SITO UFFICIALE DEL PARTITO DEMOCRATICO CIRCOLO DI VIETRI SUL MARE

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venerdì 31 agosto 2012

Pittella: Il bene comune dell'Europa è la democrazia


INTERVISTA

Il bene comune dell'Europa è la democrazia

Intervista a Gianni Pittella e Anni Podimata, Vicepresidenti del Parlamento europeo

pittella podimata
Alla Festa Democratica promuovete l'appello:“Salvare la Grecia, salvare l’Europa”, qual è il significato?

Pittella - Il significato è non traccheggiare oltre su una questione che poteva essere risolta un anno fa con pochi spiccioli. Se ci fosse stata la determinazione giusta, la consapevolezza adeguata, i governi avrebbero potuto risolvere il caso Grecia in pochi minuti e con pochissimi soldi. Si è voluto a tutti i costi imporre una serie di condizioni esose al popolo greco e si è condizionata l’erogazione ai prestiti al rispetto di questi condizioni, ma è chiaro che se si chiede a un governo, a un popolo di tagliare i salari, i servizi sociali, le pensioni la risposta è no. Allora l’appello è se si vuole veramente salvare la Grecia bisogna rivedere i tempi e anche alcuni contenuti di queste condizioni imposte al popolo e al governo greco.
Podimata - Un paio di anni fa ci siamo lanciati in un progetto molto ambizioso, la creazione di un’unione monetaria ed economica, ma era un progetto politico che va molto oltre l’adozione di una moneta unica, era la decisione consapevole di condividere il nostro futuro. Il nostro appello sta a ricordare che si deve fermare immediatamente la discussione sull’uscita della Grecia dall’euro, sarebbe la disintegrazione, in un’epoca di globalizzazione non ho dubbi che il futuro di tutti i Paesi europei è strettamente connesso.

Oggi c’è stato il vertice fra Monti e Angela Merkel, qual è il vostro giudizio?

Pittella - Da quello che si è saputo, è stato un vertice positivo, ma voglio vedere le carte, finora ci sono stati segnali incoraggianti, da quando è cambiato lo scenario geopolitico dell’Europa, da quando Berlusconi, Sarkozy sono andati a casa e abbiamo tanti premier di ispirazione progressista e riformista questo ha cambiato anche la linea decisionale del Consiglio d’Europa. All’ultimo consiglio sono state decise alcune cose davvero incoraggianti, prima fra tutte lo scudo anti-spread, poi gli investimenti nell’occupazione, nel lavoro, nella coesione, nella crescita attraverso la tassa sulle transazioni finanziarie; ilrifanziamento della Banca europea degli investimenti e il lancio deiproject bond. Decisioni che finora non sono state attuate, quindi prima di dire “benissimo l’incontro Merkel-Monti” voglio vedere la concretizzazione degli accordi raggiunti in seno al Consiglio europeo.

Podimata - Abbiamo segnali incoraggianti di quest’incontro, preferisco vedere il bicchiere mezzo pieno, tuttavia è necessario passare dalle parole ai fatti, le decisioni prese sono giuste ma ancora irrealizzate, e il tempo non lavora a nostro favore, bisogna agire con urgenza, se fossimo intervenuti tre anni fa non avremmo speso quanto abbiamo, e ritardare ancora significa spendere ancora di più.

La tassa sulle transazioni finanziarie è davvero attuabile?

Pittella - Certo, attraverso la formula della cooperazione rafforzata che consente ai Paesi che condividono questa formula di poter procedere anche in assenza di altri Paesi che non condividono: sappiamo bene che il Regno Unito non è d’accordo, ma gli altri Paesi possono procedere ugualmente. Questo è il senso della cooperazione rafforzata, un istituto previsto dal Trattato di Lisbona che può essere attuato in questa occasione, per questa questione come per altre.
Podimata - Ci sono molti Stati che si sono opposti con forza all’introduzione di questo provvedimento, per preservare il proprio settore finanziario. La crisi deve servire a riportare il settore finanziario al suo ruolo originario, quello di finanziare le attività produttive, l’economia reale. Prima della fine dell’anno è necessario che la tassa sia introdotta, attraverso il sistema della cooperazione rafforzata; speriamo nell’adesione di più di nove Stati, e lavoreremo perché si moltiplichino, così che l’Europa, gravemente colpita dalla crisi, diventi esempio per il resto del mondo, anche attraverso l’investimento delle risorse derivanti in politiche di crescita e diventando modello di giustizia sociale.
Cosa deve fare l’Europa per uscire dalla crisi, quali le misure più urgenti?

Pittella - Puntare su uno scudo anti-spread perché non è giusto che vi sia una disparità così forte fra i tassi di interesse sui bond italiani, spagnoli o portoghesi e i bond tedeschi. Lo spread attuale è insostenibile perché significa bruciare miliardi, chiediamo sacrifici ai cittadini che sono subito vanificati dal rialzo dello spread.
La seconda misura da adottare è mettere soldi negli investimenti pubblicisuperando questa odiosa idea, questo mito, questo mantra dell’austerità che è come il bacio della morte, non risolve il problema del debito e uccide la società. La società europea è oggi ridotta a una somma di poveri, il novanta per cento dei cittadini europei è povero, il dieci per cento ricchissimo, è completamente maciullato il ceto medio, questo è il frutto della crisi e della politica di austerità,bisogna riprendere gli investimenti, fattibili con un forte intervento europeo: project bond, banca d’investimento europeo, tassa sulle transazioni finanziarie. Ma io aggiungo e rilancio: eurobond, titoli di debito che possono essere emessi dal Fondo salva-Stati e possono raccogliere sul mercato finanziario internazionale qualcosa come tremila miliardi di euro, duemila-duemilatrecento utilizzabili per stabilizzare e mutualizzare il debito a livello europeo, gli altri per finanziare un grande programma europeo di investimenti pubblici nel settore della ricerca, della formazione, dell’istruzione, delle grandi reti infrastrutturali fisiche, dei servizi alle persone, delle energie da fonti rinnovabili e dell’ambiente. Se si fa questo si esce dalla crisi e si può progettare una nuova Europa fondata sulla funzione politica. Superata la crisi, la mia idea è che si convochi un’Assemblea costituente, eletta dai cittadini europei, che faccia delle proposte per l’Europa politica, per gli Stati Uniti d’Europa da sottoporre al voto popolare nelle elezioni europee del 2014.

Italia bene comune. Qual è il bene comune dell’Italia e dell’Europa?

