SITO UFFICIALE DEL PARTITO DEMOCRATICO CIRCOLO DI VIETRI SUL MARE

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mercoledì 31 luglio 2013

De Gregori: non voto più La mia sinistra si è persa tra slow food e No Tav

IL CANTAUTORE TORNA A PARLARE DI POLITICA SEI ANNI DOPO LE CRITICHE A VELTRONI

«Ringrazio Dio che il Pd non governi con Grillo» Forse potevamo farci meno domande su Noemi e più sull'Ilva

Francesco De Gregori, 62 anni, con l'ex segretario del Pd Pierluigi Bersani, 61 anni, alla festa democratica di Pesaro il 27 agosto 2011 (Ansa)Francesco De Gregori, 62 anni, con l'ex segretario del Pd Pierluigi Bersani, 61 anni, alla festa democratica di Pesaro il 27 agosto 2011 (Ansa)
Francesco De Gregori, sono sei anni, da quando in un'intervista al «Corriere» lei demolì la figura allora emergente di Veltroni, che non parla di politica. Che cosa le succede? 
«Succede che il mio interesse per la politica è molto scemato. Ha presente il principio fondativo delle rivoluzioni liberali, "no taxation without representation?". Ecco, lo rovescerei: pago le tasse, sono felice di farlo, partecipo al gioco. Però, per favore, tassatemi quanto volete, ma non pretendete di rappresentarmi».
Cos'ha votato alle ultime elezioni? 
«Monti alla Camera e Bersani al Senato. Mi pareva che Monti avesse governato in modo consapevole in un momento difficile. Sono contento di com'è andata? No. Oggi non so cosa farei. Probabilmente non voterei. Con questo sistema, tanto vale scegliere i parlamentari sull'elenco del telefono».
Dice questo proprio lei, considerato il cantautore politico per eccellenza? L'autore de «La storia siamo noi», per anni colonna sonora dei congressi della sinistra italiana? 
«Continuo a pensarmi di sinistra. Sono nato lì. Sono convinto che vadano tutelate le fasce sociali più deboli, gli immigrati, i giovani che magari oggi nemmeno sanno cos'è il Pd. Sono convinto che bisogna lavorare per rendere i poveri meno poveri, che la ricchezza debba essere redistribuita; anche se non credo che la ricchezza in quanto tale vada punita. E sono a favore della scuola pubblica, delle pari opportunità, della meritocrazia. Tutto questo sta più nell'orizzonte culturale della sinistra che in quello della destra. Ma secondo lei cos'è oggi la sinistra italiana?».
Me lo dica lei, De Gregori. 
«È un arco cangiante che va dall'idolatria per le piste ciclabili a un sindacalismo vecchio stampo, novecentesco, a tratti incompatibile con la modernità. Che agita in continuazione i feticci del "politicamente corretto", una moda americana di trent'anni fa, e della "Costituzione più bella del mondo". Che si commuove per lo slow food e poi magari, "en passant", strizza l'occhio ai No Tav per provare a fare scouting con i grillini. Tutto questo non è facile da capire, almeno per me».
Alla fine la sinistra si è alleata con Berlusconi. 
«Questo governo non piace a nessuno. Ma credo fosse l'unico possibile. Ringrazio Dio che non si sia fatto un governo con Grillo e magari un referendum per uscire dall'euro. Se poi molti nel Pd volevano governare con Grillo e io non sono d'accordo non è un dramma. Ora il Pd è di moda occuparlo, prendere la tessera per poi stracciarla. Non ne posso più di queste spiritosaggini».
Apprezza Letta? 
«Le ho detto che seguo poco. Se mi chiede chi è ministro di cosa, magari non lo so. Quando viaggio compro sei giornali, ma dopo dieci minuti li poso e comincio a guardare fuori dal finestrino...».
Francesco De Gregori (Jpeg)Francesco De Gregori (Jpeg)
Colpa dei giornali o della politica? 
«Magari è colpa mia. Mi sento, mischiando Prezzolini e Togliatti, un "inutile apota". Comunque nutro un certo rispetto per il lavoro non facile di Letta e di Alfano. Sono stufo del fatto che, appena si cerca un accordo su una riforma, subito da sinistra si gridi all'"inciucio", al tradimento. Basta con queste sciocchezze. Basta con l'ansia di non avere nemici a sinistra; io ho sempre avuto nemici a sinistra, e non me ne sono mai occupato. Ho votato Pci quando era comunista anche Napolitano. Ma viene il momento in cui la realtà cambia le cose, bisogna distaccarsi da alcune vecchie certezze, lasciare la ciambella di salvataggio ed essere liberi di nuotare, non abbandonando per questo la tua terra d'origine. Non ce la faccio più a sentir recitare la solita solfa "Dì qualcosa di sinistra". Era la bellissima battuta di un vecchio film, non può diventare l'unica bandiera delle anime belle di oggi. Proviamo piuttosto a dire qualcosa di sensato, di importante, di nuovo. Magari scopriremo che è anche di sinistra».
Di Berlusconi cosa pensa? 
«Berlusconi è stato fondamentalmente un uomo d'azienda. Nel suo campo e nel suo tempo una persona molto abile, non un vecchio padrone delle ferriere. Ha fatto politica solo per proteggere i suoi interessi, senza avere nessun senso dello Stato, nessun rispetto per le regole e, credo, con alle spalle una scarsa cultura generale. I risultati sono sotto gli occhi di tutti. È imputato di reati gravi e si è difeso dai processi più che nei processi. Che altro vuole sapere? Aveva ragione l'Economist : Berlusconi era inadatto a governare l'Italia. Mi chiedo però anche se l'Italia sia adatta a essere governata da qualcuno».
Un premier non telefona in questura per far liberare un'arrestata dicendo che è la nipote di Mubarak, non crede? 
«Certo. Andreotti non si sarebbe mai esposto così. Però, guardi, ho seguito con crescente fastidio e disinteresse l'accanimento sulla sua vita privata. Forse potevamo farci qualche domanda in meno su Noemi e qualcuna di più sull'Ilva di Taranto? Pensare di eliminare Berlusconi per via giudiziaria credo sia stato il più grande errore di questa sinistra. Meglio sarebbe stato elaborare un progetto credibile di riforma della società e competere con lui su temi concreti, invece di gingillarsi a chiamarlo Caimano e coltivare l'ossessione di vederlo in galera. Non condivido nulla dell'etica e dell'estetica berlusconiana, ma mi irrita sentir parlare di "regime berlusconiano": è una falsa rappresentazione, oltre che una mancanza di rispetto per gli oppositori di Castro o di Putin che stanno in carcere. E ho trovato anche ridicolo che si sia appiccicata una lettera scarlatta al sindaco di Firenze per un suo incontro col premier».
Renzi appare l'uomo del futuro. 
«Renzi è uno che ha sparigliato. Se il Pd avesse candidato lui probabilmente avrebbe vinto. Ma la scelta del termine rottamazione non mi è mai piaciuta, mi è sempre parsa volgare e violenta. E poi non sono più disposto a seguire nessuno a scatola chiusa».
Quindi non crede in lui? E non voterà alle primarie? 
«Il verbo "credere" non dovrebbe appartenere alla politica. Non basta promettere bene e saper comunicare. E poi penso di non votare alle secondarie, si figuri se voterò alle primarie. Il Pd sta passando l'estate a litigare. E magari anche Renzi ne uscirà logorato».
Aveva acceso speranze Grillo e l'idea della rete come veicolo di partecipazione. 
«Ho trovato inquietante la campagna di Grillo, il suo modo di essere e di porsi, il rifiuto del confronto, le adunate oceaniche. Condivido i tagli ai costi della politica e la richiesta di moralizzazione che viene da molti e che Grillo ha saputo ben intercettare. Molti elettori e molti eletti del M5S sono sicuramente persone degne e capaci di fare politica. Ma questa idea della Rete come palingenesi e istituzione iperdemocratica mi ricorda i romanzi di Urania».
Con Veltroni avete fatto pace? 
«Per quell'intervista mi saltarono addosso in molti, compresi alcuni colleghi cantanti. Qualcuno mi chiese addirittura "Chi ti ha pagato?". Con Veltroni ci siamo incontrati per caso un paio di mesi fa al Salone del Libro a Torino, abbiamo parlato qualche minuto e credo che questo abbia fatto piacere a tutti e due. È sempre una persona molto ricca sul piano umano. Ma non mi andava di essere catalogato tra i Veltroni Boys».
Non c'è proprio nessuno che le piaccia? 
«Papa Francesco, la più bella notizia degli ultimi anni. Ma mi piaceva anche Ratzinger. Intellettuale di altissimo livello, all'apparenza nemico del mondo moderno e in realtà avanzatissimo, grande teologo e per questo forse distante dalla gente. Magari i fedeli in piazza San Pietro non lo capivano. Ma il suo discorso di Ratisbona fu un discorso importante».
Oggi non canterebbe più «Viva l'Italia»? 
«Al contrario. Sono convinto che l'Italia abbia grandi chance per il futuro. E ogni volta che canto quella canzone sento che ogni parola di quel testo continua ad avere un peso. "L'Italia che resiste", ad esempio; e solo le anime semplici potevano pensare che c'entrasse qualcosa con lo slogan giustizialista "resistere resistere resistere". "L'Italia che si dispera e l'Italia che s'innamora". L'Italia che ogni tanto s'innamora delle persone sbagliate, da Mussolini a Berlusconi. Ma il mio amore per l'Italia, e per gli italiani, non è in discussione. Sono stato berlusconiano solo per trenta secondi in vita mia: quando ho visto i sorrisi di scherno di Merkel e Sarkozy». 
(da Corriere della Sera.It)

