SITO UFFICIALE DEL PARTITO DEMOCRATICO CIRCOLO DI VIETRI SUL MARE

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lunedì 30 luglio 2012

Pd e Pdl ai ferri corti. Reciproche accuse sulla legge elettorale



Intervistati dai giornali del lunedì gli esponenti dei due principali partiti in parlamento giocano al massacro. Il Pdl: "Il P non vuole le preferenze, sono opportunisti". Il Pd: "Il Pdl vuole far cadere il governo Monti, ricattandoci con la Lega". E il premier è preoccupato

La naturale scadenza del mandato si avvicina, e i nodi vengono al pettine. Dopo aver procrastinato per reciproca convenienza l'appuntamento con gli elettori, ora Pd e Pdl devono decidere come presentarsi. Con quali regole. Ed è guerra. L'apparente pace del comitato ristretto si è presto rotta. Il Pdl ha annunciato di voler depositare una legge con la Lega, disegnata sul "modello francese", con elezione diretta del presidente della Repubblica, doppio turno, reintroduzione delle preferenze, eliminazione dei collegi e premio di maggioranza da assegnare al partito invece che alla coalizione. Per il Pd è come fumo negli occhi. L'elezione diretta del presidente della Repubblica è una vecchia diatriba che oppone destra a sinistra in Italia, per ragioni abbastanza ovvie, visto che approvare una legge elettorale del genere automaticamente imporrebbe una modifica costituzionale circa le prerogative del presidente, con un conseguente stravolgimento del quadro costituzionale ben più profondo di quanto non si voglia far credere.
 
D'altro canto la legge presentata da Pdl e Lega è un meccanismo ben congegnato che, per esempio, permette di tirare bardate pesanti all'avversario. Uno degli assi della riforma riguarda infatti la reintroduzione delle preferenze, argomento notoriamente caro all'opinione pubblica italiana, ma certamente mal digerito da alcuni esponenti del Pd. Ed è su questa "debolezza" che il Pdl ricama: "Non sopporto di essere accusato di voler fare un colpo di mano sulla legge elettorale. Noi vogliamo discutere, non creare lacerazioni, ma se anche il Pd discutesse al suo interno potrebbero mutare posizione visto che sulle preferenze sono in molti e autorevoli a essere favorevoli, come Letta, Fioroni e Bindi. Anche Casini vuole le preferenze e allora perchè dobbiamo fare quello che vogliono loro?", dice Maurizi Gasparri, capogruppo dei senatori del Pdl.
 
Ma è la stessa Bindi "favorevole alle preferenze" a dare l'altolà al Pdl, minacciando l'immediato ricorso alle elezioni con l'attuale Porcellum "che detestiamo". "Approfittano del nostro senso di responsabilità e della nostra volontà di cambiare questa legge per ricostituire la vecchia maggioranza con la Lega. Ma questo è un ricatto che non possiamo subire», dice l'esponente del Pd a La Stampa. «Se non siamo arrivati a un accordo - prosegue Bindi - è perchè, come per la tela di Penelope, Berlusconi distruggeva di notte ciò che di giorno costruivano le forze politiche». «Perchè - si chiede - dovremmo avviare la discussione sulla abse di un loro testo? La loro proposta è per certi versi tardiva e per altri provocatoria. In questo modo il Pdl usa la legge elettorale per rompere il vincolo che c'è tra le forze politiche che sostengono Monti. Ma in questo modo espongono il governo al rischio caduta».
 
L'accusa di ricreare la "vecchia maggioranza" è quella che più teme il Pd, certamente fiaccato nella sua "immagine" dopo l'appoggio a un governo che si è posto su una linea liberista e contraria a qualsiasi forma di welfare. Ma sugli accordi in sede parlamentare, certo, c'è poco da poter recriminare. Ed è infatti su questo punto che insiste il presidente vicario dei senatori del Pdl Quagliarello in un'intervista al Corriere della Sera: "Comunque il tutto andrà discusso in sede parlamentare, ecco perchè non comprendo tutto questo clamore. Tenderei a dire tanto rumore per nulla".
 (da Il Manifesto.It)
 

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