD ha già raggiunto dei buoni obiettivi. Ci siamo “rimboccati le maniche” per dare una visione di responsabilità nei confronti del paese bistrattato da Berlusconi e le destre al governo. Poi abbiamo pensato di andare “Oltre” il berlusconismo. Con la caduta di Berlusconi abbiamo organizzato la grande manifestazione di Piazza San Giovanni in solo 5 giorni. Abbiamo avuto la funzione storica di responsabilità nei confronti del paese di non scegliere di andare alle elezioni sapendo che le avremmo vinte. Queste sono tutte campagne di comunicazione!
Le primarie sono comunicazione, il momento fondamentale per comunicare cosa è il PD. La voglia di partecipazione è grande perché gli italiani capiscono l’importanza del momento di cambiamento. Faremo di nuovo il porta a porta dopo la prima esperienza positiva avuta due anni fa, quindi concluderemo il percorso intrapreso con la carta d’intenti. Tutti elementi di comunicazione, elementi per raccontare chi siamo e cosa proponiamo per il bene del nostro Paese .
Il PD deve lavorare per far ritrovare coesione tra le persone. Far dare la mano agli italiani dove chi ha di più possa contribuire ad aiutare chi non ce la fa. Questo è l’obiettivo che si pone il PD.
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Chiusura dei lavori del Sottosegretario Paolo Peluffo
“Oggi la popolazione italiana a differenza di tutti gli stati europei ha minore alfabetizzazione e tende ad invecchiare di più. Ogni cento giovani tra breve ci saranno 250 anziani. Quindi - ha notato il sottosegretario - tutte le politiche che 'chiudono', sono sbagliate, bisognerebbe puntare sulla qualità e sulla conoscenza nel nostro Paese, quando invece si registra che le copie dei giornali vendute nel territorio sono troppo poche. Anche perché - ha ribadito - noi abbiamo un problema di diffusione della conoscenza che si può definire: crisi di destinazione e crisi culturale. Non si conosce ancora il punto di equilibrio tra i nuovi media e la comunicazione. La giovane Italia di Mazzini non è ancora così lontana.... Ad esempio a Maastricht per diversi anni si ragionò e ci fu un dibattito amplissimo sulla necessità di creare un mercato comune, ma i giornali riportarono la notizia con debolezza conoscitiva, senza considerare il cambiamento".
Peluffo ha poi portato ad esempio degli scritti di Garibaldi: “Di fronte alla grande crisi, la soluzione non può che essere una federazione, ebbene questo pensiero è valido oggi come allora. Anche la lingua italiana è un nodo da sciogliere in questo senso: in unione europea bisogna capire quale lingua sarà più importante. Non esiste la comunicazione di per se - ha detto in maniera provocatoria il Sottosegretario - ma le materie che vengono comunicate. Oggi noi non siamo in grado di controllare esattamente il processo di definizione delle politiche europee, per questo bisogna partire da due punti: multilinguismo e un servizio civile adeguato,e la federazione europea potrebbe essere la soluzione".
Ha concluso Peluffo: "Tutte le energie del Paese dovrebbero essere concentrate sulla conoscenza intesa come attidunine sociale. I giornali dovranno avere un imput di qualità conoscitiva maggiore e per questo io sarò disponibile a dare una mano".
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