DL Lavoro, sì a emendamento PD che sblocca 20 - 25 mld per i debiti della PA

Grazie all'emendamento ad hoc presentato dal senatore Giorgio Santini, tutti i debiti della Pa nei confronti delle imprese potranno essere pagati entro i primi mesi del 2014 . In questo modo si potrà dare ulteriore ossigeno alle aziende, compiendo un'operazione di giustizia economica per il Paese


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"Tutti i debiti della Pa nei confronti delle imprese potranno essere pagati entro i primi mesi del 2014 grazie all'emendamento ad hoc approvato dal Senato nell'abito del decreto lavoro. In questo modo si potrà dare ulteriore ossigeno alle aziende, compiendo un'operazione di giustizia economica per il Paese, che il Pd chiede da tempo, affinché la Pubblica amministrazione saldi i suoi debiti nei confronti delle aziende". 

Lo dice il senatore del Pd Giorgio Santini, presentatore dell'emendamento. 
"Si tratta - prosegue Santini - di un passo decisivo per il rilancio delle attività dell'economia e della domanda interna, senza compromettere i vincoli di bilancio. L'operazione permetterà, infatti, di immettere nel circuito economico, oltre ai 40 miliardi già previsti dalla legge in vigore, altri 25 miliardi, attraverso la garanzia dello Stato e l'attivazione di intermediari finanziari quali banche e Cassa Depositi e Prestiti. 

Il Mef dovrà istituire l'apposito Fondo di Garanzia ed emanare, entro 60 giorni, un decreto per definire le modalità di attuazione della procedura e stabilire i tassi di interesse, non oltre il 2%. Con questo emendamento, costruito con il contributo della Commissione Bilancio, il Parlamento dà un apporto molto significativo affinché tutto il processo di pagamento dei debiti Pa venga accelerato e vengano svolte nei tempi previsti, e con modalità snelle, tutte le procedure di legge affinché, nei mesi a cavallo tra il 2013 e il 2014, l'intera operazione venga conclusa. Con questo scopo - ha spiegato Santini - il Parlamento attuerà un costante monitoraggio sull'intera procedura, in stretto collegamento col Mef e con tutte le pubbliche amministrazioni". 

"L’emendamento al decreto Lavoro presentato dal PD, premia la determinazione del nostro partito di perseguire l’obiettivo del rilancio dell’economia", ha commentato il senatore Salvatore Tomaselli, capogruppo in commissione Industria.
"Lo sblocco di altre decine di miliardi di euro di debiti della Pa dà nuovo respiro alle imprese la cui salvaguardia è per noi una priorità sia per quanto riguarda il mantenimento dei livelli occupazionali, sia per il valore che, soprattutto nel caso delle Pmi, esse rivestono per il funzionamento del sistema Paese". 