Pittella - Il bene comune più grande è la democrazia. Oggi la democrazia in Italia, in Europa e nel mondo è sotto attacco, un attacco formidabile, forsennato, che viene soprattutto dai grandi centri di potere finanziario. Oggi la finanza comanda, i cittadini sono succubi e la politica è sotto lo schiaffo della finanza, bisogna assolutamente ribaltare questo equilibrio che è uno squilibrio e riportare i cittadini, la politica al centro della scena. Poi beni comuni sono l’ambiente, l’acqua, l’aria, il paesaggio, la cultura, la ricerca, l’istruzione, ma il problema prioritario è il ripristino di una condizione autenticamente democratica, dove a decidere non sono i grandi gruppi finanziari che detengono il potere bancocentrico, che detiene tre volte la consistenza finanziaria della ricchezza del mondo e che decide attraverso le agenzie del rating il destino e il futuro di tutti noi.
Podimata - Nulla è possibile senza la democrazia, è ovvio, come ha detto Gianni (Pittella). Se guardiamo bene a quello che sta succedendo oggi, alla velocità decisionale che impongono i mercati, è evidente che lo spazio democratico si restringe. La democrazia ha bisogno di tempi di discussione, elaborazione, ripensamento. Negli ultimi trenta -quaranta anni, si è creato poco a poco unosbilanciamento fra potere politico e finanziario che ha bisogno oggi di essere riequilibrato, ed è possibile farlo riaffermando i nostri principi fondanti, perché l’Europa ha più punti d’unione che di divisione.

Biblioteca Studi filosofici sos da parlamentari e cittadini


I politici: "Subito fondi e una legge". Il sindaco di Casoria: "Basta critiche"

"ORA intervenga il governo. Servono finanziamenti immediati per salvare l'Istituto per gli studi filosofici e creare una biblioteca ad hoc nel Palazzo del Coni promesso dalla Regione". È l'appello lanciato da parlamentari e cittadini riuniti ieri a Palazzo Serra di Cassano. Perché solo assicurando fondi regolari all'ente fondato da Gerardo Marotta e trovando una degna collocazione ai 300 mila volumi l'istituto si può salvare. Già 50 mila testi della collezione "sfrattata" dalla città sono stati relegati in un capannone di Casoria. E il sindaco del Comune a Nord di Napoli, Vincenzo Carfora, non ci sta e si rammarica delle critiche e delle denunce sul degrado nell'area commerciale in cui si trova il deposito. "Si, è vero  -  dice  -  anche in questa città esistono problemi da risolvere ma a questo stiamo ponendo un argine forte".

Circa cento persone hanno partecipato ieri all'incontro a Palazzo Serra di Cassano. Diverse le proposte messe in
campo. La senatrice del Pd Anna Maria Carloni ha chiesto al governo "l'apertura di un tavolo interistituzionale per creare una volta per tutte la biblioteca dell'Istituto nei locali del Coni di piazza Santa Maria degli Angeli promessa dalla Regione". D'accordo con la necessità di un tavolo anche i parlamentari Teresa Armato (Pd) e Giuseppe Scalera (Pdl). "Il governo faccia la sua parte  -  dice la Carloni  -  Serve un contributo che dia ossigeno a una situazione grave". "Il Comune  -  aggiunge Pino Ossorio (Pri)  -  non può fare tanto e la Regione ormai è in default. Inutile inseguire gli enti locali né puntare sul disegno di legge. La soluzione deve arrivare dal governo e da Ornaghi". Chiede una legge nazionale Franco Barbato (Idv) e propone ai deputati campani di creare un fondo per l'Istituto versandomille euro.

L'immobile promesso dalla Regione per la biblioteca è nel Palazzo del Coni, ma servirebbe un anno e mezzo di lavori per adeguare i locali. Una delibera regionale del 2010 apre le porte dell'immobile ai libri donati all'amministrazione oltre che a quelli dell'Istituto. "La delibera va corretta  -  spiega Nino Daniele dell'Anci  -  Il patrimonio ha una sua unità e va tutelata". "Se la Regione  -  aggiunge Marotta  -  si ostina ad allocare in quella sede libri di burraco, dovremo trovarci un'altra sede. Abbiamo ricevuto molte offerte, anche dalla Lucania". L'avvocato intanto sta preparando altri appelli. 

Si muove anche la rete con petizioni e gruppi che raggiungono migliaia di sostenitori.Il sindaco di Casoria offre altri immobili all'avvocato ricordando che "è stato solo grazie alla disponibilità di un imprenditore locale che i libri hanno trovato una collocazione che li ha salvati per il momento da chissà cosa. Da quando è cominciata la vicenda del trasferimento dei libri, la città ha subito attacchi mediatici sconsiderati e ingiustificati  -  continua  -  Ci sono dei problemi, ma stiamo ponendo un argine anche mediante continui tavoli di confronto con altre istituzioni, come la prefettura, sia sul problema dei roghi di rifiuti che sull'abbandono che sottolineo avviene su strade percorse da residenti di comuni limitrofi".
(da Repubblica Napoli.It)

"Chi dice che sono contro la rete è un pirla" Nuova replica di Bersani a Grillo


IL CASO

Continua la polemica a distanza tra il segretario del Pd e il capo politico del MoVimento Cinque Stelle. E Bersani torna sul caso inaugurando un circolo online del Pd


BOLOGNA - Prima i fascisti del web 1. Poi i falliti e gliamici dei piduisti 2. Ed ora, i "pirla". Continua la polemica a distanza tra Pierluigi Bersani e Beppe Grillo. E dopo gli attacchi del capo politico del MoVimento Cinque Stelle, il segretario del Pd torna sul caso. "Chi dice che sono contro la rete è un pirla", scandisce il segretario dei democratici. E lo dice inaugurando oggi a Villanova di Castenaso alle porte di Bologna, il circolo online del partito.

Ancora, l'insistenza sull'uso del linguaggio in rete: "Sento un linguaggio violento e aggressivo mentre noi vogliamo una riscossa civica e in questo ci sta anche il linguaggio perchè il linguaggio modifica il pensiero e il pensiero modifica la realtà, quindi alt a certi linguaggi". Poi, tornando al suo rapporto con il web, il leader Democratico ribadisce: "Io sono per la rete che deve diventare un luogo vero di democrazia e di libertà, con meccanismi che garantiscono un livello di civiltà". Insomma, secondo Bersani, "dobbiamo combattere anche nella rete: o vince un linguaggio o vince un altro".

