Interpretare la parte dell`anti-Renzi. Il ruolo scelto da Pippo Civati è impegnativo. Però, scegliendo di candidarsi alla segreteria del Pd, il deputato lombardo che con il sindaco di Firenze condivide, oltre che l`anno di nascita (il 1975), anche una parte del percorso da «rottamatore» (le loro strade si sono separate alla vigilia della «Leopolda 2011») se l`è proprio andata a cercare.
«I giornalisti danno per certo che Matteo correrà - spiega Civati al telefono - . Io non ne sono così sicuro, aspetterei l`ufficialità. Ultimamente però lo vedo un po` spento: non ha detto nulla né sulla condanna di Berlusconi né sugli F-35. Se rompesse gli indugi in ogni caso sarebbe un bel segnale: per la prima volta mostrerebbe un po` di attenzione per il partito invece del suo solito fastidio. Credo che gli spazi non manchino: lui parla all`esterno del Pd, io sono più introverso».
Civati sta affilando i coltelli. Punta a rappresentare «l`area Rodotà», quel mondo a metà strada fra delusi del Pd, Sel e Movimento 5 Stelle. Ha scritto un libro - «Non mi adeguo: 101 punti per cambiare», in uscita lunedì per Add Editore -, ha creato un sito web ufficiodelusi.it e tra il 5 e il 7 luglio riunirà i suoi a Reggio Emilia per la kermesse «Viva la libertà», dall`omonima pellicola di Roberto Andò. Oltre ai «Civati boys» ci saranno l`ex governatore sardo Renato Soru e l`ex ministro Fabrizio Barca. «Stimo molto Fabrizio e spero che la cosa sia reciproca - precisa Civati -.
Io vorrei che diventasse il presidente della Fondazione del Pd, un luogo indipendente e autonomo che realizzi quell`idea di un partito organizzato e in dialogo con la società civile a cui entrambi stiamo lavorando». Il progetto di Civati c`è già. Basta sfogliare il suo nuovo libro per farsene un`idea. Si parte da una citazione di Sandro Pertini sul «dovere di non adeguarsi di fronte alla cattiva politica e alla corruzione» e si arriva alle proposte concrete su legge elettorale «da fare subito in vista del ritorno alle urne nel 2014», abolizione dell`Imu «prima di togliere una sola tassa sul patrimonio bisogna abbassare quelle sul lavoro e sulla produzione», taglio degli stipendi ai papaveri della Pubblica amministrazione e varo di una convenzione con la Svizzera sui capitali esportati illegalmente.
Prima, però, c`è spazio anche per un`analisi di quanto è successo dopo la clamorosa sconfitta del Pd alle politiche di febbraio. Per Civati il governo delle «male intese» non è nato per caso, ma è il frutto di un disegno politico portato avanti con coscienza, anche se nell`ombra, da quei 101 franchi tiratori (a cui allude il titolo) che hanno affossato la candidatura di Prodi al Quirinale. Il deputato lombardo attacca le dinamiche correntizie e, in vista del congresso, lancia una sfida: perché chi ha votato contro il fondatore del Pd non si dichiara? Civati concede una pax estiva al governo Letta, poi però «non bisogna più perdere tempo».
Le tappe sono chiare: un congresso «subito e che sia il più aperto possibile», resuscitare l`alleanza con Sel e poi andare alle urne. Ma il segretario sarà anche il candidato premier? «Mi sembra una discussione surreale. Il Pd ha bisogno innanzitutto di una nuova elaborazione politica e di nuova classe. Poi discuteremo della leadership...». Chissà cosa ne pensa Renzi.
Fonte: La Stampa
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