"Il Pd sta cercando in ogni modo di tutelare l’occupazione e allo stesso tempo le imprese che formano l’ossatura della nostra economia. In questo senso, l’emendamento Santini al dl Lavoro, fortemente voluto dal Partito democratico e sottoscritto dall’intero Parlamento, rappresenta e premia questo nostro sforzo", ha dichiarato Camilla Fabbri, membro della commissione Industria, Commercio e Turismo. 

"Le Pmi hanno una necessità indispensabile di disporre delle risorse loro dovute dalla Pa e dunque lo sblocco di 20-25 miliardi di euro costituisce un importante risultato ai fini del rilancio dell’Italia".

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Dl Lavoro, gli emendamenti del PD accolti in Senato

lunedì 29 luglio 2013

ZANDA: "Niente reazioni eversive o l`alleanza verrà meno"

"Niente reazioni eversive o l`alleanza verrà meno"

Intervista a Luigi Zanda, capogruppo del PD in Senato - su La Stampa - di Federico Geremicca. "L`eventuale voto in Giunta sulla decadenza? Il Pd renderà operativa la sentenza della magistratura"



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Non è vero che il Pd sia disposto a tutto pur di difendere la permanenza di Enrico Letta a palazzo Chigi: ma non è nemmeno vero che una sentenza della Cassazione che confermasse la condanna inflitta a Berlusconi debba significare, di per sé, la rottura del patto di governo col Cavaliere. Detto questo, però, ci sono due cose sulle quali Luigi Zanda - capo dei senatori Pd - ritiene che i democratici non possano transigere. La prima: far finta di nulla di fronte ad una reazione Pdl che - in caso di sentenza sgradita - si caratterizzasse per manifestazioni e atteggiamenti al limite dell`eversione; la seconda: mettere in discussione, in sede di Giunta per le elezioni, la presa d`atto di una sentenza della magistratura, e dunque la decadenza di Berlusconi dalla carica di senatore. 

Lei però sa, presidente Zanda, che nel cosiddetto «popolo di centrosinistra» pochi digerirebbero la permanenza al governo con Berlusconi in caso di conferma della condanna, con annessa interdizione... 

«Lo so. E infatti penso che dovremmo continuare, e con ancor maggior chiarezza, il lavoro fatto in questi tre mesi». Cosa intende, scusi? 

«Intendo dire che dovremo insistere a spiegare alla nostra gente come e perché abbiamo detto sì ad un governo di necessità che - e lo sapevamo - avrebbe rappresentato, per noi, un`esperienza scomoda». 

È un modo per dire che qualunque sia la sentenza della Cassazione il governo deve andare avanti? 

«Intanto, per la verità, ritengo poco serio avventurarsi in ipotesi e discussioni prima che la decisione della Corte sia nota: se il Pdl lo fa, non significa che dobbiamo farlo anche noi, sbagliando». 

Detto questo? 

«Detto questo, ci sono due ragioni politiche e istituzionali - per le quali il governo dovrebbe esser tenuto al riparo dalla sentenza. La prima è che la giustizia non può condizionare l`agire della politica, e viceversa; la seconda sta nel fatto che le ragioni che hanno portato alla nascita di un governo di necessità non sono venute meno. Anzi». 

Addirittura anzi? 

«Se lei pensa alla possibile crisi sociale che potrebbe segnare l`autunno, le viene da dire che possiamo fare a meno di un governo e andare al voto? Un voto, per altro, al quale saremmo costretti ancora col "Porcellum", che invece dobbiamo al più presto cancellare». Quindi, e scusi se insisto, si va avanti qualunque sia il verdetto della Cassazione... 

«Guardi, Berlusconi c`era prima e c`è adesso: sapevamo dei suoi problemi giudiziari ma sapevamo anche che il Paese, col risultato elettorale di febbraio e senza un governo, avrebbe rischiato una crisi che - da politica e sociale avrebbe potuto trasformarsi in crisi democratica e del sistema parlamentare. Per altro, le ripetute contestazioni razziste alla ministra Kyenge testimoniano l`esistenza di un pezzo di Italia brutta, che va governata e cambiata. L`esecutivo Letta è nato anche per questo, e non mi pare abbia esaurito la sua funzione». 

Dunque, magari turandosi il naso, ma si continua con Berlusconi. 

«Non a tutti i costi, come le dicevo». 

E quali sono i costi che il Pd non può accettare? 
«Sono settimane che dal Pdl si alzano voci che allarmano, ogni giorno c`è qualcuno che minaccia uno sfracello... La Cassazione non si è ancora riunita e già si annunciano rotture, ci si predispone a rese dei conti con la magistratura e chissà chi altro. In questo Paese abbiamo già assistito una volta all`occupazione di un Palazzo di giustizia e a reazioni di fatto eversive, successive a questa o quella sentenza. Ecco, di fronte ad atteggiamenti così, non potremmo che prender atto del venir meno di elementi di principio comuni, vorrei dire costitutivi dello stare assieme». 

Difficile immaginare reazioni diverse, no? E soprattutto difficile pensare che il Pdl non alzi barricate di fronte all`ipotesi che il Senato voti la decadenza di Berlusconi. 

«Su questo credo che occorra esser chiari. Nelle settimane passate ci sono state molte polemiche intorno all`ineleggibilità del leader del Pdl: io espressi la mia opinione, ma considero quelle polemiche perfino accettabili, visto che hanno riguardato l`interpretazioni da dare ad una legge del 1957. Stavolta, invece, la situazione mi pare totalmente diversa: e non dovrebbe esserci c`è materia di discussione, almeno per noi del Pd». 

Che vuol dire? 

«Vuol dire che dobbiamo prender atto e rendere operativa una sentenza della magistratura». E il Pd è pronto a farlo e a votare per la decadenza da senatore dì Berlusconi? 