Non manca un messaggio a Matteo Renzi. Per "ribaltare" il Partito Democratico "c'è il congresso", mentre,al contrario, le primarie "sono di coalizione con lo scopo di individuare il candidato premier in vista delle prossime elezioni". Poi, la puntualizzazione: "Le primarie non le abbiamo aperte, non abbiamo ancora le regole. Non sono primarie di partito. Tutti sono i benvenuti e c'è il tema della sobrietà".
(da Repubblica.It)

Ingroia: "Non siamo contro il presidente qualcuno sta usando con lui metodi sporchi"


L'INTERVISTA

Il procuratore aggiunto di Palermo, titolare dell'inchiesta sulla trattativa Stato-mafia, parla delle intercettazioni di Napolitano e della campagna di Panorama: "Mette insieme tre altri articoli di testate diverse per sostenere una ricostruzione falsa. Fuori da ogni etica giornalistica". E dice: "Nessun mistero, abbiamo sempre indagato liberamente"

di GOFFREDO DE MARCHIS

ANTONIO Ingroia inforca gli occhiali da lettura e rilegge il comunicato del Quirinale. "Lo sottoscrivo parola per parola. Soprattutto lì dove denuncia "torbide manovre destabilizzanti". L'operazione di Panorama è esattamente questo. Rischia di destabilizzare le istituzioni e un danno lo ha già fatto disorientando l'opinione pubblica, gettando un'ombra sulla Procura di Palermo, facendo credere che noi siamo contro il presidente Napolitano e naturalmente non è così". 

La ricostruzione dei colloqui tra il capo dello Stato e Nicola Mancino fatta dal settimanale di Berlusconi è frutto di fantasia. "Confermo quello che ha detto il Procuratore capo Messineo, le ipotesi di Panorama non corrispondono al tenore delle telefonate - spiega Ingroia -. Anzi, posso affermare che non è uscito un solo rigo del contenuto di quelle intercettazioni. Il segreto ha tenuto". Le bobine con la voce del presidente della Repubblica, rivela il magistrato più esposto nelle indagini sulla trattativa Stato-mafia, perenne bersaglio dei giornali berlusconiani, sono ora finite in un'inchiesta stralcio che sembra destinata all'archiviazione. 

"Diciamo così: nel procedimento principale abbiamo deciso che dovessero andare le posizioni meritevoli di un dibattimento". In questo clima, il contenuto di quei colloqui non rischia di diventare l'ennesimo mistero italiano? "Ovviamente no. Ma quali misteri e segreti", risponde Ingroia ridendo (...)
(da Repubblica.It)

Intercettazioni, la reazione del Quirinale "Giorgio Napolitano non è ricattabile"


IL CASO

Dopo la pubblicazione, su Panorama, delle conversazioni private tra il Presidente e Nicola Mancino, arriva la nota ufficiale della Presidenza della Repubblica: "Il Capo dello Stato non ha nulla da nascondere ma doveri costituzionali a cui tener fede"


ROMA - "La pretesa, da qualsiasi parte provenga, di poter ricattare il Capo dello Stato è risibile". E' quanto si legge in una nota del Quirinale dopo l'articolo pubblicato oggi su Panorama 1 e relativo alle telefonate intercorse tra il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano e Nicola Mancino. Ancora, nella nota del Colle: "A chiunque abbia a cuore la difesa del
corretto svolgimento della vita democratica spetta respingere ogni torbida manovra destabilizzante". Inoltre, Napolitano "non ha nulla da nascondere e terrà fede ai suoi doveri costituzionali". E' in corso "una campagna di insinuazioni e di sospetti" e alle "tante manipolazioni si aggiungono i falsi".

Questo il testo della nota del Colle: "La 'campagna di insinuazioni e sospetti' nei confronti del Presidente della Repubblica ha raggiunto un nuovo apice con il clamoroso tentativo di alcuni periodici e quotidiani di spacciare come veritiere alcune presunte ricostruzioni delle conversazioni intercettate tra il Capo dello Stato e il senatore Mancino. Alle tante manipolazioni si aggiungono, così, autentici falsi. Il Presidente, che non ha nulla da nascondere ma valori di libertà e regole di garanzia da far valere, ha chiesto alla Corte costituzionale di pronunciarsi in termini di principio sul tema di possibili intercettazioni dirette o indirette di suoi colloqui telefonici, e ne attende serenamente la pronuncia. Quel che sta avvenendo, del resto, conferma l'assoluta obbiettività e correttezza della scelta compiuta dal Presidente della Repubblica di ricorrere alla Corte costituzionale a tutela non della sua persona ma delle prerogative proprie dell'istituzione. Risibile perciò è la pretesa, da qualsiasi parte provenga, di poter "ricattare" il Capo dello Stato. Resta ferma la determinazione del Presidente Napolitano di tener fede ai suoi doveri costituzionali. A chiunque abbia a cuore la difesa del corretto svolgimento della vita democratica spetta respingere ogni torbida manovra destabilizzante".

Il ricorso alla Consulta. Il 19 settembre la Corte Costituzionale valuterà se il ricorso è ammissibile. L'atto è stato depositato il 30 luglio. L'istanza alla Consulta è "di trattazione quanto più possibile sollecita", vista "l'estrema delicatezza e la rilevanza delle questioni". Secondo l'Avvocatura dello Stato, Napolitano non poteva essere intercettato e l'averlo fatto e non aver distrutto i nastri costituisce "un grave 'vulnus' alle prerogative" del Capo dello Stato, né i pm potevano valutare la rilevanza delle conversazioni e nei loro confronti ci sono "precisi elementi oggettivi di prova del non corretto uso del potere giurisdizionale". Ancora nel ricorso: "L'irresponsabilità del Presidente della Repubblica non è solo una irresponsabilità giuridica per le conseguenze penali, amministrative e civili eventualmente derivanti dagli atti tipici compiuti nell'esercizio delle proprie funzioni, ma anche una irresponsabilità politica". Da qui discende "l'assoluta riservatezza di tutte le attività del Presidente della Repubblica che sono propedeutiche" all'esercizio della sua funzione: "si tratta, dunque, di una immunità sostanziale e permanente".
(da Repubblica.It)

giovedì 30 agosto 2012

De Magistris: «Un manifesto arancione per arginare Grillo»


L'ANNUNCIO ALLA FESTA DEMOCRATICA

Il sindaco di Napoli: «Vogliamo ricostruire un rapporto coi partiti per evitare che monti l'antipolitica»

