Entrare nel Pse subito. Per contare di più.
Gianni Pittella - Europa
Pse ora e subito. Anzi siamo già in ritardo. Per il Partito democratico, il "nuovo" Partito democratico, unico rimasto nel senso tradizionale del termine, aderire al Partito socialista europeo non vuol dire aggiungere una bandierina al proprio Pantheon di riferimento. Né tantomeno significa, come artificiosamente teme qualche nostalgico della Margherita, imporre una famiglia politica a danno di quella cattolica o riformista.
Tra l`altro, nel gruppo parlamentare dei socialisti e democratici europei militano e hanno militato autorevolissimi esponenti del cattolicesimo riformista.
Aderire al Pse, oltre ad essere l`approdo naturale, è innanzi tutto una decisione strategica per il Pd e per l`Italia. Il parlamento europeo è destinato a contare sempre di più nelle politiche comunitarie. E il peso della componente italiana nel Pse sarà fondamentale per l`Italia per indirizzare le politiche del gruppo e più in generale del parlamento europeo. Alle europee del 2014 ogni famiglia politica proporrà un candidato alla presidenza della Commissione. Il Pse presenterà Martin Schultz, attuale presidente del parlamento europeo. Che peso potrà mai avere il Pd se resta fuori dai giochi? Il 2014, con la presidenza italiana, dovrà segnare un momento di svolta, una fase costituente per il ruolo e le sfide che attendono le istituzioni comunitarie. Il Pd come pensa di contribuire al nuovo assetto se resta ai margini del dibattito? Se restiamo fuori, se rimaniamo prigionieri di formule semantiche auliche ma vuote poi nei fatti, viaggiamo su un binario morto. Il futuro dell`Italia - nero o rosa che sia - si traccerà a Bruxelles. È miope oramai pensare che le decisioni del governo italiano possano incidere da sole, se non supportate da appropriate politiche comunitarie, sul fronte della crescita economica, sullo scacchiere internazionale, sul piano dei diritti. Per uscire dalla crisi in cui ci troviamo non serve meno Europa, serve più Europa. Un`Europa sempre meno vincolata dai veti incrociati dei singoli stati, un`Europa capace di andare oltre il sistema intergovernativo, dove la Commissione non è più espressione degli accordi tra paesi membri ma emanazione diretta con il vincolo della fiducia, del parlamento europei. Insomma un`Europa politica e non più solo finanziaria e burocratica.
Questo è il campo di gioco dove si misurerà la capacità italiana di pesare e influenzare le politiche comunitarie, che - nolenti o volenti - toccano ognuno di noi. Qualsiasi altra analisi che si allontana da questo presupposto e non abbia questo scenario come orizzonte condannerebbe il Pd e l`Italia ad una marginalizzazione politica fuori dal tempo. Il prossimo congresso del Pse di febbraio si svolgerà a Roma. Un grande riconoscimento per il lavoro fatto in questi anni dal dipartimento estero del partito e di tutti gli eurodeputati del Pd all`interno dell`ala dei socialisti e riformisti europei. Quella è l`occasione per annunciare l`adesione del Pd al Pse. Matteo Renzi ha capito l`importanza della posta in gioco. Sa che per risultare vincente ed efficace in Italia occorre starci in Europa, nei ruoli che contano.
Questo non è più tempo per le decisioni prese con il bilancino per accontentare tutti. È una questione di identità e di strategia. Il nuovo Pd di Matteo Renzi può abbandonare i vestiti da cenerentola e indossare quelli del cambiamento nel merito e nel modo di fare politica. Anche in Europa. Perché il segretario del più grande partito di centrosinistra in Europa deve ambire a cambiare l`Italia, certo, ma per poterlo fare deve pesare nel Pse e quindi a Bruxelles.
Il sindaco può ambire a cambiare l`Italia ma deve pesare a Bruxelles.