«Le rispondo cercando di essere il più oggettivo possibile: da quando è nato, ed in ogni sede, il Pd ed i suoi esponenti hanno sempre rispettato e dato corso alle decisioni della magistratura». «Se cade ora c`è il rischio di pesanti conseguenze con una possibile crisi sociale» Il messaggio alla base Dovremmo spiegare che abbiamo detto sì a un governo di necessità anche se «scomodo» Le condizioni Luigi Zanda, capogruppo in Senato del Partito Democratico 

EPIFANI: "La mia proposta è per il congresso entro novembre"

"La mia proposta è per il congresso entro novembre"

Letta: "Uniti non ci batte nessuno"


Guglielmo Epifani  epifani07
“In contemporanea con i lavori della nostra direzione, si stanno svolgendo i funerali di Laura Prati. voglio ricordare l’impegno, la grande determinazione. Ancora una volta traiamo esempio da un comportamento ineccepibile per ritrovare ragioni alte e nobili di chi fa politica al servizio del cittadino, in un momento nel quale anche verso la politica troppi e indistinti sono i segnali di malessere. un comportamento con il suo nobilita la politica. Vorrei che noi non la scordassimo e che restasse tra i grandi eroi civili che la nostra storia ha dentro di sé”
E’ l’esordio del discorso con il quale Gugliemo Epifani ha aperto i lavori della Direzione nazionale del Pd, a cui ha fatto seguito un minuto di silenzio in memoria della sindaca uccisa.

Epifani è dunque passato a fare “il punto e il bilancio dell’azione del governo e dei rapporti con l’iniziativa del partito”. Per il segretario del Pd questi primi 90 giorni confermano che “non potevamo non seguire la strada che abbiamo seguito, in assenza di altre soluzioni e in assenza della giustezza della possibilità di tornare al voto. Questo era ed è, come abbiamo detto dal primo momento, un governo di servizio, non un governo di pacificazione” che significa “condivisione delle funzioni e dei compiti essenziali di governo” nella crisi più lunga mai attraversata. 

La seconda conferma, secondo Epifani, è che “tra i fattori positivi dell’azione di governo c’è la ricostruzione di una credibilità internazionale. Abbiamo usato questa credibilità per negoziare al meglio fino alle aperture che abbiamo potuto conseguire, in modo particolare sul tema del lavoro giovanile”.



“Naturalmente – ha aggiunto -, in questo c’è anche il giudizio sui primi provvedimenti del governo. Corretto partire dai rifinanziamento della Cassa integrazione in deroga, come chiedevamo, la restituzione di una parte dei crediti che le aziende hanno nei confronti della pubblica amministrazione e,sia pure tra mille difficoltà, il decreto del fare. Ed è infine un governo – e non è questione da poco – che ha recuperato un rapporto corretto con il complesso delle rappresentanze sociali e con il complesso delle rappresentanze istituzionali”.

Per il segretario del Pd la terza conferma sono “le difficoltà con il Pdl e che nascono dal fatto che abbiamo differenze profonde. Di rifermenti sociali, di culture, di valori, di senso dello Stato”. 

E facendo riferimento al degrado politico, Epifani ha ricordato le “insopportabili e volgari battute che il vicepresidente del Senato Calderoli ha usato, con un fare inammissibile, verso il nostro ministro Kyenge alla quale rinnoviamo la nostra solidarietà e la nostra stima”.

Quanto alle indicazioni per il congresso, Epifani ha affermato: “Anche se non mi spetta, la mia indicazione è di fare il congresso entro novembre”, convocando per il 14 settembre l'assemblea che proclamerà l’assise dei democratici.
“Serve una figura di segretario rivolta all'impegno prevalente del partito – ha aggiunto -. E' l'indicazione di Epifani, che ha aggiunto come il congresso debba “partire dai livelli locali e procedere rapidamente”.

“Primarie aperte” per la scelta del candidato premier, ha indicato il segretario nazionale, mentre sulla platea che eleggerà il segretario del Pd decide la direzione e la commissione Congresso. 

Venendo incontro alle richieste venute da vari interventi, e alla luce dei tanti iscritti a parlare e degli impegni parlamentari, la Direzione del Pd ha stabilito di aggiornare la riunione nei prossimi giorni.

Alla riunione dei democratici ha partecipato anche il presidente del Consiglio,Enrico Letta, che nel suo intervento, a proposito del Pd ha affermato: “Serve un segretario che faccia il segretario e che lavori a preparare un partito che quando ci saranno le nuove condizioni sia pronto a vincere”. 

“Se siamo uniti non ci batte nessuno”, è stata l’esortazione del premier, che ha aggiunto: “noi siamo un partito, non il gruppo misto”.
“Ci vogliono doveri da parte di tutti - ha aggiunto -. Dobbiamo decidere insieme e poi percorrere quella strada”. Il premier ha poi detto di condividere “nel profondo” il ragionamento fatto in precedenza da Gianni Cuperlo, che nel suo intervento aveva parlato della “sulla necessità di un partito che discuta ma sia unito nelle decisioni”.

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Intervento integrale del segretario democratico, bozza non corretta

martedì 23 luglio 2013

Epifani: "Il governo va rafforzato o in autunno non reggerà"

