SITO UFFICIALE DEL PARTITO DEMOCRATICO CIRCOLO DI VIETRI SUL MARE

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martedì 24 settembre 2013

BERSANI: L'accusa contro di me è il colpo numero 102

L'accusa contro di me è il colpo numero 102

«L'intesa in assemblea è saltata alla luce del sole, non ci sono dubbi su chi la voleva e chi no. Se non ritroveremo l'unità, daremo una prateria alla destra» l'Unità - Maria Zegarelli

bersani bandiere PD    «Ne ho già passate 101, vorrei risparmiarmi la 102esima». Non fa niente per dissimulare l’irritazione di fronte agli attacchi più o meno diretti che gli arrivano da pezzi del suo partito. Pier Luigi Bersani ne ha lette «e sentite di tutti i colori, da destra e sinistra in questa giorni ma adesso - dice - vorrei essere lasciato in pace». Neanche quel numero, 101, deve essere casuale: 101 erano i franchi tiratori che hanno affondato l’elezione di Romano Prodi al Quirinale, il tentativo di un governo di cambiamento e segnato la fine della segreteria che guidava da quattro anni. La 102esima è l’accusa che più gli pesa, spiega, quella di aver remato contro il buon esito dell’Assemblea nazionale.


Bersani, i sospetti sembrano aver avvelenato i pozzi del Pd. Su di lei pesa quello di aver tentato di far slittare il congresso. Si aspettava questo clima da sfida finale?


«In questa caotica discussione sento arrivare verso di me delle insinuazioni, o peggio delle accuse, che mi dipingono come un mestatore: agli antipodi di quello che sono. Vorrei dire agli uni e agli altri soltanto una cosa: mi si lasci in pace. Ho smesso di fare il segretario ma non ho smesso di ragionare per la ditta, con le mie idee, ma per la ditta e alla luce del sole. Non accetto che mi si attribuiscano manovre. Questo, francamente, è difficile da sopportare».

Renzi si scaglia contro un gruppo dirigente "rancoroso" che vuole impedire congresso e primarie. Ce l'ha con lei?

«Sono stanco di dover rispondere a queste affermazioni. Credo che sia stata una cosa incredibile e umiliante quella avvenuta durante queste settimane: una discussione tutta su date e regole. Dal mio punto di vista una comunità che si fosse fidata di se stessa avrebbe dovuto pronunciarsi sulla data più ravvicinata, senza togliere al territorio la possibilità di discutere nei congressi, proponendo ragionevoli modifiche allo Statuto che aiutassero questo percorso. Nell'Assemblea, invece, tutto questo è saltato alla luce del sole, non mi sembra ci siano dubbi su chi voleva le modifiche e chi no. Ma adesso chiudiamo questo capitolo, l'Assemblea ha indicato una data, L'8 dicembre, delle procedure a Statuto vigente e voglio credere che chi sin qui ha alimentato teorie complottistiche non stia alla finestra e voglia prendersi la responsabilità di gestire ciò che l'Assemblea ha deciso su tempi e procedure con lo Statuto che abbiamo».

Questo è un compito della Direzione. Secondo lei si arriverà ad un accordo?


«Voglio augurarmi che ci si mettano alle spalle date e regole ed è per questo che faccio un appello alla Direzione: si prendano un paio di punti politici che fin qui sono rimasti totalmente inevasi e si affrontino finalmente».

Non saranno proprio i nodi politici non affrontati che hanno portato al disastro di sabato scorso?


«Nasce tutto da lì. La prima riflessione deve riguardare la nostra responsabilità verso l'Italia e il governo e chiedo alla direzione di mettere al centro del suo dibattito le seguenti questioni: noi possiamo fare del governo l'oggetto del congresso? Possiamo nel congresso giocare a palla con il tema del governo facendo un regalo così incredibile alla destra e Berlusconi? E d'altra parte la vediamo o no la difficile sostenibilità politica di questa fase? La vede anche Enrico Letta quando ripete che non si può governare a tutti i costi. Io sono convinto che l'agenda politica dobbiamo gestirla in modo attivo ma questo lo si deve fare tutti insieme, come fa una squadra».

