L'INTERVISTA
Il procuratore aggiunto di Palermo, titolare dell'inchiesta sulla trattativa Stato-mafia, parla delle intercettazioni di Napolitano e della campagna di Panorama: "Mette insieme tre altri articoli di testate diverse per sostenere una ricostruzione falsa. Fuori da ogni etica giornalistica". E dice: "Nessun mistero, abbiamo sempre indagato liberamente"
di GOFFREDO DE MARCHIS ANTONIO Ingroia inforca gli occhiali da lettura e rilegge il comunicato del Quirinale. "Lo sottoscrivo parola per parola. Soprattutto lì dove denuncia "torbide manovre destabilizzanti". L'operazione di Panorama è esattamente questo. Rischia di destabilizzare le istituzioni e un danno lo ha già fatto disorientando l'opinione pubblica, gettando un'ombra sulla Procura di Palermo, facendo credere che noi siamo contro il presidente Napolitano e naturalmente non è così".La ricostruzione dei colloqui tra il capo dello Stato e Nicola Mancino fatta dal settimanale di Berlusconi è frutto di fantasia. "Confermo quello che ha detto il Procuratore capo Messineo, le ipotesi di Panorama non corrispondono al tenore delle telefonate - spiega Ingroia -. Anzi, posso affermare che non è uscito un solo rigo del contenuto di quelle intercettazioni. Il segreto ha tenuto". Le bobine con la voce del presidente della Repubblica, rivela il magistrato più esposto nelle indagini sulla trattativa Stato-mafia, perenne bersaglio dei giornali berlusconiani, sono ora finite in un'inchiesta stralcio che sembra destinata all'archiviazione.
"Diciamo così: nel procedimento principale abbiamo deciso che dovessero andare le posizioni meritevoli di un dibattimento". In questo clima, il contenuto di quei colloqui non rischia di diventare l'ennesimo mistero italiano? "Ovviamente no. Ma quali misteri e segreti", risponde Ingroia ridendo (...)
(da Repubblica.It)
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