Intervista a Guglielmo Epifani di Simone Collini - L'Unità


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«Il governo esce più debole dall`affare Shalabayeva, che per noi non è chiuso. Se non riacquista autorevolezza e forza non ce la farà ad affrontare un autunno che sarà difficilissimo». Il messaggio lanciato da Guglielmo Epifani è rivolto al Pdl, che già dieci giorni fa aveva reagito alla decisione della Cassazione di fissare al 30 luglio l`udienza sul processo Mediaset con un atteggiamento «ai limiti dell`eversione» e ora ha fatto quadrato attorno ad Alfano. Ma non è solo agli uomini di Berlusconi che parla il segretario del Pd. Perché oltre a ribadire la necessità di fare a settembre «un tagliando», Epifani spiega in questa intervista che il suo partito si batterà perché al centro dell`azione di governo vengano messe «le vere priorità, che sono le politiche per il lavoro, gli investimenti per la scuola, l`allentamento del patto di stabilità, l`erogazione di un po` di liquidità alle piccole e medie imprese». E su questo, dice il leader del Pd, che va rilanciata l`azione di governo. Ed è su questo, aggiunge, che si costruisce «il senso del nostro percorso congressuale». 
Le reazioni del Pdl alla decisione della Cassazione e poi il caso Shalabayeva: come esce il governo da quanto avvenuto negli ultimi dieci giorni? 
«Sicuramente più debole». 
Il 30 luglio rimane una data chiave per le sorti del governo e la tenuta della maggioranza? 
«Il Pdl, tentando una pressione indebita sui lavori parlamentari, ha reagito con un atteggiamento ai limiti dell`eversione alla decisione della Cassazione di fissare l`udienza per quel giorno. E questo ha segnato la tenuta della maggioranza, non può che pesare perché significa che il Pdl non ha compreso che c`è un senso dello Stato che viene prima degli interessi di una parte. Per quanto ci riguarda, noi restiamo fermi sul concetto che non ci deve essere commistione tra questioni giudiziarie e questioni politiche». 
E le questioni di rilevanza internazionale come incidono? Lei ritiene chiuso il caso Shalabayeva? 
«Non è chiuso perché ha prodotto un vulnus impensabile in qualunque Stato sovrano. Quel che emerge, giorno dopo giorno, è la nostra totale cessione di autonomia come Paese. Sembra che un ambasciatore di una nazione straniera si sia incuneato nel nostro sistema e sia riuscito a portar via una donna e una bambina senza che nessuno lo abbia fermato. Come ha detto Napolitano, siamo di fronte a una vicenda inaudita». 
Non è rimasto soddisfatto dalla ricostruzione fornita dal capo della Polizia Alessandro Pansa? 
«Quella ricostruzione riguarda il comportamento delle forze di sicurezza, ma c`è da fare un esame più vasto perché quel che emerge dimostra che c`è un sistema che è saltato. E questa è una questione che va al di là della sola sfera del ministero dell`Interno». 
È un modo per assolvere l`operato di Alfano? 
«No, la responsabilità politica del ministro dell`Interno è evidente e sarebbe stato opportuno un suo passo indietro. Quel che dico è che di fronte a una perdita di sovranità e di credibilità internazionale, di fronte alla violazione di principi elementari, di un`azione contro i diritti dell`uomo e il rispetto dei minori, bisogna fare chiarezza. Capire è la condizione perché non si ripeta più quanto accaduto». 
Ha detto che sarebbe stato opportuno un passo indietro da parte di Alfano, ma perché allora il Pd non ha votato per la sfiducia del ministro dell`Interno? 
«Una grande forza politica non si accoda mai alle iniziative dell`opposizione, soprattutto in materia di fiducia. O lo fa essa stessa, o non lo fa. Se l`avessimo fatto sarebbe caduto il governo». 
Anche nel Pd c`è chi sostiene che non sia vero. 
«Chi lo fa evidentemente non tiene conto del fatto che Alfano non è soltanto ministro dell`Interno ma anche segretario del Pdl. L`esito sarebbe stato scontato e le conseguenze sarebbero state devastanti. Il Pdl avrebbe atteso la sentenza della Cassazione e si sarebbe preparato a buttare tutta su di noi la responsabilità della crisi». 
Quindi si andrà avanti come se niente fosse? 
«No, perché quanto avvenuto negli ultimi dieci giorni ha indebolito il governo, che dovrà riacquistare autorevolezza e forza per riuscire ad affrontare un autunno che dal punto di vista economico e sociale sarà difficilissimo. Per questo, proprio come prima di un viaggio impegnativo, bisogna fare un tagliando all`esecutivo, effettuare i necessari controlli, mettere a punto quel che non va». 
Dal Pdl le dicono che con una simile richiesta si finisce per indebolire il governo. 
«Al contrario, io voglio rafforzare il governo. Dopodiché questa è la mia opinione. Il presidente del Consiglio, a cui spetta questa responsabilità, deciderà ciò che sia più opportuno fare. Per quanto riguarda il Pd, adesso rilanceremo le nostre priorità per affrontare la crisi economica e sociale». 
Cosa va messo al centro dell`azione di governo? 
«Servono forti investimenti sulla scuola, perché è chiaro che i tagli degli ultimi anni hanno segnato la qualità e l`universalità dell`offerta formativa. Va allentato il patto di stabilità, almeno per quanto riguarda la messa in sicurezza degli edifici scolastici, in cui entrano ogni giorno migliaia di bambini e ragazzi. Va dato seguito all`impegno assunto nei confronti degli esodati. Si deve vigilare perché gli ammortizzatori sociali vengano effettivamente erogati. E accanto a tutto questo c`è la grande questione di aprire i rubinetti del credito, pensando soprattutto agli artigiani e alle piccole e medie imprese, che soffrono la crisi in maniera molto pesante». 
Il Pdl ha posto come priorità la cancellazione dell`Imu. 
«Le priorità per noi sono quelle, dopodiché andrà individuata una soluzione intelligente sulla prima casa ed evitato l`aumento dell`Iva, che avrebbe un carattere recessivo che penalizzerebbe le fasce popolari e i ceti più deboli. Su questo il Pd sosterrà l`azione di governo». 
E concentrerà anche la discussione congressuale? Glielo chiedo perché alcuni esponenti del Pd sostengono che se il confronto si dovesse sviluppare tra quanti dicono che bisogna sostenere il governo e quanti dicono che no, l`esecutivo rischia contraccolpi ed è meglio rinviare l`assise al 2014. 
«Venerdì, in direzione, apriremo in maniera esplicita la discussione congressuale, che riguarda il ruolo del partito, i compiti del governo, il bilancio di questi primi cento giorni e le sue prospettive, i contenuti su cui rilanciarlo. Sul ruolo del Pd nell`azione di governo già da tempo si stanno esprimendo opinioni di diverso segno sugli organi di informazione. Ora è il momento di riportare la discussione negli organismi del partito. Facciamolo in maniera franca ma costruttiva». 
Renzi ha annunciato che entra in silenzio stampa e parlerà direttamente agli elettori del Pd alle Feste: cosa ne pensa? 
«Qualsiasi discussione è positiva, alle Feste, ai dibattiti. Ci fa bene. Ma poi arriva il momento di ricondurre il dibattito nella sede propria, che è la direzione». 
Auspica la presenza anche di Renzi? 
«Ma certamente, di Renzi come di tutti i membri della direzione. Siamo a conclusione della discussione sulle regole, ora è il momento di discutere il senso del nostro congresso». 
Arriverete a un via libera alle regole all`unanimità? 
«È quello che spero».
(da L'Unità.It)

