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domenica 22 luglio 2012

Benigni non risparmia nessuno «Grillo mi farà fare il ministro...»


Di Francesco Sangermano
20 luglio 2012
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Sei anni dopo Roberto Benigni si "riprende" piazza Santa Croce. E sotto gli occhi della statua del Sommo Poeta riprende il cammino attraverso l'Inferno. Ecco TuttoDante atto secondo, dodici nuovi canti (dall'XI al XXII) per dodici serate che accompagneranno l'estate fiorentina fino al 6 agosto.


Un leggio, il palco sobrio in legno proprio come sei anni fa, Benigni si presenta alle alle 21.40 accompagnato dalla sua tradizionale marcetta. «Cari concittadini, visto che mi hanno fatto cittadino onorario di Firenze, non faccio preliminari e si viene al dunque, al tema centrale della serata, a parlare dell'unico e vero protagonista della serata: Berlusconi. Si è ripresentato! Quindi non so se c'è tempo di parlare di Dante. Benigni si diverte ad accomunarli, «entrambi ci hanno portato all'Inferno e hanno avuto Fede, solo che uno è arrivato vicino alla Regina del Cielo e l'altro quasi a Regina Coeli...».


Davanti a lui nel parterre ci sono, tra gli altri, Bonolis, Clerici, Panariello e Morandi. E Benigni ironizza sui loro Sanremo ma poi si fa serio per ricordare i terremotati dell'Emilia, di L'Aquila e plaude il governo per la liberazione di Rossella Urru. «Che però - si affretta a precisare - quando è scesa dall'aereo ha letto il giornale, ha visto che si ricandidava Berlusconi e ha detto che voleva tornare in Africa...».


Poi tocca al sindaco di Firenze Matteo Renzi, seduto in prima fila. «Sei anni fa c'erano seduti Prodi e Prandelli, uno appena eletto presidente del consiglio, l'altro che allenava Firenze e poi è arrivato alla Nazionale. Porta bene quel posto. Fra sei anni magari anche te allenerai la Nazionale...». E poi la famosa visita ad Arcore. «Ti hanno massacrato, eh, ma che è successo? Ve lo dico io. E' stata l'unica cena vera a Arcore, con Ghedini, Verdini, Cicchitto e Alfano. Erano proprio loro, non quelli travestiti... Una tristezza che in confronto Monti sembra Lady Gaga...».


E anche all'attuale premier Benigni riserva qualche battuta. «Fare l'esegesi di Dante con la sua statua dietro è come fare il 730 con Monti che ti guarda...». E ancora. «Doveva esserci anche lui stasera ma poi mi ha chiamato per dirmi che non poteva. Lo sapete da che ho riconosciuto che era lui? Ha fatto una chiamata a carico del destinatario...».


Quindi, prima di entrare davvero nella narrazione dell'XI canto, un ultimo riferimento alla strettissima attualità con l'accorpamento delle Province. «Unire Pisa e Livorno è veramente una cattiveria. Pensate, nel mezzo ci tengono l'esercito americano a Camp Darby per tenerli buoni... Prato, invece, la uniscono a Shanghai...».


Venti minuti di satira, l'ultimo riferimento a Grillo («non si parla male di un collega, ma da collega mi aspetto che se vince mi faccia come minimo ministro degli Esteri...) e poi via, dentro l'Inferno. Il discorso che si riannoda ai primi dieci canti lasciati sei anni fa ed eccolo, sull'orlo del sesto cerchio, dove sono puniti gli eretici. E' il 1300, Benigni rilegge quei versi e come per incanto sette secoli sembrano azzerarsi nella magia delle sue parole e della poesia di Dante. 
(da L'Unità.It)

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