Ma c'è una squadra? Dopo quello che si è visto in Assemblea vengono molti e fondati dubbi, non crede?


«Questo è il mio cruccio. Noi abbiamo delle responsabilità davanti al Paese e fino ad ora non abbiamo dimostrato di essere una squadra. La Direzione deve ripristinare questo senso dello stare insieme, con l'aiuto dei candidati, disegnando il perimetro entro il quale deve restare la discussione. È possibile che teniamo in mano noi la palla dell'incertezza politica? Se abbiamo una decisione da prendere lo si fa tutti insieme, non possiamo dare alibi alla destra. È un tema di cui tutti dobbiamo sentire la responsabilità, spetta a noi, tutti insieme, decidere quale sia l'agenda, quanto sia sostenibile questa fase, come prevenire i trucchi della destra. Altra questione: vogliamo dare un titolo a questo congresso? In questo è fondamentale l'apporto di tutti i candidati».

Lei che titolo gli darebbe?


«Al tornante di vent'anni di storia italiana il mio titolo sarebbe: "quale partito democratico per quale sistema politico, per quale idea dell'Italia"».

Ma questo è un congresso che si celebra con un leader del Pd a Palazzo Chigi e un aspirante segretario che punta alla premiership.
Come crede che sia possibile tenere fuori questo elemento?


«È chiaro che se arriviamo ad un congresso che si orienta a decidere 1'8 dicembre su un candidato premier senza che l'attuale premier si possa candidare
si mette in campo un elemento di confusione. La mia proposta è sempre stata quella di non rendere automatico che il segretario sia anche il candidato premier. Credo che spetti a tutti i candidati affrontare in Direzione questo problema e risolverlo con unità. Se non accadrà noi offriremo una prateria alla destra».

Adesso tutto passa nelle mani della Direzione, ma ammetterà che l'Assemblea ha dato l'immagine di un partito dove ognuno andava per conto suo, proprio come accadde con l'elezione del presidente della Repubblica. La domanda è: si può recuperare un disastro di queste proporzioni?


«Le rispondo con una domanda che mi è già capitato di fare: vogliamo essere uno spazio politico o un soggetto politico? Uno spazio lo perimetri con quattro regole, non c'è bisogno di solidarietà di fondo. Un soggetto politico prevede sì regole, ma esige una solidarietà di fondo, una capacità di vedersi da fuori, sapendo che si ha un compito verso il Paese, che le responsabilità sono fuori dal luogo in cui ti incontri. L'Assemblea ha riproposto questo problema, dobbiamo correggerlo perché noi non siamo più a quattro anni fa, quando eravamo lì a lavorare sul rimescolo ed era in dubbio anche se fossimo un partito nazionale... Quelle cose lì le abbiamo risolte, siamo un partito centrale, presente e radicato nel Paese. Adesso la questione è la maturità di questo processo, la capacità di decidere per il Paese. Aver visto durante l'Assemblea che è ancora in dubbio la solidarietà di cui parlavo è stato un dolore ed essere stato sospettato di manovre lo è stato ancora di più».

Paolo Gentiloni la invita a fare un passo indietro, anzi ad uscire di scena, insieme a tutta la classe dirigente che ha portato il Pd a questo punto. C'è anche chi fa notare che ancora ha un suo ufficio al Nazareno.


«Sì, ho sentito anche questa. Mi sembrava che, ovviamente per un tempo limitato, ricevere le persone in una piccola stanza del Pd fosse una cosa utile. Il segno cioè che dopo quattro anni non me ne ero andato sbattendo la porta del mio partito. Anche questo viene equivocato. Ho già detto al tesoriere che la stanza è libera».

Bersani, Renzi parte dal Lingotto, punta ad un Pd che vince da solo.