Epifani: congresso entro l'anno Venerdì direzione con Letta

Epifani: congresso entro l'anno
Venerdì direzione con Letta

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Nessun rinvio del congresso al 2014. Lo ha ribadito il segretario del Pd Guglielmo Epifani alla Festa dell'Unità di Livorno dove è ospite. «Il congresso, come abbiamo sempre detto, si farà entro l'anno - ha detto Epifani - e io mi auguro che sia un buon congresso, che serva a far discutere i nostri iscritti. C'è la necessità di rafforzare l'identità e le radici del nostro partito. E la forza del Pd è all'interno dei territori. Per questo dobbiamo fare un congresso che parta dal basso per rinvigorire un partito che è l'unico in Italia che non è personale. E che per questo va preservato».

«Bisogna trovare risorse per tornare ad investire nella scuola», ha detto ancora Epifani, a margine del suo intervento questo pomeriggio alla Festa dell'Unità di Livorno. «Le risorse vanno trovare in parte per alleggerire intelligentemente la pressione fiscale - ha spiegato il segretario del Pd - ma in parte anche per sostenere gli investimenti e in particolare penso ad interventi per la scuola».

Intanto, venerdì ci sarà il 'chiarimento' tra Enrico Letta e il Pd, questa sera dalla sede democratica sono partite le convocazioni per la direzione che dovrà affrontare un tema delicato: «Il Pd e il governo nazionale, verso quale congresso». All'incontro parteciperà anche il presidente del Consiglio, che cercherà di ricompattare il partito, anche in vista della sentenza della Cassazione su Silvio Berlusconi. Sempre venerdì mattina si riunirà anche la segreteria Pd, mentre è stata rinviata l'ultima riunione della commissione congresso, il tavolo incaricato di scrivere le regole per le assise: i lavori si sarebbero dovuti concludere questa settimana, ma tutto è stato spostato al 31 luglio.

PITTELLA A CUPERLO E CIVATI:
CHIEDIAMO A EPIFANI DATA ASSISE 

Gianni Pittella si rivolge a Gianni Cuperlo e Pippo Civati, gli altri due candidati ufficiali alla segreteria Pd, e chiede di fare pressioni tutti insieme sul segretario del partito affinché fissi la data del congresso: «Rimandare il congresso significa decretare la morte del Partito democratico. É per questo che chiedo a tutti coloro che hanno in animo di presentare la propria candidatura alla segreteria del Pd di sottoscrivere un appello congiunto al segretario Guglielmo Epifani perché si fissi senza ulteriori esitazioni la data del congresso. Qualsiasi ipotesi di rinvio é da considerarsi del tutto inaccettabile e contraria allo statuto». «Quello che serve all'Italia - ha aggiunto Pittella - é un Pd aperto che non abbia paura di mettersi in discussione e che sul confronto delle idee - non piú sul peso delle correnti - sappia parlare al Paese per dare una risposta concreta ai problemi degli italiani».
(da L'Unità.It)

giovedì 18 luglio 2013

Senato, Pd voterà no alla sfiducia Epifani: "Governo vada avanti"

L'assemblea dei senatori Pd  vota contro la mozione, ma i renziani si astengono, dopo aver chiesto le dimissioni del titolare del Viminale e aver chiesto al partito di presentare una sua mozione di sfiducia o "almeno una mozione di censura". Epifani: "Abbiamo ribadito che il governo va avanti, non voteremo la sfiducia". Franceschini: "Nel governo si sta in squadra, la faccia ce la dobbiamo mettere tutti o nessuno". Civati sul blog: "Dario ha detto che chi non voterà a favore di Alfano deve andarsene dal Pd. Se si votasse alla Camera mi espellerebbero dunque". Intanto da Palazzo Grazioli una nota per ribadire il sostegno al ministro dell'Interno



ROMA -  Il Pd non sfiducerà Angelino Alfano. L'assemblea dei senatori riuniti a Palazzo Madama ha votato: ottanta voti a favore della proposta del segretario Guglielmo Epifani,  sette astenuti, mentre il gruppo dei  tredici renziani si è diviso. Una parte di loro non ha votato. "Domani voteremo no alla richiesta di sfiducia", ha poi annunciato Epifani. "Nel gruppo del Pd, c'è stata una discussione seria, sono molto soddisfatto - ha poi aggiunto - per l'andamento dei lavori e della discussione. Mi pare che il gruppo, praticamente all'unanimità con sette astenuti, ha condiviso l'idea per la quale il governo deve andare avanti". Nello stesso tempo, "per chiarezza verso il paese si ritiene che la vicenda, su cui ci sono molte nebbie e che riguarda anche la riorganizzazione della macchina della sicurezza italiana debba essere un tema sul quale debbano essere risolti i problemi dimostrati". Epifani ha rilevato che si tratta di una "vicenda grave", che ha inciso sulla credibilità internazionale dell'italia e ha mostrato che "il nostro sistema ha troppe falle" visto che è stato "consentito ad una ambasciata di muoversi come voleva". Inoltre sono stati "colpiti i diritti di due persone".

Al segretario del Pd è stato ricordato il suo intervento aRepubblica.it, in cui ha affermato che "Alfano se sapeva doveva dimettersi" e l'intervista in cui l'ex capo di gabinetto Procaccini sostiene di aver informato il ministro. "Il problema è cosa sapeva", ha replicato Epifani.

Così dopo giorni di tensioni nel partito la segreteria ha lavorato per ricucire gli strappi che dall'inizio del caso Shalabayeva hanno contrapposto le diverse anime dei Democratici e minacciato la tenuta del governo Letta. Un richiamo alla compattezza era stato lanciato già durante la riunione del gruppo da Dario Franceschini: "Dentro questo governo si sta in squadra, è spiacevole vedere che c'è chi ci mette la faccia e chi dice 'io farei cosi perché c'è chi si sta sporcando le mani'. La faccia - ha ribadito - ce la dobbiamo mettere o tutti o nessuno, come si fa a non vedere che è un atto puramente politico?". La decisione di non votare la sfiducia è stata poi messa ai voti: "Non sono ammessi voti di coscienza si tratta di voto politico" aveva ripetuto lo stesso Franceschini. 

