
Parlare di lavoro, spiegare le dinamiche ed i numeri del lavoro giovanile, in questa delicata fase storica ed economica, rappresenta senza ombra di dubbio un compito arduo ed impegnativo. La parabola discendente italiana e mondiale ha avuto inizio nel 2008 e a quattro anni di distanza la crisi continua a mietere vittime, ad aumentare le disparità tra la popolazione ricca e quella povera e la soluzione a tutto ciò sembra ancora lontana anni luce.
Ci troviamo nel bel mezzo di una guerra per acquisizione di ricchezza, dove dietro la parola finanza si cela quella di grandi investitori; dietro l'azione speculativa quella di aggressione agli Stati ed ai loro debiti sovrani e dietro la parola paura si nascondono le politiche di rigore e di austerità.
Il lavoro, il sapere, l’ambiente e l’innovazione devono essere la base da cui ripartire. Senza un’idea ben precisa, un'idea chiara di futuro, tutti i rimedi costituiranno esclusivamente soluzioni temporanee oppure nel peggiore dei casi, si trasformeranno in disastri, come avvenuto in Grecia.
Dalla lettura della demografia italiana la classe media si è fortemente impoverita ed il potere d’acquisto delle famiglie si è ridotto, tornando ai livelli del 1995.
L'Istat registra livelli di disoccupazione record: la disoccupazione giovanile è tra le più alte d'Europa (36%), mentre continua a crescere inesorabilmente il numero delle persone che ricorrono agli ammortizzatori sociali (a marzo 2012 837.000 cassa integrazione, con un incremento del 34% rispetto al mese precedente), trasformando numeri e dati economici in dramma sociale.
Nel nostro territorio, il tasso di disoccupazione è al 14 %, mentre quella giovanile al 42,5 %.
Sono numeri che fanno letteralmente rabbrividire!
In Parlamento, intanto, si discute di una necessaria ed imminente modifica del mercato del lavoro: riforma richiesta dalla BCE e promessa dall'Italia nella famosa lettera di impegni sottoscritta da l'ex premier Berlusconi.
Questa proposta di riforma sta trovando consensi unanimi in quasi tutti i Governi europei, tuttavia riscuote un bassissimo successo tra le parti sociali nel nostro Paese.
La discussione e' iniziata, maturata e scoppiata nelle ultime settimane finendo quasi nel dimenticatoio e venendo approvata ormai in sordina al Senato.
Di temi importanti come quello della riduzione delle tipologie contrattuali, sopratutto quelle maggiormente precarizzanti; di una riduzione dei tempi relativi alle domande di Cassa integrazione e di un' estensione degli ammortizzatori sociali anche ad altri lavoratori attualmente non tutelati, in questa riforma non vi e' traccia!
Ci si è limitati ad alimentare uno scontro ideologico, sancendo l’idea che attraverso la modifica dell’art. 18 tutti i mali sarebbero stati risolti e decretando l'ennesima sconfitta dello stato sociale.
Tuttavia alcuni punti interessanti ed importanti nella proposta di riforma sono da rilevare: la centralità stabilita per legge del contratto a tempo indeterminato; il rilancio dell’apprendistato come contratto d’accesso al lavoro; il fatto che si rimandi alla contrattazione collettiva la definizione dei compensi specifici peri i collaboratori a progetto.
In Italia anziché dibattere in Parlamento un nuovo Piano Industriale, provando magari a cambiare gli equilibri tra fonti rinnovabili e combustibili fossili, anziché dibattere su come rilanciare con forza il nostro tessuto industriale attraverso un Made in Italy di qualità ed innovativo, ci si limita a futili e sterili polemiche che a distanza di mesi ancora non hanno prodotto alcun risultato, nè sul piano della crescita nè sul piano delle tante auspicate riforme strutturali.
Analisi economiche dimostrano che il vero problema in Italia non è la flessibilità in uscita ma quella in entrata, rappresentata da una sfilza di tipologie contrattuali la maggior parte delle quali utilizzate in maniera impropria.
Noi come Giovani Democratici, abbiamo già avviato con il comitato “il nostro tempo è adesso”, una campagna volta alla riduzione delle attuali 46 o piu' tipologie contrattuali, e all’effettiva estensione ed universalità degli ammortizzatori sociali; un equo compenso verso tutti gli stagisti che svolgono molto spesso le stesse mansioni dei lavoratori dipendenti, non vedendo il proprio lavoro gratificato da un degno salario.
Noi crediamo che in un disegno strategico di crescita e di rilancio del nostro Paese, e nell’ottica di una maggiore integrazione alle politiche comunitarie, il PD non può non avere come priorità nella sua agenda politica una lotta incontrastata ed incondizionata all’evasione fiscale, alla criminalità organizzata e una coerente e credibile proposta di forte tassazione ai grandi patrimoni e alle rendite finanziarie.
I NUMERI DELLA CRISI IN PROVINCIA DI SALERNO
In Italia 533.000 persone hanno perso il posto di lavoro, 97.000 in Campania e circa 25.000 in provincia di Salerno.
I dati ufficiali stimano che circa 100.000 iscritti agli uffici per l’impiego sono attualmente disoccupati. A questa cifra già di per sé preoccupante se ne devono aggiungere almeno altrettanti 100.000 che rappresentano i lavoratori assistiti con gli ammortizzatori sociali, coloro che non studiano e il lavoro non lo cercano più.
A marzo 2012 le ore di cassa integrazione autorizzate sono state 837.000 con un incremento del 34% rispetto al mese precedente. Il tasso di disoccupazione è del 14%, quello giovanile è del 42,5%.