«Uno sguardo al sistema politico, così come è messo adesso, dovrebbe indurre a ritenere il Pd centrale, ovviamente, ma addirittura autosufficiente mi sembra azzardato. Inviterei anche su questo a una riflessione perché gli scambi di battute non possono sostituire un dibattito vero. Discutiamo di quale Pd per quale sistema politico noi vogliamo lavorare. Parliamo di politica per piacere».

A proposito, la Merkel vince sola ma non basta.


«Se guardiamo l'Europa ci rendiamo conto che dove c'è benessere spunta la destra o il centrodestra, dove c'è malessere spuntano sfiducia e populismi. La sinistra deve uscire da questa morsa, senza cedere ai contenuti della destra, né cedere ai linguaggi del populismo. Continuo a pensare che la chiave sia quella di un riformismo radicale, di combattimento, ma saldamente democratico, partecipativo, che sia espresso da formazioni politiche di una sinistra plurale, molto aperta ma con un suo principio d'ordine. La situazione in Germania ci ha detto questo».

EPIFANI; "I candidati sottoscrivano un accordo e diamo il via al congresso"

 

                                       
epifani modena  epifani modena
“Il Pd non è nel caos, perché all’Assemblea abbiamo deciso due cose: la prima è la data del congresso, che è decisa e quella resterà. La seconda è che abbiamo approvato – perché non c’era bisogno della maggioranza qualificata – un documento dove sono scritti il percorso e le modalità con cui si farà il congresso, compreso il non automatismo tra segretario e candidato premier”.

E’ quanto affermato dal segretario del Pd Guglielmo Epifani, che intervenendo alla Festa del Pd a Modena è tornato sull’esito dell’Assemblea nazionale di sabato scorso.

“Il problema che non abbiamo risolto in chiave statutaria – ha aggiunto - si può risolvere in un modo semplice, e cioè se i quattro o cinque candidati alla segreteria sottoscrivono quel documento politico, impegnandosi ovviamente anche a non essere automaticamente candidati alla leadership se eletti alla guida del partito. In questo modo, con la direzione possiamo finalmente partire”.

“Vi prego di credere – ha proseguito con toni accorati il segretario democratico - che il primo che non ne può più di regole e sub regole sono io. Perché dobbiamo farla finita di dare al Paese uno spettacolo che non è all'altezza della nostra vocazione. Cercherò nei prossimi giorni ogni modo per farla finita con questo tormentone che non ci onora e in qualche misura ci umilia. Lo voglio dire con la forza necessaria perché di questo non se ne può più”.

A proposito della questione del rapporto tra la figura del segretario da quella del candidato premier, Epifani ha ricordato come “la nostra discussione si è impuntata su questo, e cioè se il segretario del partito è automaticamente il candidato alla premiership oppure può esserlo, ma non automaticamente”.

“Io sono a favore del non automatismo tra segretario del partito e leader della coalizione”, ha ribadito, passando poi a spiegare la sua posizione con degli esempi.
“Se il segretario è automaticamente candidato premier e vince le elezioni – ha detto - dovrà lasciare la guida del partito. Ma se perde, da segretario e candidato premier, dovrà dimettersi.

“Non è vero che in Europa si fa così – ha proseguito -. In Germania lo sfidante della Merkel non era il segretario dell’SPD. E quando Hollande ha vinto segretario del PSF era Martine Aubry, che ha fatto le primarie e le ha perse”.
“Per questo – ha, concluso Epifani – dico di tenerci una flessibilità in più, dicendo che il segretario del partito naturalmente è il primo candidato alla premiership, ma che può esserlo con altri o può, se lo ritiene, non esserlo”.

“Smettiamo di legare una proposta di buon senso alla convenienza di questo o quel candidato – ha tenuto infine a precisare il segretario democratico -. Quando ho fatto questi ragionamenti non c’era ancora nessun candidato. E’ una proposta di buon senso e tale resta”.