Tanto che Pippo Civati sul suo blog ha attaccato lo stesso Franceschini: "Ha detto che chi non voterà a favore di Alfano deve andarsene dal Pd. Forse su un volo privato, con direzione Astana. Chissà. Sapevatelo. Se alla Camera si votasse, mi espellerebbero, dunque".

In questo quadro  l'intervento del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, l'ammonimento ai partiti sulle responsabilità circa un'eventuale crisi dell'esecutivo e la necessità che il governo Letta " vada avanti", rispettando gli impegni presi all'inizio della legislatura, ha avuto peso.

Non hanno avuto dunque seguito i programmi anticipati in mattinata dai renziani: "Al momento i 13 senatori renziani chiederanno che il gruppo decida di votare la sfiducia al ministro - aveva dichiarato Roberto Giachetti, vicepresidente (Pd) della Camera - la vicenda kazaka non può essere ricondotta tutta alla presenza di posizioni diverse dentro il Pd. Il tema è: Alfano, quando ieri è venuto alla Camera, ha detto la verità o meno?" ha aggiunto. "Renzi viene massacrato ma ha semplicemente detto la stessa cosa di Cuperlo, Finocchiaro, Bindi e di  alcuni esponenti di Lista Civica", aveva poi precisato "Il tema se sia necessario che un ministro si assuma la propria responsabilità e si dimetta, se non ha detto la verità in Parlamento, riguarda tutti. Non è che se uno solleva il problema è perché deve ammazzare il Governo".

La segreteria dei Democratici però aveva già reso noto di non votare la mozione. La linea dissenziente espressa soprattutto dai renziani era comunque andata avanti. Il senatore renziano Andrea Marcucci, aveva chiesto che il Pd non votasse la mozione di sfiducia di Sel e M5S ma ne presentasse una propria per sfiduciare il ministro. In alternativa, "se non ce la facessimo politicamente" - aveva detto - la richiesta è quella di presentare almeno una mozione che "censuri" il comportamento di Alfano.

Il Pdl intanto dal canto suo aveva serrato le fila: tutti uniti a difesa di Angelino Alfano - hanno detto - nessuna spaccatura nel Pdl, niente "fuoco amico" a colpire il ministro dell'Interno e vicepremier che molti, comunque, nella maggioranza di governo - non solo tra le opposizioni - vorrebbero dimissionario. Come al solito Silvio Berlusconi serra le fila, stringe il cerchio e non lascia spazio a chi nel suo partito vorrebbe tentare l'affondo sul segretario. Come al solito, ancora una volta decide lui, e se lui ha deciso che Alfano dovrà restare (o meno) al suo posto, se ha deciso per il momento di difenderlo in una fase così delicata per la tenuta del partito, nessun vocio deve divergere dal coro. Perciò Palazzo Grazioli in mattinata diffonde una nota in cui si ribadisce che nel Pdl sono "compatti nel sostegno al ministro Alfano". Poi Berlusconi precisa: "Non mi si coinvolga nella vicenda Shalabayeva".
(da Repubblica.It)

"Governo prosegua, ma va ridata credibilità a istituzioni"


simbolo del pd
Nota della segreteria nazionale del Pd

“La segreteria nazionale del Partito Democratico si è riunita oggi pomeriggio con i due capigruppo della Camera e del Senato per fare il punto sul caso Shalabayeva.
Nel corso del dibattito la segreteria ha convenuto che il governo deve proseguire nell’opera di risanamento e per dare le risposte di cui il Paese ha bisogno di fronte alla crisi più dura della sua storia.

In ragione di questa scelta non potranno essere votate le mozioni delle opposizioni contro il governo, perché ne determinerebbero la caduta, mettendo il Paese in difficoltà in una fase delicatissima anche dal punto di vista dei mercati finanziari.
Resta tuttavia aperto secondo la segreteria nazionale del Pd il problema di come ridare credibilità alle istituzioni che sovraintendono a problemi di grande delicatezza sul piano interno e internazionale”.

A riunione ancora in corso, parlando con i giornalisti il responsabile Organizzazione del Pd Davide Zoggia ha dichiarato:
"C'è una grande consapevolezza da parte della segreteria del Pd che il governo Letta è assolutamente necessario al Paese. Con le difficoltà della congiuntura economica in una fase come questa sarebbe impensabile che il nostro Paese non avesse un governo". 

"Abbiamo discusso della situazione del Paese e del fatto che ha interessato in questi giorni il governo e il vicepremier Alfano. C'è una grande consapevolezza che il governo Letta è assolutamente necessario al Paese" e "su questo tutta la Segreteria si è assestata". 

"Sono state fatte considerazioni legate alla relazione del ministro Alfano - ha proseguito - e su questo la discussione è ancora aperta", sottolineando però come si tratti di un tema che riguarda "la credibilità internazionale" del Paese. 
A chi gli chiedeva se si fosse parlato di un passo indietro del ministro Zoggia ha replicato che "non si e' discusso di questo" ma della relazione al Parlamento che "ha dei punti che chiariscono e pur tuttavia rimangono delle ombre su quanto accaduto". 

A proposito delle richieste di dimissioni, Zoggia ha spiegato che "le decisioni che il Pd assumerà devono essere di tutto il Pd: questo è un governo al servizio del Paese e sapevamo le possibili difficoltà" dell'alleanza ma "nel momento in cui si decide qualcosa di diverso questo non può essere affidato a pezzi o a singoli esponenti del Pd". In ogni caso "il Pd non ha nessuna intenzione di far cadere il Governo". 

mercoledì 17 luglio 2013

Crocetta: "Il congresso? Prima vanno superate le emergenze"

Intervista a Rosario Crocetta di Salvo Fallica - L'Unità


Rosario Crocetta
Il presidente della Sicilia: «Nel partito c`è chi non tiene a freno l`ambizione Il Megafono? Non è contro il Pd ma per il Pd. Sul Muos intervenga il governo». «Che male c`è ad andare a presentare il Megafono a Firenze? In Italia la Costituzione sancisce il diritto di libertà d`espressione. Renzi va in tutta Italia, va pure dalla Merkel, perché non posso andare a fare delle manifestazioni politiche in Toscana?» In questa intervista con con l`Unità, Rosario Crocetta, da «militante del Pd» entra nel vivo del dibattito politico nazionale. 