Oltre 2000 lavoratori di 130 aziende hanno gli ammortizzatori sociali in deroga scaduti e non finanziati.
I tagli alla spesa pubblica e il forte calo dei consumi hanno ulteriormente indebolito il
ciclo economico provinciale.
UNIVERSITA’
Noi pensiamo che il sapere e la ricerca possano rappresentare davvero il volano di sviluppo prima di tutto per il nostro territorio, ma anche per l’intero Paese.
Uno Stato cresce e si rinnova, solo se individua i settori di sviluppo e li incentiva alimentando la ricerca e la specializzazione dei suoi operatori.
Non è tagliando le risorse alla scuola e all’Università che si riducono gli sprechi e si rientra nel deficit di spesa pubblica: non è triplicando la tassa regionale per il diritto allo studio, riducendo le risorse destinate alle borse di studio o agli alloggi studenteschi o accorpando in un’unica ADISU regionale tutte le Aziende universitarie, mettendo a repentaglio anche le punte di eccellenza presenti in tale settore come l’Università degli Studi di Salerno, che si incoraggia la crescita professionale ed intellettuale dei giovani campani.
Il Riformista Caldoro, dovrebbe dimettersi!
Come GD siamo impegnati ci impegneremo per una riforma universitaria, sempre più un privilegio per pochi che un luogo di cultura e conoscenza aperto a tutti; per una forte ed equa università pubblica con rette universitarie non analoghe ad università private!
CSTP
Mentre elaboriamo le nostre proposte in materia di lavoro, i dipendenti del CSTP sono in presidio permanente, notte e giorno; a dimostrazione del pericoloso stato di esasperazione cui i lavoratori del consorzio sono giunti. Un pericolo che non può certo essere risolto con la semplice privatizzazione dell’azienda. Il contesto di crisi economica che viviamo ha infatti determinato una situazione in cui l’unica organizzazione che avrebbe davvero le ingenti somme di denaro necessarie ad acquistare e riavviare il consorzio salernitano di trasporti è quella malavitosa. E il pericolo che la camorra possa assumere, attraverso propri prestanome, il monopolio di fatto del sistema di trasporti campano non può essere corso per nessuna ragione. Auspichiamo
SANITA'
Il nostro sistema sanitario ha da sempre rappresentato il capitolo di spesa più consistente della Regione. E nonostante il diritto alla salute sia sancito dalla Costituzione, molti territori hanno dovuto lottare e alcuni lottano tutt’ora per mantenere aperto il presidio sanitario di riferimento. Le varie Asl di Salerno, di recente accorpate, rappresentano una delle realtà più complesse d’Italia; con 11 ospedali e ben 9mila dipendenti. Troppo spesso in queste strutture, come in quelle di molte altre realtà d’Italia, si sono annidati gli interessi di alcuni “potentati politici” che guardavano più alle nomine dei primari e alle assunzioni del personale che alla tutela della salute dei cittadini. Risultato: oggi ci ritroviamo con un sistema sanitario che ha un buco di 1,7 miliardi di euro e mostra ancora forti difficoltà a ripartire.
ANTONIO AMATO
Azienda italiana specializzata nella produzione di pasta e sughi pronti, fondata a Salerno nel 1958. Fornitore ufficiale della nazionale di calcio campione del mondo del 2006, nonché sponsor ufficiale della nazionale di sci del 2009.
Dopo 40 anni di espansione, nel 2009 entra in crisi, blocca la sua produzione e annuncia la cassa integrazione per i suoi 140 dipendenti. Il successivo fallimento dell’azienda e l’inchiesta della Procura di Salerno che vede indagate 12 persone (tra cui il presidente Antonio Amato e l'ex deputato mastelliano Paolo Del Mese) per bancarotta fraudolenta hanno determinato il lungo calvario delle famiglie di coloro che lì svolgevano il loro lavoro.
GRUPPO AR
Opificio sorto nel 1921 come prima industria conserviera sul territorio campano. Ha sede ad Angri e circa 400 dipendenti. Entrato in crisi, sospende la propria attività dando il via ad una vertenza sindacale che coinvolgerà anche Prefettura e Regione Campania. La soluzione attualmente prospettata come la più realistica sembra la riconversione dell'impianto con la conseguente trasformazione in un pastificio, e la riduzione del personale addetto alla produzione.
La lista potrebbe continuare ancora con la questione degli idraulici forestali abbandonati al loro destino dalla Regione e ai consorzi di bacino Salerno 1 2 3 e 4 dove centinaia di lavoratori non percepiscono gli stipendi da mesi e oltre alla crisi e alle varie difficoltà legate alla particolare situazione economica, si ritrovano a lottare, inscenando periodicamente azioni di sciopero o di protesta eclatanti per vedere realizzato il loro sacrosanto diritto alla retribuzione.
Questo significa parlare di lavoro: la riforma deve partire secondo noi, dall'eliminazione degli sprechi, dalla revoca agli incarichi alle persone incompetenti, dalla politica, da quella vera e sana e che esercita i propri poteri nell'interesse della collettività.
Noi vorremmo che anche in politica ci sia un codice etico e che nei fatti sia rispettato; vorremmo che la politica tornasse una nobile attività, praticata con passione, tenacia e voglia di mettersi al sevizio del prossimo.
"…vorremmo davvero cambiare il mondo con la politica, perché se i giovani non si interessano alla politica, la politica restera' appannaggio degli altri, mentre sono i giovani coloro i quali hanno il bisogno fondamentale di costruire un futuro e garantire che un futuro vi sia…”
E. Berlinguer