“QUALE FUTURO PER LA FRAZIONE RAITO” ALTRO APPUNTAMENTO DEL PD VIETRESE

Partito Democratico-Vietri sul Mare - Vietri sul Mare, Italy


IL SINDACO E GLI AMMINISTRATORI

INCONTRANO I CITTADINI

GIOVEDI’ 10 OTTOBRE 2013
ALLE ORE 19.00
SALA ALFONSO TAFURI
PRESSO GRUPPO HABITAT
 SUL TEMA

“QUALE FUTURO
PER LA FRAZIONE RAITO”

La Coordinatrice

Patrizia GADALETA

venerdì 20 settembre 2013

CGIL, un grande Piano del lavoro per dare risposte concrete al dramma della disoccupazione


La leader della CGIL Susanna Camusso a conclusione del convegno “Produzione di lavoro a mezzo di lavoro” ribadisce la necessità di scelte diverse a partire dalla prossima Legge di stabilità: "serve una svolta nelle politiche e un cambiamento dei paradigmi. Vogliamo una politica di restituzione ai lavoratori che sostenga l'occupazione" » ASCOLTA: Relazione introduttiva - tutti gli interventile conclusioni di Susanna Camusso


"E' la terza occasione in cui si discute solo sulle conseguenze della finanziaria del 2011. Temo una scelta di galleggiamento che sarà solo la ripetizione delle leggi precedenti. Ma con il galleggiamento non si va da nessuna parte. Serve una svolta nelle politiche e un cambiamento dei paradigmi". Lo ha detto oggi, riferendosi alla prossima Legge di stabilità, il Segretario Generale della CGIL, Susanna Camusso, che ha partecipato al convegno sul Piano del lavoro.  "Vogliamo una politica di restituzione ai lavoratori – ha detto la leader CGIL - che sostenga l'occupazione e sono necessari pochi  interventi mirati". Si deve insomma ribaltare la logica politica che ha portato allo stato attuale dell'economia e che ha eroso il lavoro.

Un grande Piano del lavoro che possa dare risposte concrete al dramma della disoccupazione, che in Italia ha ormai raggiunto quota 12% (40% per i giovani). E' stato questo il tema del convegno organizzato oggi (19 settembre) dalla CGIL nazionale e al quale hanno partecipato economisti e studiosi, tra i quali Emiliano Brancaccio, Pier Luigi Ciocca, Laura Pennacchi, Gustavo Piga e Vincenzo Visco. Le conclusioni sono state affidate al segretario generale della Cgil, Susanna Camusso.

“Produzione di lavoro a mezzo di lavoro” il titolo che è stato scelto per la discussione parafrasando un famoso testo di Piero Sraffa, (Produzione di merci a mezzo merci) e facendo riferimento ai più importanti studi economici mondiali a partire da quello dell'Organizzazione internazionale del Lavoro (Oil o Ilo a seconda della lettura) la quale sostiene che nel prossimo decennio sarebbero necessari 600 milioni di posti di lavoro per riportare la disoccupazione ai livelli pre-crisi e assorbire la nuova offerta di lavoro nel mondo.

Siamo ormai in una situazione limite, sull'orlo di una vera e propria “catastrofe del lavoro”, ha detto nella sua relazione introduttiva Danilo Barbi, segretario confederale della Cgil con delega alle politiche economiche. Quello che la Cgil chiede con forza ormai da tempo è appunto una svolta di politica economica, sia in Italia, che in Europa, “senza la quale non ci sarà una crescita significativa dell'occupazione, specie di quella giovanile”. La svolta deve riguardare prima di tutto l'Italia, ma ovviamente anche l'Europa intera e su questo sono state avanzate proposte molto concrete elaborate sulla base di un'analisi molto approfondita dell'attuale fase che le economie mondiali stanno attraversando.

“Nel Libro Bianco con cui abbiamo affiancato il Piano del Lavoro – ha detto Barbi - il Cer, in diverse simulazioni macroeconometriche, già stimava che la politica che potrebbe avere il massimo impatto, sia a breve che a lungo termine, per la crescita dell’occupazione, fosse quella della diretta creazione di lavoro”. I programmi di creazione di lavoro possono essere facilmente utilizzabili per una politica di sostegno  a nuovi settori economici (bioagricoltura e bioedilizia, tanto per fare due esempi) che possono stimolare sia un terziario più avanzato che una nuova manifattura, in un grande progetto neoindustriale.

