Martedì la riunione decisiva della Direzione del partito. In corsa con i democratici l'ex direttore di Confindustra Galli e il numero due della Cisl Santini. Letta capolista nelle Marche, Marino in Piemonte. Il segretario a La7 attacca il premier: la sua "salita" in politica "non è una buona notizia per l'Italia"
ROMA - "Non può più succedere che Berlusconi sia presidente del Consiglio, questo l'ho detto al mondo, escludo che la Lega e il Pdl possano tornare a governare questo paese". E' quasi una sentenza quella pronunciata da Pierluigi Bersani nel corso di Otto e mezzo su La7. Forse anche perché forte di queste certezze il segretario del Pd nel corso della trasmissione si concentra soprattutto sulla sfida lanciata da Mario Monti. Quella della sua "salita" in politica "non è una buona notizia per l'Italia", dice chiaramente. Si tratta di una decisione "legittima", ma ora che è sceso nell'agone "deve accettare che gli si faccia qualche domanda senza offendersi"."Io due o tre da fargli le avrei - continua - Primo: vorrei sapere in quale democrazia del mondo le forze politiche si organizzano attorno alle persone, questa è una domanda di fondo. Questi meccanismi sono uno dei guai del nostro paese, la politica si fa con i collettivi che rimangono a prescindere dagli uomini. Io non metterò mai il mio nome sul simbolo del Pd"."Seconda domanda - continua il leader democratico - Monti ritiene il bipolarismo un guaio? Se non è un guaio da che parte siede in parlamento, dove si siedono Berlusconi e Orban?". "Imparo adesso che il Pd ha un sacco di difetti - prosegue ancora Bersani in polemica con il presidente del Consiglio - per un anno non l'ho mai sentito dire. Non accetto sentir dire che il Pd ha un limite di conservatorismo. Parliamo di dove spingeva il Pd quando arrivavano i provvedimenti in Parlamento". "Ci si accusa di essere un partito plurale - si accalora ancora il segretario - anche questo non lo accetto".
Il segretario democratico entra quindi nel merito della composizione delle liste elettorali. In queste ore i vertici del partito sono intenti in febbrili trattative no-stop in vista della riunione della direzione che domani dovrà stilare l'elenco definitivo, ma oggi è stato annunciato un nuovo nome di richiamo, quello dell'ex direttore generale di Confindustria Giampaolo Galli. "Mettiamo insieme Galli ed Epifani - spiega Bersani - perché siamo un partito che si occupa di lavoro, non di chiacchiere. Questa è una ricchezza."
In queste ore si parla anche della candidatura del numero due della Cisl, Giorgio Santini. Nulla da fare invece per un altro imprenditore che i democratici avrebbero voluto portare in Parlamento. Mariella Enoc, ex presidente della Confindustria Piemonte, ha annunciato infatti il suo forfait. "Ho tante cose professionali da portare a termine e in questo momento non me la sento di partecipare alla competizione politica", fa sapere Enoc.
Ma oltre alle personalità esterne e ai rappresentanti delle diverse anime del partito, c'è da stabilire anche la distribuzione geografica dei vari candidati e la loro posizione in lista. Il vice segretario Enrico Letta, su proposta di Bersani, sarà capolista alla Camera dei Deputati nelle Marche. Ignazio Marino sarà capolista in Piemonte per il Senato e testa di lista nel Lazio. Laura Puppato, che aveva sfidato Bersani alle primarie, guiderà la lista in Veneto sempre per Palazzo Madama.
Continuano a far discutere intanto le scelte dei democratici in materia di ambiente. "Ci preoccupano molto le notizie circolate in questi giorni sulle candidature del Pd per le prossime elezioni politiche", afferma il presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza. "E' paradossale e contraddittorio - lamenta il dirigente ecologista - scegliere di candidare personaggi quantomeno equivoci come Ludovico Vico, pesantemente compromesso con la gestione sotto inchiesta dell'Ilva di Taranto, e Vladimiro Crisafulli, più volte denunciato per sospette collusioni con la mafia, mentre ad oggi rischiano di rimanere fuori dal prossimo Parlamento ambientalisti come Roberto Della Seta, che proprio all'Ilva tentò di imporre regole più severe contro l'inquinamento, e Francesco Ferrante, seriamente impegnati sul fronte della Green Economy e della soluzione dei problemi del lavoro e dell'ambiente nel rispetto assoluto e incondizionato della legalità".
(da Repubblica.It)
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