Intervista a Maurizio Migliavacca di Maria Zegarelli - L'Unità
«Noi siamo in Parlamento, Sel no». Esordisce così Maurizio Migliavacca, coordinatore della segreteria Pd, quando gli ricordiamo l'invito di Nichi Vendola, dalle pagine de l'Unità, ad «avere la schiena dritta» sulla spending review.
Migliavacca, ritiene ingeneroso Vendola quando vi invita ad avere la schiena dritta?
«La differenza di fondo tra noi e Sel è che mentre Sel non è in Parlamento noi ci siamo. E abbiamo fatto una scelta di responsabilità e di coraggio per tutelare in questa drammatica stretta, principi e ceti sociali a cui anche Vendola è legato, dentro ad un Parlamento che, ricordiamolo, è quello del 2008. E lo abbiamo fatto non senza risultati come ad esempio la difesa dell'articolo 18 e i primi segnali, sia pure parziali, per ridurre la precarietà giovanile».
Ci sono margini per migliorare la spending review come vi chiedono amministratori e opposizione fuori dal Parlamento?
«Noi pensiamo che debba essere raccolta la sfida della revisione e della riqualificazione della spesa pubblica. Un centrosinistra credibile e di governo non può essere percepito come il difensore della spesa facile e dell'aumento delle tasse. Questo, anzitutto, per difendere quella parte di spesa pubblica che non solo va salvaguardata ma anzi migliorata: la sanità, l'istruzione pubblica, il Welfare, i servizi e gli investimenti essenziali che gli enti locali debbono essere messi in condizione di garantire. In Parlamento ci stiamo battendo perché non si confonda la lotta alle diseconomie con la tutela che va garantita dei livelli essenziali, ad esempio nella sanità».
Vendola dice che nel programma della coalizione non potranno esserci mezzi diritti, a partire dai matrimoni gay.
«A proposito dei diritti rivendichiamo il salto in avanti che il Pd ha fatto fare non soltanto a se stesso ma all'intero dibattito pubblico in Italia. Il riconoscimento e la tutela giuridica delle coppie omosessuali. È la prima volta che un grande partito prende questa posizione, ed è la prima volta che, grazie al Pd, avviene con il concorso di culture cattoliche e laiche».
Dall'Udc a Sel: alla fine il progetto di Bersani riuscirà a realizzarsi, considerate le frizioni che su temi come i diritti civili ci sono?
«Vedo una convergenza sul progetto per l'Italia e l'Europa che ci può far voltare pagina rispetto alla stagione populista. Un populismo che rimane la cifra vera della destra italiana ma che, diciamo la verità, in forma diverse esercita il suo richiamo anche in settori del centro sinistra. Come? Bersani ha indicato le grandi linee del progetto per la ricostruzione del paese che sarà alla base della carta d'intenti: la centralità del lavoro nella sua accezione moderna, il rilancio di una battaglia contro le diseguaglianze, un modello di sviluppo sostenibile fondato sulla riconciliazione tra crescita e qualità sociale e ambientale, una fase costituente in Italia e in Europa per ridare respiro ed efficacia alla democrazia. Su questo progetto per l'Italia possiamo lavorare insieme noi e Sel per costruire un centrosinistra di governo che, di fronte ad una legislatura costituente, si apra alla collaborazione con forze di un centro democratico ed europeista. Questa è la responsabilità, in un passaggio storico come questo, di un centrosinistra di governo».
Vendola si dice disposto a cedere un pezzo di sovranità per garantire governabilità. Asor Rosa nutre seri dubbi sulla riuscita della formula.
«Apprezzo il fatto che Vendola, da uomo di governo, parta dall'esigenza di fondo di non ripetere l'esperienza dell'Unione. Questa volta gli italiani devono avere la certezza di poter contare su una maggioranza politica stabile e coesa. Ci vuole una legge elettorale che aiuti la governabilità ma non basta. Ci vuole che il patto di governo si fondi su una larga partecipazione popolare, come le primarie, e su una forte responsabilità comune».
Maroni ha presentato il Porcellum due. Un blitz della doppia maggioranza?
«Questa storia per cui c'è una maggioranza che responsabilmente sostiene il governo in questo passaggio difficile per l'Italia e un'altra maggioranza al Senato, Pdl-Lega, che va avanti a colpi di forza, per lanciare bandiere propagandistiche, come il semipresidenzialismo che loro stessi sanno non potersi realizzare, è inaccettabile. Rispetto al Porcellum noi faremo di tutto per cancellarlo: è una delle ragioni del distacco tra i cittadini e la politica. Noi abbiamo la proposta che riteniamo calzi alla perfezione per la situazione italiana: un doppio turno di collegio che consente ai cittadini di scegliere sia il parlamentare sia la maggioranza di governo. Sappiamo come sono i numeri in Parlamento, siamo disposti a discutere ma ci sono due condizioni invalicabili: la governalità del Paese che non è un bene nostro ma dell'Italia e la sera delle elezioni gli italiani, e non solo gli italiani, devono sapere chi governa; con i collegi i cittadini devono poter scegliere i loro parlamentari».
E veniamo ad un altro tema di prospettiva: secondo lei si arriverà prima o poi ad un unico grande partito del centrosinistra o non ci sono le condizioni neanche per parlarne?
«Facciamo le cose possibili. Con le primarie sceglieremo il candidato alla presidenza del Consiglio e il programma di governo ma sono anche l'occasione per fare un grande passo in avanti e cioè prenderci una forte responsabilità comune verso il Paese».
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