Dove trovare i soldi per realizzare tutto ciò? In particolare sul reperimento delle risorse nazionali “abbiamo già detto nel Piano del Lavoro – ha ricordato Barbi - dovrebbe essere istituita, poi, una Agenzia nazionale, composta da personale comandato da altre amministrazioni pubbliche, che gestisca direttamente i finanziamenti. Per avviare progetti triennali e quinquennali (perché collegati ai tempi di realizzazione) di lavoro utile socialmente (riservati agli under 35, alle donne soprattutto dove è bassa l’occupazione femminile e a disoccupati di lungo periodo). E' necessario insomma intervenire subito e bene (vedi tutte le proposte nella relazione di Barbi che pubblichiamo in allegato) affinché il problema della disoccupazione non si trasformi in un problema di democrazia. Un lavoro di cittadinanza, dunque, che per la Cgil è sempre preferibile ad un “reddito di cittadinanza”.

Dopo gli interventi degli ospiti (che sono stati stimolanti e appassionati, dote rara di questi tempi), il Segretario Generale, Susanna Camusso, ha tirato le fila del dibattito individuando i punti principali su cui il sindacato ha intenzione di muoversi. Tra questi la constatazione che non basta l'attività e la reazione alla crisi delle piccole e medie imprese. L'Italia non si può permettere la scomparsa della grande impresa. Ci vuole quindi un nuovo grande intervento pubblico che non ripercorra le strade del passato e che sappia essere innovativo. Sia per la politica industriale, sia per il welfare, è necessario poi cambiare la mentalità. Invece di mettere i cerotti, arrivare sempre dopo, si tratta di concentrare gli investimenti nella qualità della spesa. Ma il nodo vero, dal punto di vista più generale, è quello di far tornare a governare la politica nelle scelte da fare. Oggi invece le politiche vanno a rimorchio delle decisioni della Ragioneria dello Stato. Ma è anche chiaro che a questo cambio di passo si deve affiancare la fine della corruzione e della irresponsabilità. Non esiste poi una politica efficace che non abbia una dimensione europea e per questo saranno decisivi anche i prossimi appuntamenti del sindacato europeo, la CES. L'urgenza di cambiare le politiche e cominciare a dare risposte ai tanti problemi sul tappeto è forte a cominciare appunto dalle scelte politiche sulla Legge di stabilità. Si dovrebbe far pagare di più chi in questi anni ha guadagnato di più. E concentrare le risorse su un grande Piano del lavoro. 

