
Primarie «chiuse» a chi non ha la tessera del Pd?
«Intendiamoci bene: io del discorso di Renzi condivido solo la richiesta di una data precisa del congresso, Epifani ci faccia sapere quando sarà convocato, non si può far slittare ancora. Dalle amministrative arriverà un risultato positivo, che però temo non potrà placare la preoccupazione sul rischio di un`emorragia silenziosa di consensi. Solo in Toscana abbiamo perso decine di migliaia di iscritti e immagino sarà così anche altrove. Ma vedo ora che Renzi si vuole presentare candidato solo a precise condizioni che lui vuol dettare e allo stesso tempo che continua a prendere di mira il governo. Se scenderà in campo, lui avrà le sue idee e noi ci metteremo le nostre».
Suona come una minaccia del tipo, non creda che sarà incoronato, o no?
«Ma lui ha una visione del partito diversa dalla mia, vuole l`election day con primarie aperte a tutti, io invece penso a un partito di militanti e iscritti che possano elaborare una visione della società e che non sentono il bisogno di esser solo chiamati a dire un sì o un no a Tizio o Caio. Ma vogliono poter esprimersi su un profilo programmatico, culturale e anche organizzativo. Perché servono luoghi in grado di poter produrre sintesi e di indicare una linea politica dopo averla discussa. E invece una Direzione di 300 persone come quella che c`è oggi serve solo a ratificare decisioni prese nei soliti "caminetti". E poi c`è una cosa ancora più importante...».
Dica, cosa non le piace ancora di Renzi?
«Il fatto che lui parli di un uomo solo al comando, circondato da una squadra, con un`accezione positiva. Questa visione tutta leaderistica del partito a me non piace. Il partito dicevo, ha bisogno di luoghi di confronto, di strutture snelle dove si possano determinare le nostre proposte e in cui sarà più facile l`apporto di culture politiche diverse tra loro. E poi, passando ai contenuti, lui parla di merito, talento e carità, tutti valori condivisibili, ma dal suo orizzonte sfuggono temi come diritti, uguaglianza, cultura».
Quindi se si candidasse, troverà Cuperlo come antagonista sostenuto dagli ex Ds?
«Certo, ci vuole una candidatura con un`altra linea, c`è il problema di rappresentare chi esprime altre impostazioni e culture. Il rischio è che si intenda il partito come un mezzo su cui si sale per andare altrove e invece serve un segretario che si dedichi interamente, senza farsi tentare dalle poltrone, a costruire un partito radicato nei territori. Che non abbia solo un profilo istituzionale e di potere, ma anche un forte profilo ideale che si ricostruisce a prescindere dai posti di governo. E poi non c`è da conquistare i voti dei delusi della destra, ma anche dei tanti delusi della sinistra».
Fonte: La Stampa
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