SITO UFFICIALE DEL PARTITO DEMOCRATICO CIRCOLO DI VIETRI SUL MARE

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domenica 22 luglio 2012

Donadi: «Di Pietro, non ti seguo e non rompiamo con il PD. E nel partito non sono il solo»


Massimo Donadi, capogruppo alla Camera dell’IdV non segue Antonio Di Pietro, né sulle accuse a Giorgio Napolitano né sulla volontà di rompere definitivamente col Pd. Napolitano sostituito da Falcone: Idv e Pd, scontro nelle Marche

donati, idv

22 luglio 2012
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Non ho alcuna intenzione di rompere con il Pd. La foto di Vasto è il punto di partenza, e può essere allargata ad altre forzo politiche». Massimo Donadi, capogruppo alla Camera dell’Italia dei Valori, cerca la mediazione. Parla di una «fase dominata da tatticismi», della necessità di «abbassare i toni». E non segue il leader del suo partito, Antonio Di Pietro, né sulle insistenti accuse mosse al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, dopo il conflitto di attribuzione sollevato dal Qurinale contro la Procura di Palermo, né sulla volontà di rompere definitivamente col Partito Democratico. E guardare altrove.

Di Pietro dice: «Ce ne andiamo». E lei che dice? 
«Io resto assolutamente convinto che il centrosinistra debba essere il faro della politica italiana, credo nella progettualità di una coalizione tra le forze del centrosinistra e cercherò di fare tutto quanto mi è possibile affinché ci si muova in questa direzione: come capogruppo lavorerò nel mio partito in tal senso»

Tenta di ricucire lo strappo? 
«Siamo in una fase ampiamente dominata dai tatticismi, una fase in cui domina il momento politico più che lo scenario futuro. L’Idv però resta convinto e fiducioso che nel momento in cui si decideranno le regole elettorali si comincerà a ragionare anche di prospettive».

Ma il suo leader non pare affatto così convinto e fiducioso, anzi.
«Io continuerò comunque a lavorare per l’unione del centrosinistra, non ho alcuna intenzione di rompere col Pd. Certo non basta che sia io a volerlo. Ma, ribadisco, è fondamentale restare uniti, essere l’ossatura politica che si propone di governare nella prossima legislatura»

La sua è una posizione isolata? 
«Il mio punto di vista non è sicuramente isolato nel partito. Ne discuteremo sicuramente, prenderemo una decisione in modo collettivo. E spero che questa posizione sia quella di maggioranza». Non si sente a disagio in un partito il cui leader detta un’altra linea? «Io l’Idv l’ho fondato insieme a Di Pietro, come posso non sentirmi a mio agio nella mia casa. Certo ci sono momenti di maggiore o minore convergenza. Ma questo non mi fa sentire a disagio, allo stesso tempo però tengo ferme le mie convinzioni e i miei punti di vista per farli diventare l’opinione della maggioranza».

Potrebbe nascere una corrente interna o esserci un cambio ai vertici?
«No, lo escludo. Il partito è compatto. Non ci sono minoranze, né ipotesi di cambi al vertice. Niente di tuttociò è all’ordine del giorno. Il leader è per tutti un punto di riferimento. Non c’è una linea Di Pietro contrapposta a una linea Donadi».

Eppure sulla vicenda del conflitto di attribuzione sollevato dal Presidente della Repubblica lei ha dissentito da Di Pietro, ha chiesto di abbassare i toni, fermare l’escalation di accuse e rispettare il Capo dello Stato. Ha cambiato idea? 
«Assolutamente no. Resto fermo sulla mia posizione al riguardo. Con Di Pietro in questo caso c’è stata e c’è una differenza di lettura».




Ma proprio su questo si è acuito lo scontro col Pd. E Di Pietro non pare voler desistere. Dunque come conciliare le diverse posizioni? 

«Se ci fosse una moratoria dei veti reciproci, degli attacchi sarebbe una buona cosa, perché prevale una logica da collezione Panini. Si fanno polemiche più che pensare ai progetti. Stiamo sprecando mesi importanti in un dibattito sterile, con toni estremi e eccessivi. Certo questa vicenda è un tema che acuisce il conflitto, ma essendo una questione contingente, spero davvero che non pregiudichi la possibilità reale di confronto su come governare il Paese nei prossimi cinque anni».

E da dove pensa di poter ripartire? 
«La foto di Vasto, Pd - Idv - Sel, è il punto di partenza, che può essere certamente allargato ad altre forze politiche».

Tipo l’Udc? 
«Il punto è quale progetto, quale programma condividere. Sui matrimoni gay, ad esempio, è evidente che l’Udc non è d’accordo. C’è molto da discutere. Ma il punto purtroppo è in questa fase, ripeto, i partiti sono incerti sul da farsi, prevalgono le scelte tattiche. Come ho detto solo dopo aver deciso la legge lettorale si potrà cominciare davvero a parlare di progetti politici».

I tempi?
«Settembre direi».
(da L'Unità.It)

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