De Magistris e GrilloDe Magistris e Grillo
NAPOLI - Una volta s'erano tanto amati. Ma da tempo non corre buon sangue tra il «movimento arancione» e quello dei «grillini» in Italia. L'ultimo esempio in tal senso si è verificato alla Festa democratica di Reggio Emilia, dove il sindaco di Napoli Luigi de Magistris ha fatto un annuncio: «Lavoriamo per riuscire entro settembre a presentare il nome e il manifesto del Movimento Arancione, e ci sarà anche una iniziativa nazionale».
Il sindaco partenopeo ha poi spiegato ai cronisti: «Il manifesto parlerà non solo di politica ma anche di economia e di diritti civili e sociali. Poi valuteremo come muoverci, io come sindaco e altri come amministratori e come persone che vogliono essere non contro i partiti ma che pensano ad un movimento che dai partiti sia un po' distante. L'obiettivo è di ricostruire un rapporto con i partiti per evitare che monti l'antipolitica». Al comico genovese, secondo de Magistris, «bisogna dare una risposta politica creando una alternativa seria. Solo così si eviterà che Grillo possa arrivare a quelle percentuali da 15% che gli vengono attribuite».
«Dispiace che la spaccatura tra Pd ed Idv appaia anche come una spaccatura nei rapporti personali - ha proseguito de Magistris -. Ma operazioni come quella che punta alla mera ricostruzione della foto di Vasto lasciano il tempo che trovano». Poi ha aggiunto: «Il tecnicismo del governo Monti va sostituito con una legittimazione popolare forte al prossimo esecutivo. In ogni caso, spero che la nuova legge elettorale dia in modo chiaro il peso di chi vince le elezioni. Sarebbe una iattura se si ripetesse lo schema dell'attuale grande coalizione anche nel 2013». Insomma, secondo il sindaco di Napoli «il Paese vuole risposte diverse, concrete, nel segno della concretezza. I sindaci sono quelli che conoscono davvero il conflitto sociale e hanno ancora un legame forte con la gente. Noi non siamo stati nominati ma siamo stati eletti: per questo possiamo essere una risorsa per tenere democraticamente insieme il paese, anche in vista di un autunno che sarà difficile».
(da Corriere del Mezzogiorno.It)

Biblioteca Studi filosofici sos da parlamentari e cittadini


I politici: "Subito fondi e una legge". Il sindaco di Casoria: "Basta critiche"

"ORA intervenga il governo. Servono finanziamenti immediati per salvare l'Istituto per gli studi filosofici e creare una biblioteca ad hoc nel Palazzo del Coni promesso dalla Regione". È l'appello lanciato da parlamentari e cittadini riuniti ieri a Palazzo Serra di Cassano. Perché solo assicurando fondi regolari all'ente fondato da Gerardo Marotta e trovando una degna collocazione ai 300 mila volumi l'istituto si può salvare. Già 50 mila testi della collezione "sfrattata" dalla città sono stati relegati in un capannone di Casoria. E il sindaco del Comune a Nord di Napoli, Vincenzo Carfora, non ci sta e si rammarica delle critiche e delle denunce sul degrado nell'area commerciale in cui si trova il deposito. "Si, è vero  -  dice  -  anche in questa città esistono problemi da risolvere ma a questo stiamo ponendo un argine forte".

Circa cento persone hanno partecipato ieri all'incontro a Palazzo Serra di Cassano. Diverse le proposte messe in
campo. La senatrice del Pd Anna Maria Carloni ha chiesto al governo "l'apertura di un tavolo interistituzionale per creare una volta per tutte la biblioteca dell'Istituto nei locali del Coni di piazza Santa Maria degli Angeli promessa dalla Regione". D'accordo con la necessità di un tavolo anche i parlamentari Teresa Armato (Pd) e Giuseppe Scalera (Pdl). "Il governo faccia la sua parte  -  dice la Carloni  -  Serve un contributo che dia ossigeno a una situazione grave". "Il Comune  -  aggiunge Pino Ossorio (Pri)  -  non può fare tanto e la Regione ormai è in default. Inutile inseguire gli enti locali né puntare sul disegno di legge. La soluzione deve arrivare dal governo e da Ornaghi". Chiede una legge nazionale Franco Barbato (Idv) e propone ai deputati campani di creare un fondo per l'Istituto versandomille euro.

L'immobile promesso dalla Regione per la biblioteca è nel Palazzo del Coni, ma servirebbe un anno e mezzo di lavori per adeguare i locali. Una delibera regionale del 2010 apre le porte dell'immobile ai libri donati all'amministrazione oltre che a quelli dell'Istituto. "La delibera va corretta  -  spiega Nino Daniele dell'Anci  -  Il patrimonio ha una sua unità e va tutelata". "Se la Regione  -  aggiunge Marotta  -  si ostina ad allocare in quella sede libri di burraco, dovremo trovarci un'altra sede. Abbiamo ricevuto molte offerte, anche dalla Lucania". L'avvocato intanto sta preparando altri appelli. 

Si muove anche la rete con petizioni e gruppi che raggiungono migliaia di sostenitori.Il sindaco di Casoria offre altri immobili all'avvocato ricordando che "è stato solo grazie alla disponibilità di un imprenditore locale che i libri hanno trovato una collocazione che li ha salvati per il momento da chissà cosa. Da quando è cominciata la vicenda del trasferimento dei libri, la città ha subito attacchi mediatici sconsiderati e ingiustificati  -  continua  -  Ci sono dei problemi, ma stiamo ponendo un argine anche mediante continui tavoli di confronto con altre istituzioni, come la prefettura, sia sul problema dei roghi di rifiuti che sull'abbandono che sottolineo avviene su strade percorse da residenti di comuni limitrofi".
(da Repubblica Napoli.It)

mercoledì 29 agosto 2012

Lavoro, Damiano: "Governo sostenga lotte Sulcis e Alcoa"


"Le miniere del Sulcis e l'Alcoa sono gli ultimi anelli di una lunga catena di crisi industriali che non possono essere abbandonate a se stesse o sottovalutate".

 
"E' in ballo, infatti, il destino occupazionale e produttivo di un'intera regione, la Sardegna. Nel caso delle miniere è decisivo il ruolo dell'azionista Regione ed in quello dell'Alcoa della solita multinazionale ‘usa e getta'. Noi crediamo che il governo debba intervenire, anche assumendosi la responsabilità di azioni dirette per salvaguardare occupazione e attività produttive". 

"Decenni di liberismo e di lodi al libero mercato senza regole ci hanno purtroppo resi indifferenti ai destini dei territori e hanno negato la valorizzazione del ruolo sociale dell'impresa. Le lotte dei minatori del Sulcis e dei lavoratori dell'Alcoa, che hanno punteggiato l'estate con forti azioni simboliche, debbono trovare un convinto sostegno della politica e una decisa azione dell'esecutivo".
 