Presidente respinge l`etichetta di anti-Renzi? 

«Non sono anti qualcuno, io sono per costruire un progetto politico riformista e alternativo al centrodestra a livello nazionale. In Sicilia abbiamo ottenuto molte vittorie in quella che un tempo era la terra del 61 a zero. Abbiamo vinto le regionali e le amministrative. Enzo Bianco, esponente del Pd, ha trionfato a Catania, unico caso in Italia di una grande città governata dal centrodestra in cui il centrosinistra, sostenuto da liste civiche e movimenti, ha vinto al primo turno. Vi è un modello Sicilia». 

Il centrodestra è stato sconfitto, il M5S ha addirittura subito una disfatta alle amministrative. Eppure tutti davano per morto il Pd. Qual è la sua chiave di lettura? 

«Molti politici e commentatori hanno una visione astratta della realtà, spesso filtrata da sondaggi sbagliati. E non hanno fatto caso ad un aspetto rilevante. L`elettorato del centrosinistra è il più coeso. È fatto da gente che crede nel partito, nella coalizione, ed ha un grande senso della democrazia. Tanto è litigiosa, purtroppo, la classe dirigente tanto è unita la base. Il centrosinistra anche con la sua classe dirigente locale ha saputo ben interpretare la voglia di cambiamento della gente. Il Megafono in Sicilia ha dato un contributo importante al Pd ed alla coalizione». 

Eppure in molti temono che il Megafono diventi un partito. Come stanno le cose? 

«Lo dico chiaro e tondo. il Megafono non è un partito. È un movimento cultural politico che vuol far confluire nel Pd e nel centrosinistra cittadini delusi che si son allontanati dai partiti ed altri che invece non si riconoscono nelle strutture di partito tradizionale. Non abbiamo uno statuto, i circoli del Megafono crescono in maniera continua e spontanea. Il Megafono non è contro il Pd, è per il Pd. Del resto come può sfuggire un fatto evidente: sono un dirigente del Pd. E sono preoccupato che in questo frangente invece che occuparsi del presente e del futuro del Paese vi sono quelli che ogni giorno chiedono il congresso subito. Ma prima superiamo le emergenze dell`Italia, poi facciamo il congresso. Epifani può guidare bene il partito durante la transizione. Ma qualcuno non riesce a tenere a freno l`ambizione e vuole tutto subito». 

Se le proponessero di candidarsi alla guida del Pd, come risponderebbe? 

«Sono un "compagno" dall`età di 15 anni. Lavoro per il partito e per la democrazia. Se la mia candidatura alla segretaria del Pd e non alla guida del Paese, nascesse in un`ottica di armonica unione e non divisione strumentale, lo farei con spirito di servizio». 

Non mancano le polemiche contro il suo governo regionale... 

«Rispondo con i fatti. Abbiamo abolito le Province, anticipando il resto d`Italia. Il mio governo ha attuato la riforma in tema di rifiuti, ha risanato il bilancio della Regione, ha abolito sprechi e privilegi. Non ha fatto macelleria sociale, ma ha aiutato le classi più deboli. Stiamo lavorando per rilanciare la politica industriale ed economica, lo sviluppo coniugato all`ambiente. Siamo intervenuti con coraggio nel settore della formazione, terreno di scandali. Non guardo in faccia a nessuno. La rivoluzione culturale e democratica continua, i corrotti ed i mafiosi non avranno tregua». 

Presidente cosa accade con il Muos? 

«Guardi il Tar ha dato ragione al mio governo sulla sospensione dei lavori. Io difendo i diritti dei cittadini e voglio che ci siano garanzie per la loro salute. Detto questo ci tengo a sottolineare che non ho alcun pregiudizio ideologico contro il Muos, ed ancor di più ci tengo a sottolineare che non sono antiamericano. Anzi, io sono un amico degli americani, i nostri principali e migliori alleati». 

La Sicilia ha un valore strategico internazionale per l`Occidente... 

«Ma se è cosi perché si vuol lasciare la patata bollente ad un presidente della Regione? Perché il ministero della Difesa non avoca a sé la questione? Io, come sempre, applico la legge. Ma la mia è una situazione difficile, da un lato debbo difendere la salute dei cittadini dall`altro le ragioni internazionali. Ne ho parlato anche con Enrico Letta, che da persona seria e preparata, spero intervenga. E chiederò con il massimo garbo istituzionale al presidente della Repubblica, Napolitano, che è un uomo straordinario, di intervenire con la sua "moral suasion". Chiedo ai vertici dello Stato di non lasciarmi solo, troviamo una soluzione razionale, agendo in sinergia, in maniera costruttiva».

Fonte: L'Unità

A QUESTO PUNTO LA PAUSA LAVORI LA CHIEDIAMO NOI

A QUESTO PUNTO LA PAUSA LAVORI LA CHIEDIAMO NOI

A QUESTO PUNTO LA PAUSA LAVORI LA CHIEDIAMO NOI

Lettera aperta a Epifani, ai dirigenti e ai Senatori del PD
La frase razzista, fascista e volgare, di Calderoli è solo l’ultima, in ordine di tempo, di un personaggio che andrebbe espulso dal consenso civile, non solo dall’organo istituzionale entro cui svolge la propria funzione.
Lo sdegno degli italiani, non solo quello della nostra parte, è al culmine; non è possibile tollerare oltre.
Questo ci sembra un buon motivo per bloccare i lavori del Senato, rimuovere Calderoli e riprendere non prima che avvenga la nomina di un nuovo vice Presidente del Senato.
Forza Segretario, forza senatori, almeno su questo, manteniamo il punto! Ce lo chiede quel minimo di decoro per cui siamo stati messi al mondo, non solo i nostri militanti e la stragrande maggioranza degli italiani.
Nicola Landolfi
calderoli
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