Intervento di Guglielmo Epifani all'Assemblea nazionale - Milano, 15 dicembre 2013
Care democratiche e cari democratici, sette mesi fa eravamo in grande difficoltà, giornate diffici in cui sembrava conclusa l'esperienza del Partito democratico. Poi le successive sfide per la difesa del principio di legalità, le sentenze che si devono applicare fino in fondo, fino alla decadenza di Berlusconi come atto di giustizia. Momenti di grande confusione come il 2 ottobre, la divisione del centrodestra in Aula. A fronte di queste difficoltà e crisi profonde, in questi mesi abbiamo vissuto le feste sul territorio, le elezioni amministrative dove abbiamo vinto quasi dappertutto e sopratutto i momenti più positivi come il Congresso dei Circoli e le primarie dell'8 dicembre.
La giornata dell'8 dicembre è stata la sorpresa più grande, per tutti, la grande partecipazione ci ha ridato forza e convinzione.
La crisi continua a colpire duramente tutto il paese. Noi davvero rappresentiamo con le nostre fragilità e contraddizioni il valore della responsabilità che vuol dire volontà di riforma. O lo facciamo noi oppure non vedo altre forze in grado di farlo. In questo abbiamo bisogno di quell'unità, anche nella dinamica democratica interna, che ci spinge a portare a compimento questo grande impegno di riforma.
Dobbiamo tener fede ai nostri valori e alle nostre coerenze, ascoltare chi ci esprime le proprie esigenze, altro è sfruttare la violenza e l'uso strumentale delle proteste a fini diversi da quelli della politica. In sostanza dobbiamo essere coloro che scelgono il campo del rinnovamento e della forza della democrazia.
Non dobbiamo chiuderci in scelte strette, corporative, ma aprirci sempre al confronto politico, mantenendo i nostri valori e i nostri principi, non come Grillo che oggi fa le liste di proscrizione dei deputati eletti con la quota proporzionale, mentre pochi mesi fa ribadiva la correttezza del Porcellum.
Ho trovato utile il discorso per il secondo mandato del Presidente Obama: "il nostro viaggio non sarà concluso se le nostre madri, le nostre sorelle e le nostre figlie non avranno una eguale retribuzione a parità di lavoro, il nostro viaggio non sarà concluso se i nostri fratelli omosessuali non godranno degli stessi diritti per vivere le proprie vite, non sarà concluso se non troveremo un modo diverso per accogliere gli immigrati, o per dare ai i nostri ingegneri e ai nostri studenti un posto di lavoro in questo Paese, senza dover emigrare in cerca di altre opportunità. Noi dobbiamo far capire loro che c'è qualcuno che si prende cura delle loro necessità e porta avanti le loro richieste.
Buon lavoro a Matteo e buon lavoro a noi tutti.
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