Salute, Marino, "Decreto poco coerente. Regole su intramoenia da modificare"


"Il decreto su cui sta lavorando il ministro Balduzzi è poco coerente. Da una parte va nella direzione di un netto miglioramento nei servizi territoriali con l'ambizioso e virtuoso progetto di valorizzare il lavoro dei medici di famiglia in modo che possano assicurare l'assistenza per molte ore al giorno e non vengano considerati solo come dei prescrittori di ricette e di visite specialistiche. In questo senso si dimostra una significativa attenzione alle esigenze dei cittadini e la volontà di affrontare l'annoso problema del sovraffollamento dei Pronto soccorso".


"Dall'altro pero', le nuove regole sull'intramoenia, vanno nella direzione opposta e di fatto cancellano lo stesso concetto di intramoenia. Le strutture private che ospitano l'attività libero-professionale dei medici potranno anche collegarsi in rete con l'asl, si potranno controllare le tariffe e tracciare i pagamenti, ma tutto questo non risolve il fatto che viene infranta l'essenza del rapporto medico-paziente: il medico stara' comunque fuori dall'ospedale, non disponibile in caso di emergenza, lontano dai propri pazienti ricoverati e anche da quelli operati personalmente".

"E dunque l'ottica del ministro non è quella di migliorare la qualità dell'assistenza nè la continuita' di cura. In parlamento mi impegnerò per migliorare il testo del decreto annunciato per correggere le parti che per ora non convincono e che indeboliscono i principi su cui si costruisce la nostra sanità pubblica".
 

Governare le città nel tempo del cambiamento. Città a confronto


Un bel pezzo di Italia è stato rappresentato alla Festa democratica nazionale in corso a Reggio Emilia. Si sono confrontati sul palco della sala “Pio La Torre”: Piero Fassino, Sindaco Torino, Virginio Merola, Sindaco di Bologna, Massimiliano Zedda, Sindaco di Cagliari e Luigi De Magistris, Sindaco Napoli,coordinati dal giornalista Corradino Mineo. VIDEO


sindaci
I Sindaci rappresentano un elemento fondamentale di tenuta democratica in questo momento di grande crisi che investe il nostro Paese, in quanto incarnano le istituzioni che più operano a stretto contatto con i cittadini e il territorio
E un bel pezzo di Italia è stato rappresentato alla Festa democratica nazionale in corso a Reggio Emilia all’incontro dal titolo: "Governare le città nel tempo del cambiamento"

Si sono confrontati sul palco della sala “Pio La Torre”Piero Fassino, SindacoTorino, Virginio Merola, Sindaco di BolognaMassimiliano Zedda, Sindaco di Cagliari Luigi De Magistris Sindaco Napoli. Ha coordinato l'incontro Corradino Mineo, direttore di RaiNews24.

I Sindaci dirigono le comunità sono eletti direttamente dai cittadini ed hanno il compito fondamentale di restituire credibilità alla politica dando delle risposte concrete ai problemi di tutti i giorni”, ha affermato Fassino parlando del sentimento di antipolitica diffuso nella nostra società.

“Se le ansie e le inquietudini della gente non trovano risposte, si determina una disaffezione vera nei confronti della politica. Per questo i Sindaci devono rappresentare un punto fondamentale di recupero della stessa. Noi siamo in prima linea sul fronte e le nostre azioni incidono sulla quotidianità dei cittadini. Per questo spesso è giudicata la qualità personale dei Sindaci piuttosto che la loro appartenenza politica”. 

Sollecitato dal giornalista a commentare ciò che il sentimento di antipolitica ha generato, ovvero il movimento Cinque Stelle, fondato da Grillo, Fassino ha risposto con una conosciuta metafora: “Quando indichi la luna gli stolti guardano il dito. Grillo è la febbre - ha detto - non la malattia. Grillo cavalca il disagio è un urlo che lacera il disagio. Ma è nostro compito non eludere le questioni perché una grande città la si governa e la si costruisce giorno dopo giorno, cercando un punto di condivisione con i cittadini. Solo così anche le soluzioni più difficili saranno praticabili”. 

Il Sindaco di Torino in questo contesto ha però sottolineato con forza la necessità di una più oculata politica economica nazionale che permetta alle Regioni, Provincie e Comuni di poter erogare almeno i servizi essenziali. “Non è più possibile che la parte la facciano solo gli Enti Locali, è giunto il momento che la faccia anche lo Stato. Il problema non è solo valutare la politica contingente del governo Monti - ha dichiarato - sono 10 anni che tutte le manovre di riduzione della spessa sono fatte dai tagli agli Enti Locali. O si comincia ad agire anche sulla spesa statale o non si va avanti. Ogni anno raddoppia il contributo che i Comuni devono dare allo Stato, soprattutto negli ultimi 4 anni”.

In fine Fassino ha proiettato il suo discorso in un più ampio ambito europeo. “L’Europa è sempre di più lo spazio della nostra vita. Monti con il suo prestigio ha conferito all’Italia una credibilità europea e internazionale più forte, ma per superare la crisi dobbiamo contribuire a fornire all’Europa una sempre maggiore guida politica. Il problema è che c’è poca Europa, non troppa. L’Europa deve essere un soggetto unitario forte per confrontarsi con i Paesi emergenti. E la Germania - ha concluso che è una nazione fondamentale per l’Europa, da sola non ce la farebbe. Quando i tedeschi dicono che non pagheranno i debiti del Sud Europa, considerino la storia. L’UE all’inizio degli anni ‘50 azzerò tutti i debiti di guerra che la Germania doveva pagare”.



Meglio Monti che Tremonti”, ha incalzato Virginio Merola, Sindaco di Bologna. “Ma la discrimine è sempre la stessa, restituire una prospettiva politica ai nostri Comuni. La Costituzione dice che ci sono Regioni, Province, Comuni e Stato che devono collaborare. E noi come Sindaci, non vogliamo essere esattori, chiediamo solo di condividere una politica di sviluppo reale, guardando all’Europa dove tutte le città sono il motore principale. Per questo mi aspetto da un futuro governo la capacità di rappresentarci anche in Europa. Spero che alle prossime elezioni ci sia un vero cambio generazionale- ha concluso - e un allentamento del patto di stabilità. Chiudiamo in fretta questa fase di emergenza e risolviamo il tema della precarietà dei nostri giovani. Stiamo in una economia di guerra e oggi la mia provocazione è la mia città, dove sono stato eletto per questo e ringrazio il Segretario Bersani”.

