I due gruppi nominati dal capo dello Stato, dopo un incontro al Colle, hanno iniziato a lavorare: "I gruppi non indicheranno una soluzione di governo, ma indicheranno le cose urgenti su cui concentrarsi". Scetticismo dai partiti, ma il vero scontro è già proiettato sulla scelta del nuovo presidente. Ira del Pdl sull'ipotesi Prodi per il Quirinale
ROMA - Entra nel vivo l'attività dei due gruppi di lavoro, i cosiddetti dieci saggi, voluti dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Gli esperti sono saliti oggi al Quirinale per ricevere dal capo dello Stato i dettagli del mandato. I primi a riunirsi sono stati i sei saggi incaricati di occuparsi delle tematiche economico sociali. Si tratta di Enrico Giovannini, Giovanni Pietruzzella, Salvatore Rossi, Enrico Moavero Milanese, Giancarlo Giorgetti e Filippo Bubbico. A seguire, la riunione del gruppo dei saggi che si occupano delle tematiche istituzionali composto da Valerio Onida, Mario Mauro, Gaetano Quagliariello e Luciano Violante.GUARDA LE FOTO
E dopo l'incontro con i due gruppi, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha rilansciato un comunicato stampa in cui quantifica in otto o dieci giorni il tempo giusto per il lavoro della task force e spiega la sua decisione, molto criticata nelle ultime 72 ore: "L'indubbio valore dei nomi da me subito resi noti, non mi ha messo al riparo da equivoci e dubbi circa i criteri della scelta o la non presenza di altri nomi certamente validi. Comprendo il disappunto che con accenti polemici si è espresso per non aver inserito in quella rosa delle personalità femminili, anche individuandole al di fuori di vertici istituzionali cui non abbiano avuto finora accesso. Mi dispiace e me
Il presidente ha poi ribadito che con la scelta dei dieci 'saggi' non c'è un'esautorazione del Parlamento, ma solo il tentativo di favorire un accordo politico per la formazione di un governo. "Questo non significa - ha detto Napolitano nell'incontro con i 10 esperti - che questi gruppi di lavoro indicheranno un tipo o un altro di soluzioni di governo. Indicheranno quali sono, rimettendo un po' al centro dell'attenzione problemi seri, urgenti e di fondo del paese, questioni da affrontare, sia di carattere istituzionale sia di carattere economico-sociale nel contesto europeo, anche permettendo una misurazione delle divergenze e convergenze in proposito".
Sul loro incarico non si placa però la polemica politica. I partiti non sono convinti della mossa di Napolitano e lanciano forti critiche, mentre il capo dello Stato precisa che la loro funzione è ricognitiva. Le posizioni delle forze politiche sembrano però cristallizate. Il Pdl definisce l'iniziativa del Colle una sostanziale perdita di tempo e insiste per una coalizione di governo ampia e la scelta di un nuovo presidente della Repubblica espressione dei moderati, chiedendo in alternativa che si vada subito a votare.
Attacchi molto duri sono arrivati anche dal Movimento 5 Stelle, che con il capogruppo Vito Crimi si è spinto fino al punto di affermare che il capo dello Stato, piuttosto che riconfermare fiducia al governo Monti, avrebbe fatto meglio a far decollare il tentativo di Pierluigi Bersani.
I democratici, anche se al loro interno sono piuttosto divisi sulle prossime strategie, si mostrano comunque collaborativi con il Colle. "Il Pd è vicino alla scelta fatta dal presidente Napolitano in questo passaggio difficile e delicato. Ci auguriamo che la commissione dei 10 saggi dia un contributo per far partire la convenzione delle riforme", ha detto il capogruppo alla Camera, Roberto Speranza, insistendo poi sul fatto che "il Paese ha bisogno di un governo del cambiamento".
Gli unici convinti fino in fondo della scelta del Quirinale sembrano in realtà essere i centristi di Scelta civica. "Il presidente Napolitano ha perfettamente ragione sulla paradossalità della situazione. Il Capo dello Stato oggi mette in luce una certa ipocrisia che c'è nei partiti: tutti pronti nell'elogio e poi si comportano in modo diametralmente opposto. Mi pare sia questo il suo principale motivo di amarezza", afferma il coordinatore Andrea Olivero.
Ma come detto il vero problema, più che il ruolo e i tempi a disposizone dei 10 saggi, semra riguardare l'imminente partita per il nuovo inquilino del Quirinale. Stando ad indiscrezioni raccolte dal Corsera Bersani sarebbe tornato a prendere seriamente in considerazione l'ipotesi di una candidatura di Romano Prodi che potrebbe raccogliere consensi nel M5S (ma fonti anonime del Movimento oggi hanno smentito, definendo il Professore "troppo legato ai vecchi partiti"), aprendo però uno scontro frontale con il centrodestra. "Sarebbe un atteggiamento irresponsabile del Pd fare il pieno delle cariche con un solo terzo dei voti", ha avvertito ancora oggi Maurizio Gasparri. "Saremmo - aggiunge l'ex ministro - di fronte a uno strappo delle norme della democrazia. Non vogliamo nemmeno prendere in considerazione questa ipotesi obbrobriosa".
(da Repubblica.It)
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