SITO UFFICIALE DEL PARTITO DEMOCRATICO CIRCOLO DI VIETRI SUL MARE

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lunedì 20 gennaio 2014

Cuperlo: «Contro le liste bloccate sarà battaglia dura»

Il presidente del Pd: «No a un restyling del Porcellum. I cittadini devono scegliere gli eletti, è un punto irrinunciabile. Lo dirò in direzione e nei gruppi». Intervista a Gianni Cuperlo di Andrea Carugati, L'Unità


Gianni Cuperlo
Gianni Cuperlo annuncia battaglia oggi in direzione «e poi nei gruppi parlamentari». Contro le liste bloccate che sembrano destinare a restare un caposaldo della bozza discussa da Berlusconi e Renzi. E contro quello che sembra più «un restyling del Porcellum piuttosto che la nuova legge che abbiamo sempre voluto». E apre al referendum tra gli iscritti proposto da Stefano Fassina proprio sulla legge elettorale. «Sarebbe giusto farlo, anche se i tempi sono molto stretti». «Sono convinto che le riforme di cui si sta parlando siano una necessità», è la premessa. «Superare il bicameralismo paritario e riformare il Titolo V della Costituzione, insieme alla riforma elettorale sono una scelta essenziale per restituire speranza all`Italia. 

E trovo positiva l`accelerazione impressa dal Pd su questi temi: ora sono gli altri a doversi misurare con la nostra agenda». Ma nel merito restano tutti i dubbi. «Rimango dell`opinione che il doppio turno sia il sistema più adatto per il nostro Paese, perché garantisce governabilità e rappresentanza». 

E tuttavia il doppio turno sembra ormai fuori dai radar... 
«Se si vuole ragionare di vera modifica del Porcellum, è irrinunciabile che i cittadini tornino a scegliere i loro rappresentanti. E questo si ottiene solo con i collegi uninominali o con le preferenze. Non è un dettaglio tecnico, ma un punto politico fondamentale: è la condizione per ricostruire un legame di fiducia tra gli elettori e il sistema politico. Bisogna sottrarre alle segreterie dei partiti il potere di nominare i parlamentari. Su questo non si può arretrare».
Il modello di cui si sta parlando assomiglia troppo al vecchio Porcellum?
«Leggerò il testo in direzione. Se ci sono le liste bloccate e un premio di maggioranza, anche se più contenuto, è evidente che si tratterebbe solo di un restyling della vecchia legge. Il Pd ha fatto in passato le primarie e potrebbe farlo ancora per selezionare le candidature, ma non è la stessa cosa. Le primarie sono un modo per attenuare lo strapotere delle segreterie, ma restituire agli elettori la scelta diretta dei parlamentari richiede che ci siano i collegi o le preferenze».
Teme che gli elettori Pd vi accusino di aver cambiato poco?
«Ho molto dubbi che il modello di cui si parla possa risolvere i problemi che abbiamo denunciato per anni. Non possiamo accontentarci di un correttivo a una legge pessima, o di una legge solo un po` meno pessima. Non è la riforma di cui c`è bisogno».

L`obiezione è facile: Renzi è appena arrivato e fa qualcosa, chi c`era prima...
«E infatti io non ho alcuna intenzione di polemizzare con Renzi su questo. Anzi, come ho detto, ho apprezzato l`accelerazione che ha impresso. Un minuto dopo le primarie ho detto che il compito della minoranza non è quello di lavorare "contro", ma di ragionare nel merito dei problemi».

Lei in Parlamento voterebbe un sistema con le liste bloccate?
«Prima di tutto voglio fare una battaglia politica in direzione e nei gruppi parlamentari sulla questione delle liste bloccate. È una della cause dei guasti della nostra democrazia negli ultimi anni, e intendo contrastare negli organismi dirigenti questo modello in ogni modo».
In direzione però i numeri sono a favore di Renzi...
«Insisteremo a discutere nei gruppi parlamentari»

Cosa accadrebbe se i gruppi parlamentari esprimessero un`opinione diversa dalla direzione?
«Intanto andiamo in direzione e discutiamo. Poi si vedrà».