Allegati:
 Relazione_Barbi_19.09.2013.pdf

                                                              Francesco Citarella

Vietri sul Mare: Il PD a fianco dei cittadini di Dragonea



Il Partito Democratico di Vietri sul Mare scende al fianco dei cittadini di Dragonea e Iaconti e dell’Amministrazione per la riapertura della strada dell’Avvocatella la Provinciale 75. Dopo il comunicato stampa e la campagna sulla rete (www.pdemocratico.blogspot.com), il Circolo di Vietri con un proprio manifesto denuncia la grave situazione che si è venuta a creare per i cittadini della frazione alta di Vietri, che segue a poca distanza di tempo della frana sulla statale per Salerno che bloccò allora la circolazione per Salerno per oltre un mese. Il Manifesto recita testualmente: “INTERROTTI I COLLEGAMENTI  TRA DRAGONEA E CAVA DE’ TIRRENI CI RISIAMO” Il 6 Settembre scorso l’Amministrazione Comunale di Vietri sul Mare ha inviato una nota al Comune di Cava de’ Tirreni e all’Ente Provinciale di Salerno affinché si attivassero immediatamente al ripristino dell’arteria provinciale 75 interrotta in attesa di lavori di messa in sicurezza di una parte del costone roccioso.
La Provinciale 75 che ricade nel Comune di Cava de’ Tirreni è una strada di collegamento più che necessaria con il territorio metelliano per il vicino Ospedale,  per motivi di lavoro e rapporti scolastici.
Ancora una volta la fragilità geologica del nostro territorio, l’incuria degli Enti preposti alla sua salvaguardia non sono stati in grado di prevenire fenomeni naturali le cui conseguenze ricadono sulla vita quotidiana delle popolazioni interessate. Il Partito Democratico di Vietri sul Mare:  condivide e sostiene le proteste dei cittadini di Dragonea,  fortemente penalizzati per i gravi disagi economici e sociali che sono costretti a sopportare; sollecita gli Enti preposti a mettere in campo ogni iniziativa per facilitare la messa in sicurezza del costone  e una rapida riapertura della strada; invita l’Amministrazione Comunale di Vietri sul Mare a continuare a seguire la vicenda e informare puntualmente i cittadini di Dragonea. Il Manifesto sarà solo l’inizio di una serie di inziative sociali e politiche che vedranno il Circolo del Pd in prima fila a fianco dei cittadini di Dragonea per far riaprire al più presto la strada, che rappresenta un arteria nodale nella circolazione del Comune di Vietri sul Mare.

                                                                      Francesco Citarella

mercoledì 18 settembre 2013

Barca: "Resto un battitore libero. Sì a un segretario vero"

Barca: "Resto un battitore libero. Sì a un segretario vero"

Intervista a Fabrizio Barca di Vladimiro Frulletti - L'Unità


Non ha ancora deciso chi sostenere al congresso, e forse non lo deciderà mai: «Voglio rimanere libero di poter fare il rompiballe sui contenuti». Ma Fabrizio Barca a conclusione del suo giro d`Italia alla ricerca del Pd che c`è (da cui ha tratto il libro, La traversata, che esce oggi per Feltrinelli), l`idea su quello che dovrebbe essere il Pd l`ha chiara. Netta separazione fra segretario e candidato premier per evitare che il partito diventi megafono del governo e quindi «inutile» nella società. E più potere decisionale a chi si impegna nel partito che a chi vota solo alle primarie. Il nodo, spiega, è come costruire una moderna forma partito. Ed è su questo punto che fin qui i «quattro candidati non hanno ancora dato garanzie». 

Oltre 21mila km percorsi, oltre 10mila persone incontrate in più di 162 circoli. Il suo viaggio nel Pd ha mostrato una gran voglia di partecipazione, eppure gli iscritti sono in calo: il tesseramento è a poco più della metà dei 500mila del 2012 e meno di un terzo degli oltre 800mila del 2009. Non è strano? 

«No, in tutti gli incontri c`è sempre stata una quota rilevante, tra il 30 e il 40%, di non iscritti. E di questi, molti che non avevano rinnovato la tessera e moltissimi pure che s`erano messi in coda alle primarie». 

Come spiega questa caduta nel tesseramento? 

«Perché non è chiara la ragione sociale per cui iscriversi. La tessera la puoi prendere per nostalgia, per un legame con un certo mondo, ma il Pd non suscita oggi sentimenti molto forti. Oppure la puoi prendere per fare qualcosa, per discutere e decidere. E questo avviene assai poco nel Pd». 

Il numero sempre più basso di iscritti non dimostra che il Pd non può fare a meno di quei 3,5-4 milioni di persone che pur non avendo la tessera partecipano alle primarie? Con la sua idea di dare potere decisionale solo a chi effettivamente partecipa alla vita di partito, non si rischia di restringere il campo e rinunciare a quel patrimonio che sono gli elettori delle primarie? 

«Il voto alle primarie ti costa solo un po` di suola delle scarpe. Non è molto faticoso. Fai molta più fatica a iscriverti e soprattutto a partecipare e a lavorare in una associazione. Lo scarto col fare la fila al gazebo è profondo. E ovunque la politica che suscita partecipazione sta proprio nella possibilità concreta di incidere sul proprio destino. Non è sufficiente infilare un nome in un`urna. Ecco se hai un partito che li fa decidere si iscrivono, altrimenti è grasso che cola se quando ci sono le elezioni ti votano». 