Il giovane Sindaco di Cagliari Massimiliano Zedda, dopo aver espresso solidarietà ai minatori del Carbosulcis, che stanno lottando per la salvaguardia dei loro legittimi diritti, ha dato parere negativo sulle manovre del governo Monti che hanno tagliato fondi agli Enti Locali. “Se da un lato è giusto il rigore sui conti pubblici - ha dichiarato - dall’altro i tagli vanno ad incidere su tutti i Comuni a prescindere se il Comune o gli amministratori siano virtuosi o menoNoi amministratori dobbiamo capire che ci si salva solo tutti insieme, se andremo a chiedere a livello nazionale che sulle città ci sia un investimento maggiore in termini di risorse”. 

Sul futuro del centrosinistra italiano Zedda si è dichiarato ottimista. “Dobbiamo garantire delle certezze ai nostri cittadini, oggi l’ansia e la sfiducia è data dalla drammaticità della situazione economica. Noi diciamo che ci vuole uno sforzo di solidarietà in più e questo ci distingue dalla destra, che coltiva delle individualità. Per questo - ha concluso - credo fermamente che il centrosinistra debba concentrarsi, non su liste o soluzioni magiche, mascatenare le passioni e i migliori sentimenti che pur sono presenti nella nostra società”.

Sull’Europa il Sindaco di Cagliari ha le idee chiare: “Bisogna fare una battaglia sulle competenze, snellire la burocrazia, incrementare le infrastrutture e puntare sul risparmio energetico, cultura ricerca e innovazione. Dimenticare l’idea di abbandonare la culla dell’Europa che è la Grecia. Dobbiamo ricominciare a pensare alle sorti del mondo per poter emergere come Europa”.

Puntiamo sul capitale umano. Proviamo a costruire anche modelli economici alternativi allo statalismo”, ha dichiarato in prima battuta De Magistris nel suo intervento al dibattito. “Non c’è dubbio che Monti ha ridato la credibilità al nostro Paese e in poco tempo. Ma il mio è un giudizio negativo. Se tagli ai Comuni, tagli ai cittadini alle politiche sociali, ai servizi. Cito ad esempio la tassa sui grandi patrimoni e le spese militari per 14 miliardi di euro, che non sono state toccate. Il segnale forte da parte di un governo doveva essere quello di non tagliare i settori dove c’è maggior bisogno. Il governo tecnico deve essere superato da un governo politico con un forte mandato popolare. Nei Sindaci - ha concluso - i cittadini devono vedere un interlocutore credibilee per questo sono necessarie delle risorse. Perché quando perdi il contatto con il territorio non lo vedi più il dramma negli occhi della gente”. 

Un’idea per rilanciare il centrosinistra”, ha chiesto al termine del dibattito Corradino Mineo. Ha risposto Merola: “Amministrare bene è di sinistra. I nostri gruppi dirigenti devono capire: perché noi 4 non possiamo stare nello stesso partito?” 

Uragano Benigni


Roberto Benigni a Campovolo

benigni campovolo
Poesia e risate, battute crudeli ed affettuose insieme. E tanta classe sul palco. L’arrivo di Roberto Benigni a FestaReggio era attesissimo come pochi eventi del pur densissimo cartellone, e lo hanno ricordato – già diverse ore prima dello spettacolo – le migliaia di persone in coda davanti all’Arena Spettacolo reggiana. Sono stati circa 7mila gli spettatori dello show del comico toscano, quasi due ore avviate con un divertentissimo monologo su questi giorni di politica e polemiche e concluse con uno dei suoi pezzi forti, l’XI canto dell’Inferno della Divina Commedia.
Ad anticipare lo spettacolo, un incontro con il segretario del PD Pierluigi Bersani, col ministro dell’Istruzione Profumo (ospite di un evento pomeridiano), con diversi sindaci dei paesi modenesi colpiti dal terremoto – a loro è andata la dedica iniziale – e con il primo cittadino di Reggio Graziano Delrio. Il sindaco reggiano ha approfittato dell’occasione per una proposta pesante a Benigni, diventare l’ospite d’onore delle celebrazioni dell’Unità d’Italia, che tradizionalmente vanno in scena il 7 gennaio a Reggio, la città del Primo Tricolore. 

Nel frattempo, gli spettatori reggiani hanno potuto godersi una serata di risate, avviate dalla freschissima polemica fra Bersani e Beppe Grillo su zombie ed internet. "Bersani devi reagire. Batti un colpo, alzati e cammina!", ha urlato il comico rivolgendosi al segretario Pd, proseguendo con la lettura di un “affettuoso” fax che Grillo gli avrebbe mandato. E poi: «Piduista? No, ma ne parliamo domani qui al convegno con Licio Gelli»», ha aggiunto, prima di complimentarsi con Festareggio per l’organizzazione e lanciare una frecciata: «oggi è la festa democratica, nel 2013 con Casini e Vendola sarà la festa problematica». Poi, si è fatto serio, pur sempre con la consueta ironia: «Non ci può fermare nessuno, siete costretti a vincere. Anche se ce la mettete tutta per non farvi votare». Non manca un volo sulle primarie: «tutti vogliono candidarsi: l’ultima volta hanno votato in tre milioni, quest'anno ci saranno tre milioni di candidati. Anche Di Pietro si candiderà alle primarie, dopo averle vinte farà le superiori». E tante dediche a Berlusconi: «lui e Dante in fondo si conoscono, tutti e due ci hanno fatto conoscere l’inferno».

Formigli: «Verrò a Napoli per verificare cosa ha realizzato de Magistris»


Il conduttore di «Piazzapulita»: «La Campania? 

