
Abbiamo l’obiettivo di far ripartire la “macchina Italia”, affrontando alcuni nodi economici, sociali e istituzionali e rigettando la pratica dei colpi ad effetto che ha caratterizzato l’iniziativa politica del centro destra
Con l’appuntamento di sabato a Mlano vogliamo incrementare la riflessione e il dibattito, di fatto mai assopiti, sulle grandi tematiche territoriali. Partiamo dal nord come la prima delle tappe che si succederanno nel Paese per iniziativa del partito e partiamo dai territori perché riteniamo che da lì vengano indicazioni e segnali che hanno valenza nazionale, anche rispetto alla convulsa stagione politica che stiamo vivendo.
Abbiamo l’obiettivo di far ripartire la “macchina Italia”, affrontando alcuni nodi economici, sociali e istituzionali e rigettando la pratica dei colpi ad effetto che ha caratterizzato l’iniziativa politica del centro destra che ha volutamente confuso il cambiamento, che non era capace di realizzare, con la propaganda e il populismo.
Gli stessi modelli regionali costruiti dall’asse Pdl-Lega oggi, anche a causa del mancato cambiamento, sono profondamente in crisi e questo scenario si aggrava se aggiungiamo le vicende giudiziarie che toccano il mondo della sanità nella stessa Regione Lombardia. In Lombardia è entrato in crisi il modello che il centro destra ha propinato agli italiani: i risultati elettorali delle elezioni amministrative dell’anno scorso con la vittoria del centro sinistra al comune di Milano, e l’affermazione di quest’anno nei comuni di Monza o di Como sono la fotografia di questa crisi. Il Pd vuole costruire la sua proposta per questi territori provando a interpretare politicamente e con un respiro nazionale le domande di cambiamento che dal nord, e non solo, vengono al Paese.
Alla «intolleranza leghista» il Pd risponde con il riconoscimento delle «Nuove cittadinanze>, come presa d’atto del cambiamento socio-antropologico che è da tempo in atto in Italia. Crediamo infatti che quel nord intollerante e fanatico che in vent’anni è stato rappresentato dalla Lega non è maggioranza e in questo siamo confortati dal forte sentimento di solidarietà con cui le popolazioni del nord hanno sempre risposto di fronte ad eventi catastrofici o appelli di aiuto provenienti dalle regioni del mondo. Alla «chiusura autarchica» proposta alle imprese dall’accoppiata Pdl-Lega noi rispondiamo con l’impellente necessità di realizzare un piano nazionale di sostegno alle imprese per creare lavoro e fare uscire decine e decine di famiglie dallo spettro della povertà. Il tessuto produttivo del Nord che a ragione è stato definito la locomotiva d’Italia, oggi necessita di interventi che incoraggino gli investimenti per continuare a innovare e tornare a essere competitivi.
Al «federalismo separatista» contrapponiamo un federalismo che serva a sburocratizzare e snellire la macchina istituzionale per dare risposte in tempi brevi alle domande dei cittadini e svecchiare una macchina statale ancora fortemente segnata da una cultura post-risorgimentale.
Al tentativo di misconoscere la penetrazione degli interessi mafiosi nel tessuto produttivo e sociale dei territoti del Nord, il Pd risponde con un chiaro e forte impegno dei suoi amministratori nelle istituzioni per rafforzare gli strumenti di vigilanza per la legalità e di lotta alle mafie e per ridare sicurezza ai cittadini, stabilità e certezza agli imprenditori, forza e sostegno alle forze dell’ordine. E nessuna deroga può essere immaginata su questo terreno. Questo è il senso dell’iniziativa di Milano che vede protagonisti i gruppi dirigenti del Pd, i nostri amministratori, i nostri segretari di circolo e i nostri iscritti. Tutti insieme impegnati a dare testa e gambe nuove e giovani al Paese perché sappiamo che solo partendo dai territori, partendo «dal basso>, l’Italia può salvarsi.
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