E il referendum tra gli iscritti che propone Fassina la convince?
«Sono consapevole che i tempi sono molto stretti, visto che la legge elettorale va in discussione in Aula alla Camera il 27 gennaio. E tuttavia ritengo che sentire l`opinione dei nostri iscritti e dei gruppi dirigenti a tutti i livelli sia un atto giusto e lo sosterrò».
Pensa che l`opinione del popolo democratico sia ostile a questo accordo? 
«Credo che ci siano opinioni diverse, sto ricevendo moltissime mail. Vorrei che ci fosse una discussione seria, serena e responsabile. Le riforme le vogliamo tutti, a partire da quella delle legge elettorale. Ma dire che serve una riforma non significa che qualunque riforma va bene».
Condivide l`opinione di chi prova vergogna per l`incontro tra Berlusconi e il segretario del Pd?
«Non condivido il metodo utilizzato da Renzi. Da mesi Berlusconi non occupava le prime pagine dei giornali, fatta eccezione per le vicende della sua decadenza dal Senato. Il fatto che abbia recuperato visibilità per un ruolo politico attivo dovrebbe far riflettere tutti, minoranza e maggioranza del Pd. Ma soprattutto i nostri elettori. Non ho mai detto che non bisognava discutere delle regole con Forza Italia, compreso Berlusconi. Ho sostenuto invece che occorresse partire dalla maggioranza e poi ricercare un accordo più largo. Dubito che aver restituito al capo storico della destra una piena agibilità politica, quasi una primazia, possa rappresentare un passo avanti verso una fisiologica alternanza tra un centrodestra e un centrosinistra di tipo europeo».

L`obiezione la conosce: voi ci avete fatto il governo con il leader di Forza Italia...
«Il governo fatto anche con le forze di centrodestra è stato necessario per la situazione creatasi dopo il voto di febbraio. È stata una questione di responsabilità. Questo non mi impedisce oggi di esprimere e confermare le mie critiche sul metodo utilizzato in questa discussione sulle riforme».
Crede che questa volta Berlusconi sia più affidabile rispetto al passato?
«Spero che il traguardo delle riforme venga superato, perché prima degli interessi di un partito ci sono gli interessi della democrazia italiana e del patto repubblicano. In vent`anni di vita politica, Berlusconi e il suo partito non hanno mai dimostrato di voler condurre fino in fondo un`opera di riforma delle istituzioni. Dunque qualche dubbio sulla sua effettiva volontà è lecito conservarlo...».

Ritiene che il governo supererà indenne questo passaggio?
«Mi sembra presto per dirlo. Le riforme vanno fatte nell`interesse del Paese, non per garantire gli equilibri politici. Ma sul governo ribadisco che la situazione non può andare avanti così, perché i problemi del Paese sono drammatici: c`è un rischio di deflazione, milioni di persone che faticano a fare la spesa. Non si vuole usare la parola rimpasto? Cancelliamola. Ma una ripartenza è decisiva: si prenda atto della nuova situazione politica e si dia vita a un Letta bis. Che abbia come priorità una grande operazione di redistribuzione di risorse a favore della fasce sociali più deboli. Questo per me deve essere il cuore del patto per il 2014».
Per farlo serve una nuova squadra di governo?
«A un nuovo programma deve corrispondere un nuovo governo che riesca a recuperare un rapporto di fiducia con il Paese. La condizione è che il Pd lo senta come il "suo governo"». 

Dovrebbero entrare ministri renziani?
«Questo lo valuteranno il segretario del partito e il presidente del Consiglio, in accordo con il Capo dello Stato. Per me sarebbe importante che entrassero figure di grande prestigio esterne ai partiti, che si sono battute sulla frontiera della legalità e del civismo».

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