Il miglior osservatorio sulla situazione italiana»

Corrado FormigliCorrado Formigli
Ci sarà molto Sud nella nuova serie di «Piazzapulita», il programma di politica e attualità che, in prima serata su La7, ha registrato lo scorso anno un successo crescente. Il servizio andato in onda nella puntata dello scorso 5 aprile, firmato da Alessandro Sortino e intitolato «Schiavi del lavoro» incentrato sui lavoratori dell'Ilva di Taranto, è tra i finalisti del premio della critica della manifestazione dedicata alla memoria di Ilaria Alpi. E proprio da Taranto si riprende giovedì, «con una grande diretta», anticipa Corrado Formigli, che tra l'altro è napoletano di nascita e con la sua città mantiene forti legami. «Nella prima puntata», prosegue il dinamico conduttore che ama modelli anglosassoni, «utilizzeremo la vicenda pugliese come metafora dell'Italia intera. A Taranto si è prodotto acciaio senza pensare alle conseguenze, in Italia si è gestita la cosa pubblica allo stesso modo, spensieratamente e con incoscienza. Quindi parleremo della crisi attraverso l'Ilva, in un quadro più generale anche in vista delle elezioni».
Cambiamenti rispetto al format dello scorso anno? 
«Vorrei una trasmissione più asciutta, con meno spigoli, meno rubriche fisse. Anche la scenografia è un po' cambiata, è diventata più funzionale al racconto. E la redazione è in studio, a sottolineare che si tratta di un programma collettivo».
Ci sarà spazio anche per i giovani, come già è apparso evidente nel ciclo delle prime 39 puntate? 
«Anche questo lo dimostreremo già con la diretta di giovedì, in cui la situazione di Taranto sarà raccontata soprattutto attraverso le storie dei giovani, storie inedite come specchio del paese. La mia sensazione è che i giovani comunque si siano messi in moto. Nella scorsa edizione di Piazzapulita abbiamo mostrato dei neonati che camminavano su un tappetone davanti a Montecitorio. Oggi quei neonati sono cresciuti e camminano, ma il sistema dei partiti non è cresciuto». 
«Piazzapulita» porterà le sue telecamere a Napoli? 
«Di sicuro. Credo che Napoli sia una miniera di fatti. L'anno scorso abbiamo raccontato la vicenda di Cosentino ma anche le Asl di Salerno in default che non pagano i fornitori. La Campania è un osservatorio privilegiato da cui investigare la nostra situazione nazionale».
Che idea si è fatto del Sud di oggi? 
«È un territorio devastato dal malgoverno. Credo che fino a poco fa non ci fossimo resi conto fino in fondo dello stato delle cose. Oggi finalmente guardiamo in faccia la realtà. E soprattutto al Sud il soprassalto sarà violento. Nel Mezzogiorno mi ha colpito molto l'indebolimento del welfare, trovo incredibili i fatti di Palermo e l'abitudine a vivere al di sopra delle proprie possibilità solo perché sia ha lo statuto speciale».
Avete in agenda servizi particolari su Napoli o sul Sud? 
«Non subito, però mi interesserebbe sapere che cosa ha realizzato davvero de Magistris. Mi sembra che Napoli oggi, sul piano nazionale, sia in un cono d'ombra. Dopo le vicende della spazzatura è uscita dai riflettori, bisogna verificare che cosa sta accadendo».
Mirella Armiero(da Corriere del Mezzogiorno.It)

martedì 28 agosto 2012

La Costituente nel 2014


Pier Luigi Bersani - L'Unità


Pier Luigi Bersani
È giunto il momento di chiederci se è la stessa idea dell'Europa unita ad essere poggiata su fragili fondamenta o se sono stati gli architetti che nei decenni si sono succeduti alla guida dei lavori di edificazione a non averla saputa realizzare compiutamente. 

Le forze politiche europee che hanno espresso alternativamente le classi dirigenti negli organismi comunitari portano una grande responsabilità rispetto alla crisi di legittimazione che il progetto d'integrazione soffre in questi anni. 

Le principali famiglie politiche, pur avendo infatti contribuito al disegno comune investendo di responsabilità europea personalità di grande carisma e capacità di visione, non hanno poi saputo, e in alcuni casi voluto, mantenere vivo e alimentare negli anni il legame tra i cittadini e l'idea di Europa. L'idea vera e originaria. Un'idea che è per noi fondata innanzitutto sui valori di pace, democrazia, giustizia e solidarietà. 

Un'idea che ispira un progetto mirato a fare della nostra regione l'area con il più alto tasso di sviluppo e conoscenza dell'intero pianeta. Un'idea nata dalle ceneri dei nazionalismi fascisti e nazisti, e la cui prospettiva era di liberare le donne e gli uomini europei dalla minaccia delle ideologie totalitarie e dalle demagogie populiste. 

Quest'idea appare oggi sfibrata, pallida rispetto alla luce che emanava nel passato. Dopo anni di scontri ai vertici europei, i processi decisionali sono divenuti inintelligibili per i nostri concittadini. 

Attraversiamo una crisi senza precedenti, la cui natura è finanziaria, economica, sociale e quindi politica, ma diamo, agli occhi di chi vive, lavora e studia in Europa per costruire il proprio futuro, l'impressione di navigare a vista, quasi in balia tra le ondate delle agenzie di rating e le sirene della miopia politica comune a gran parte delle leadership europee. 

La sfida del nostro tempo è di una complessità inedita. Saper coniugare la partecipazione democratica all'esercizio della sovranità in un contesto di globalizzazione economica e finanziaria è il vero compito di una leadership politica progressista con l'ambizione di governare per il bene comune la propria società (o comunità). 

Vincere questa sfida è vitale per il rilancio dell'integrazione europea e la politica democratica che ne deve essere cardine principale. È imperativo rimettere al centro della partita i cittadini, gli elettori, le pubbliche opinioni. 

Dimostrare che solo con la loro partecipazione attiva il motore di un'Europa giusta e democratica può ripartire e finalmente portarci al traguardo di un'integrazione politica, sociale ed economica sana ed equilibrata. Non si tratta semplicemente di trasferire la sovranità da un piano all'altro. 

La sovranità è dei cittadini e deve rimanere tale. Si tratta invece di far condividere agli stessi cittadini europei il progetto di un'Unione la cui sovranità si legittima su una base di condivisone tra eguali. 

Per questo obiettivo sarà necessario ripartire dall'unica vera istituzione comunitaria direttamente rappresentativa della cittadinanza europea. 

Il Parlamento, in cui già oggi l'Alleanza Progressista dei Socialisti e Democratici svolge un lavoro prezioso, sarà il luogo di partenza per effettuare il salto di qualità necessario a costruire una nuova Europa. Se lo vorremo tutti saranno le prossime elezioni europee del 2014 ad essere le prime elezioni democratiche sul percorso di una Costituente Europea. Riscrivere le regole della nostra Unione. Permettere a tutte e tutti di scegliere quale strada perseguire per il proprio futuro insieme. Pensando alle nuove generazioni è nostro dovere dedicare tutti noi stessi a questa sfida.

Scuola, università e ricerca per la crescita del Paese


Dibattito alla Festa nazionale del PD a Reggio Emilia, tra il Ministro Francesco Profumo, Manuela Ghizzoni, Francesca Puglisi e Marco Meloni. Puglisi: “Assicurare un percorso unico tra formazione e assunzione degli insegnanti. La continuità didattica è un valore e su questo siamo disponibili a lavorare con i tecnici ed il ministro Profumo”. VIDEO

Scuola  Dibattito sulla scuola  Scuola, università e ricerca
Il PD pone al centro della propria proposta politica il sistema della conoscenza e la centralità dell’istruzione pubblica come presidio di democrazia.

