Confronto tra Bersani, Casini e Fini sull'Italia del 2013. “Senza una battaglia in campo aperto, sul piano culturale e politico per il rilancio di una prospettiva europea possibile, si chiacchiera”
"In una crisi così – ha ricordato il leader del Pd- se non ci mettiamo dentro un po' di equità, un po' di rigore, un po' di sobrietà della politica, un po' di cambiamento, noi come sistema perdiamo il controllo della situazione".
"L'ordito da cui non possiamo uscire è l'Europa e credo che il governo Monti stia facendo tutto il possibile per stare dentro quell'ordito e renderlo utile alle prospettive anche nostre" ha continuato Bersani. “Penso che la strada che abbiamo davanti sia piena di incognite e novità incombenti, e non possiamo leggere queste possibili novità solo in una chiave economica".
Per Bersani, "ormai le scelte sul piano tecnico ed economico sono spiattellate". Dunque bisogna andare oltre, ha risposto il segretario del Pd a una domanda se esista una via d'uscita dalla crisi fuori dall'agenda Monti.
"Mi daranno del matto, ma domani io faccio una riunione a porte chiuse con venti filosofi e un po' di storici", ha riferito, "perché secondo me senza una battaglia in campo aperto, sul piano culturale e politico per il rilancio di una prospettiva europea possibile, si chiacchiera. Si va a un vertice europeo, si prendono delle decisioni ma poi si torna a casa e si rallenta".
Pier Luigi Bersani ha invocato riforme che facciano diventare l'Italia unademocrazia normale. "Dobbiamo decidere se davanti a tutto il mondo democratico vogliamo continuare a stare nell'eccezionalismo italiano o stare nelle grandi democrazie". Bisogna decidere, ha proseguito, "se vogliamo continuare a inventarci liste di comodo, partiti per procura, gente che pensa di comandare stando in un tabernacolo". Quindi, ha spiegato, servono "per esempio una legge sui partiti, una riforma costituzionale e dei partiti fatta come Dio comanda".
Pier Luigi Bersani è apparso scettico sulla possibilità di un accordo con il Pdl sulla legge elettorale, dopo la proposta di Angelino Alfano sulle preferenze. "Sono piuttosto irritato, perché questo per esempio, è un uovo di giornata", ha detto il segretario sull'offerta di intesa sulle preferenze arrivata del segretario del Pdl. "Ieri sera il messaggio era diverso - ha ricordato - aspetto domani mattina perché siamo al settimo-ottavo messaggio diverso. C'è un punto solo da chiarire: si vuol fare e alla svelta? La soluzione si trova".
"Dopo lunghi ragionamenti e riflessioni, dico anche in ragione della nostra flessibilità, che si può fare con un primo passaggio subito. Se si vuole fare", ha insistito Bersani.
Nel merito, "non abbiamo mai demonizzato le preferenze, ma poi quando si arriva in campagna elettorale ci sono i costi", ha sottolineato. "E' un meccanismo che contiene dei rischi maggiori di un meccanismo basato sui territori", ha insistito. Certo va preservato "il principio che un cittadino deve scegliere il suo parlamentare", ha tenuto a chiarire. Detto questo, ha ribadito, "ci sarebbero le condizioni per chiudere, ma ho dei dubbi che si voglia. Spero che nei prossimi giorni il dubbio si sciolga, dunque non voglio fare polemiche con Alfano e nessuno".
Pier Luigi Bersani ha risposto “no” alla proposta di Pierferdinando Casini che proponeva per il 2013 una maggioranza di coesione nazione. "Non sono del tutto d'accordo con Pierferdinando. Cosa possiamo desiderare per l'Italia per il futuro, se non che abbia la maturità di tutte le democrazie del mondo che respirano su un paio di polmoni, sebbene con elementi di flessibilità? Non risulta in nessun posto al mondo che non ci sia più la destra e la sinistra. L'abbiamo scoperto noi", dice Bersani nel corso di un confronto pubblico alla Camera.
"Non possiamo immaginarci sempre situazioni eccezionali. La gente ci chiededopo Monti cosa c'è, perché pensa che questa è una situazione eccezionale. E non è questione di Monti, ma è questione che serve una maggioranza politica univoca, che prende una strada e la percorre fino in fondo".
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