SITO UFFICIALE DEL PARTITO DEMOCRATICO CIRCOLO DI VIETRI SUL MARE

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mercoledì 15 maggio 2013

Franceschini: "Se falliamo ora con le riforme la responsabilità sarà di tutti"



"Il nostro un governo di servizio tra avversari" - Intervista a Dario Franceschini di Francesco Bei – la Repubblica




Dario Franceschini  franceschini30
Nel suo ufficio da ministro per i rapporti con il Parlamento Dario Franceschini ha trovato un grande dipinto di santa Rita da Cascia che si autoflagella. La tentazione di farne una metafora della situazione attuale del Pd è troppo forte. 

Siete come quella mistica sopra la sua testa: vi siete alleati con Berlusconi e sembra che ci stiate prendendo gusto. È ancora governo di servizio o sta diventando una grande coalizione?
«No, la formula giusta resta quella di governo di servizio. Noi e il Pdl restiamo avversari e alternativi. Siamo consapevoli di non fare questo lavoro nel consenso generale, ma sono sicuro che la nostra gente capisce che l'assenza di alternative numeriche e politiche ha reso questo l'unico modo per affrontare le urgenze degli italiani». 

Intanto con questa storia della Convenzione state per trasformare il Cavaliere in un padre costituente...
«Non vedo proprio questo rischio! Semmai, grazie alla generosità di Bersani, ora il Pd ha superato una fase difficilissima e con Epifani potrà farsi sentire».

>In che senso?
«Il Pd farà sentire la sua voce e farà pesare la sua forza in Parlamento. E il governo farà la sintesi».

Berlusconi ha sempre mandato tutto all'aria, perché stavolta le riforme costituzionali dovrebbero andare in porto?
«Le riforme sono al centro dell'agenda politica da 30 anni e tutti i tentativi, dai tempi della De Mita-Iotti alla Bicamerale, sono stati segnati da tragici fallimenti. Già negli anni Ottanta il sistema politico era lento, inadeguato a stare al passo con un mondo che si era fatto veloce. Figuriamoci 
oggi».

Oggi cosa vi fa essere più ottimisti? Berlusconi è improvvisamente diventato affidabile?
«I fallimenti sono stati provocati dallo scontro perenne tra i due poli, che ha sempre impedito l'instaurarsi di un clima costituente. L'attuale situazione, per quanto fragile, paradossalmente può consentire di fare quello che non si è mai fatto. Inoltre stavolta c'è la consapevolezza che, in caso di fallimento, le responsabilità sarebbero di tutti e servirebbe a poco darsi la colpa a vicenda davanti agli italiani».

Mi scusi ma anche durante il governo Monti eravate in maggioranza con il Pdl. Eppure siete riusciti a non combinare nulla, perché?
«Eravamo in un clima preelettorale, mentre ora siamo all'inizio della legislatura. E poi c'era un governo tecnico che si chiamava fuori dalla partita, noi invece saremo parte attiva del processo».

Lei parla di un «clima favorevole». Ma se si dovessero ripetere manifestazioni come quelle di Brescia che farete? Oggi persino un ministro, Nunzia De Girolamo, ha sparato contro il processo Ruby, nonostante l'ordine di Letta di non immischiarsi...
«Le vicende processuali non devono interferire con quelle politiche. Sono due piani diversi e devono restare tali. Sarebbe bene che tutti si attenessero a questo elementare principio».

Il Pdl pretende che la riforma della giustizia rientri nei programmi. Un'altra mina per il governo?
«La Convenzione si occuperà dei capitoli legati alla forma di governo, alla riforma del bicameralismo, alla riforma dei partiti, alla riduzione del numero dei parlamentari. Le proposte sulla giustizia le valuteremo una per una, sapendo perfettamente che il rispetto dell'autonomia della magistratura e l'uguaglianza dei cittadini davanti alla legge non sono cose di destra o di sinistra ma 
principi costituzionali che tutti devono rispettare. A partire da chi legifera».

Con il comitato dei saggi sembra che abbiate rimesso in piedi un sistema barocco. È un modo 
per traccheggiare?

«Noi vogliamo partire in fretta. Già domani (oggi per chi legge, ndr) spero che le conferenze dei capigruppo decidano la partenza del percorso riformatore entro il mese di maggio. Il percorso immaginato a Spineto corre molto».

Intanto la prima grana è sul Porcellum: Berlusconi sembra affezionato e propone di cancellarlo solo alla fine del percorso riformatore. E voi?
«Questo è ancora un punto sospeso dentro un quadro condiviso. Il problema è capirsi o piantare ognuno la propria bandierina. Tra chi non vuole fare la legge elettorale prima delle riforme costituzionali e chi vuole farla subito, la via di mezzo ragionevole è quella illustrata a Spineto: predisponiamo correzioni subito al Porcellum in modo che, se il percorso di modifiche costituzionali dovesse fallire, non si tornerebbe comunque a votare con questa legge e poi, una volta stabilita la forma di Stato e di governo, faremo la vera riforma elettorale, coerente con il sistema scelto».

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