Questi sono stati i temi del dibattito alla Festa Democratica nazionale in corso aReggio Emilia, dove si è parlato di scuola, università e ricerca con il MinistroFrancesco Profumo, la Presidente della Commissione Cultura e Istruzione della Camera, Manuela Ghizzoni, la Responsabile PD Scuola Francesca Puglisi e il Responsabile PD Università e Ricerca Marco Meloni, coordinati dalla giornalistaRoberta Carlini.

L’annuncio, tramite comunicato stampa da parte del CdM di un concorso per insegnanti è stato il punto caldo del confronto sul palco della sala Pio La Torre. Concorso che, ha ribadito Francesca Puglisi “richiede un immediato chiarimento da parte del Miur, per la tempistica e la modalità. Ci terrorizza che sia un concorso vecchio e con errori, come quello del ‘99”.
Per la responsabile nazionale scuola del PD “è infatti necessario prima colmare le lacune culturali e tecniche emerse proprio con due recenti figuracce nei concorsi per dirigente scolastico e per l'accesso al TFA, cui sono seguiti centinaia di ricorsi per i tanti quesiti sbagliati posti dai tecnici del Miur”.

Ha chiarito Puglisi: “Non sappiamo nulla del concorso e aspettiamo di conoscerne i contenuti. È dagli anni 80 che si specula sulla vita degli insegnanti precari. Ci sono 180000 precari che hanno avuto un percorso di abilitazione ed esperienza che hanno vinto il concorso nel '99, che hanno superato esami e concorsi nelle SISS. La scuola non deve un luogo dove l'esperienza, insieme alla competenza, viene considerata un disvalore. Si faccia un nuovo piano pluriennale per la stabilizzazione dei precari delle graduatorie, così come fatto dal centrosinistra prima dei tagli drammatici della Gelmini. Il nostro invito - ha concluso Puglisi - è di riflettere bene sulle modalità di reclutamento nella scuola, facendo un percorso unico tra formazione e assunzione. Bisogna contare sulla continuità didattica e su questo siamo disponibili a lavorare con i tecnici ed il ministro Profumo”.



"Avere come tema discussione alla Festa nazionale del PD, la scuola, l’università e la ricerca, rappresenta un importante segnale per il Paese", ha esordito il Ministro Profumo.

"La comunità della scuola italiana è di grande valore a partire dagli studenti, dagli insegnati e dal personale amministrativo, ma la scuola non si è molto evoluta, mentre il mondo è cambiato. C’è un ritardo culturale e in questo momento la scuola italiana ha bisogno di un profondo rinnovamento in quanto deve essere una scuola europea. Bisogna costruire dei percorsi formativi per creare dei cittadini globali, altrimenti si perde una grande sfida.
Alle audizioni alla Camera e Senato - ha dichiarato il Ministro - ho puntato su due temi: l’attenzione alla ricerca nell'ambito europeo e per la scuola, la necessità di rispettare la legge attraverso due canali: le graduatorie di riferimento e un nuovo concorso. Nella mia carriera da professore, ciò che mi ha dato noia è stato proprio il non avere tempi definiti. Invece noi dobbiamo definire tempi e modi per dare opportunità diverse. Ci sono quattro punti su cui lavorare: mescolare le culture, in quanto i nostri sono sistemi chiusi, mentre il mondo oggi è aperto; il tema della trasparenza; la valutazione delle capacità delle persone e del loro impegno; la semplificazione e la definizione dei tempi".

Parlando del concorso per gli insegnanti Profumo ha concluso: "Abbiamo una grande responsabilità: perché il tema sono i nostri studenti. E quindi dobbiamo selezionare delle persone in grado di alternare la loro posizione di docente con quella di discente. Le caratteristiche degli insegnanti - secondo Profumo - devono essere: capacità logica, capacità interpretativa, competenza informatica e la conoscenza delle lingue, per insegnare in una scuola del futuro".

Manuela Ghizzoni, intervenendo al dibattito, ci ha tenuto a sottolineare che "il PD ha posto al centro della propria proposta politica il sistema della conoscenza. Il Parlamento e la Commissioni sono a disposizione del governo, ma - ha osservato - nel mondo della scuola e nel settore del sapere in particolare, il tema della condivisione di una discussione aiuta molto.
È stato un errore aver spezzato la fase di formazione da quella di reclutamento, come ha detto Puglisi. Adesso noi abbiamo graduatorie pienissime e ciò che non mi convince è il discorso che con un nuovo concorso si immettono giovani più motivati. Noi nelle graduatorie abbiamo persone formate che hanno superato le selezioni per la SISS. Se si attinge dalle graduatorie non si è meno meritevoli degli altri. È un atteggiamento gelminiano che contesto quello di demonizzare la scuola e gli insegnanti in questo modo. Tutta la demogogia degli anni passati è diventato un senso comune, i precari della scuola hanno fatto un percorso deciso dalle leggi italiane ed è giusto rispettarli".

In fine Marco Meloni, parlando di università e ricerca ha evidenziato le problematiche che riguardano questi settori.
"Gli elementi di preoccupazione sono le scarse immatricolazioni el’aumento delle tasse universitarie. Il punto cruciale è che non tutti i giovani hanno le stesse possibilità di partenza. Dobbiamo accelerare in questi mesi il nostro impegno per riprendere una marcia contraria rispetto a quella che si è tenuta prima con i governi della destra, quando le frasi tipiche delle loro campagne elettorali erano: 'Per fare le scarpe non serve laurarsi e perché i figli degli operai vogliono fare i dottori?'
Bisogna far capire che laurearsi è utile, mentre in Italia ormai, solo poco più del 56% dei cittadini pensa che quello universitario sia un percorso che serve, siamo gli ultimi in Europa e siamo il terzo Paese per tassazione universitaria. Noi abbiamo pochi studenti che si laureano e sono anche in diminuzione negli ultimi anni. Pensiamo di avere troppi docenti universitari, non è così, dobbiamo sapere che è difficilissimo per i giovani programmare la propria vita per fare il docente universitario".
Ha concluso Meloni: "Ci deve essere un investimento di risorse per portare gli studenti che non possono permetterselo all’università. Occorre qualche segnale politico immediato che fin’ora non abbiamo visto, altrimenti rischiamo di giocarci la possibilità di ristabilire un po’ di fiducia collettiva".