Intervista a Roberto Speranza di Alessandra Rubenni - L'Unità

«Avviene spesso che di certi temi si discuta solo quando c`è un`emergenza. Sui migranti è stato così in questi anni». Quando in estate aumentano i flussi si parla del dramma, «ma politica e l`opinione pubblica non possono stare a inseguire solo l`emergenza quotidiana. La politica deve provare a costruire una risposta di respiro alle questioni che sono sul tavolo», ripete Roberto Speranza, presidente del gruppo Pd alla Camera, che all`indomani della tragedia di Lampedusa, segnata da 366 morti, ha preso carta e penna per lanciare un appello a tutti i capigruppo dei partiti progressisti dei Parlamenti europei.
Ci spieghi la sua iniziativa.
«Una vicenda come quella di Lampedusa deve richiamare l`attenzione e la sensibilità su quale debba essere il ruolo dell`Europa nel Mediterraneo. È chiaro che ci sono responsabilità nazionali, ma il rapporto tra Europa e Africa è di carattere europeo, non può risolversi solo dentro i confini nazionali. Tutti dobbiamo provare ad alzare lo sguardo dalla quotidianità e dare un segnale che vada nella direzione di un sogno lungo, quello dell`Europa, che si è realizzato ma su cui dobbiamo ancora investire».
Cosa è successo dopo la sua lettera?
«Ho ricevuto molte risposte, poi il capogruppo dell`Alleanza dei progressisti europei Swoboda ci ha convocato per un incontro a Bruxelles il 26 ottobre scorso. Lì abbiamo costruito una primissima intesa, con l`impegno a proseguire».
Oggi Roma, nella Sala Regina di Montecitorio, ospiterà un`altra tappa di questo impegno, in una giornata intitolata a «Mediterraneo e Migrazioni. Una nuova politica di pace, democrazia e sviluppo».
Di che si tratta?
«Sarà un confronto più largo, con i rappresentati progressisti di 12 Paesi, di cui 8 europei e 4 del Nord Africa, Tunisia, Algeria, Egitto e Marocco, per dire che il Mediterraneo deve porsi al centro della nostra agenda politica europea e della prossima campagna elettorale, nel campo largo delle forze del socialismo europeo».
Nel concreto cosa significa?
«C`è bisogno di sviluppare maggiore sintonia nelle politiche di accoglienza e di gestione dei migranti, ora essenzialmente a carico dei singoli Paesi. È un fatto positivo che a Roma 12 rappresentanti di prima linea ragionino su questi grandi temi. Tutti insieme potremo fare pressione sulle istituzioni europee. E puntiamo a elaborare una dichiarazione congiunta».
Su quali basi?
«Facendoci guidare da valori che affermino le pari opportunità, l`accoglienza, il rispetto dei diritti, che sono alla base di una famiglia politica come la nostra».
E dentro i nostri confini? Al Senato è passata l`abolizione parziale del reato di clandestinità. Basta?
«Io mi auguro che norme come la Bossi Fini vengano totalmente superate.La strada intrapresa è giusta e va perseguita il più velocemente possibile, nel quadro di una riorganizzazione non solo nazionale».
Ma un Paese che registra fatti come i continui attacchi razzisti alla ministra Kyenge riuscirà a fare passi in avanti?
«La realtà quotidiana dell`Italia preoccupa. Non può esserci indifferenza quando ci sono cori razzisti negli stadi e un ministro viene continuamente insultato. Ma è chiaro che dobbiamo costruire una cultura dei diritti e dell`integrazione. Su questo il M5 S ha molto oscillato pensando che non fosse un terreno su cui si ottiene consenso. Ma la politica deve inseguire il consenso o orientare una cultura di fondo più in linea con una visione più moderna ed europea?».
Il governo delle larghe intese però è un bell`ostacolo...
«Su questi temi bisogna avere il coraggio di andare avanti. Non c`è dubbio che una vittoria piena del centrosinistra avrebbe reso più facili tutti gli interventi normativi che abbiamo in testa».
Fonte: L'Unità
Nessun commento:
Posta un commento