Dalla sua idea di cosa dovrebbe diventare il Pd se ne deduce che lei sosterrà Cuperlo. Sbaglio? 

«Sì, si sbaglia. Tutti i quattro candidati offrono idee interessanti, ma da nessuno ho sentito ancora come costruire una forma partito moderna. Nessuno ha ancora spiegato come mettere in rete i circoli, cosa fondamentale che infatti fanno tutte le più moderne associazioni come Greenpeace. Nessuno ha detto chiaramente che il partito non è una scorciatoia per un incarico pubblico da qualche parte. Nessuno propone, come chiedono i tanti circoli che ho incontrato, che la direzione sia ridotta da 200 a 20 membri per renderla davvero un organismo che decide. Al momento in ogni candidato c`è una parte che mi piace. L`attenzione all`Europa di Pittella, le esperienze giovanili che Civati suscita e intercetta, la voglia di far saltare le posizioni di rendita di Renzi e l`impianto teorico di Cuperlo». 

Quindi non ha ancora deciso. 

«Non posso farlo perché non vedo impegni». 

Deciderà? 

«Forse. Ma il mio piccolo ruolo non è indicare un nome, ma spingere l`attenzione dei candidati su due nodi da sciogliere». 

Quali? 

«Come appunto si ricostruisce un partito che scateni un vero confronto di idee e che così produca pressione su chi governa. E poi con quale metodo e strategia si governa il nostro Paese. Sono venti anni che il centrosinistra ci prova e non ci siamo riusciti. È vero che paghiamo le code delle vicende passate e che la congiuntura è particolarmente difficile, ma ci serve anche un partito che voglia e sappia realizzare cambiamenti radicali. È questo che dico nel mio libro-riassunto del viaggio che ho fatto in questi mesi fra il popolo del Pd. Non essendo alla ricerca di collocazioni, mi posso permettere di fare il rompiballe». 

Bersani dice che non capisce che idea di Pd abbia in testa Renzi. Lei l`ha capita? 

«Del sindaco di Firenze mi piace l`idea di introdurre meccanismi concorrenziali nel partito e nella società. Perché uno dei mali italiani è la difficoltà a scardinare le posizioni costituite. Ma il rinnovamento come lo vuol fare? Attraverso una gara di idee e persone per una nuova sinistra forte o calando dall`alto una nuova cordata? È questo a cui non ho avuto ancora risposta». 

Un elemento determinante per stabilire quale Pd avere nel futuro è la questione segretario uguale candidato premier. Lei è per dividere le funzioni. Tuttavia i generali senza esercito, come Prodi nel 1996, durano poco. 

«No l`esercito c`era. Il problema di quel governo fu una strategia troppo astratta e costruita da un`élite. Per me prima serve una strategia resa precisa e condivisa dal confronto-conflitto dentro il partito e poi ancora un partito pronto a sostenere nella società gli scossoni che inevitabilmente produrranno le scelte del governo. Perché è ovvio che quando si inizia a togliere le incrostazioni che ci sono in Italia poi l`impatto va retto. E non lo può reggere un partito-megafono del governo. Il partito cioè deve svolgere un compito non dico autonomo, ma sicuramente diverso da quello del governo. Se il segretario è anche premier il partito è solo un megafono del governo, non uno strumento della società. E così non serve a molto, neppure a chi guida il governo». 

Nella sinistra europea, forse con la sola eccezione francese, il leader del partito è anche candidato premier. 

«Prendiamo il caso di scuola: la Gran Bretagna. Come si sa la strategia di Blair è per molti versi fallita. Però è un tentativo alto, che ha molto da insegnarci e ha retto dodici anni. E che prima di arrivare a battere i conservatori impiega sette anni di confronto, anche duro, sulle cose da fare e che per tre anni è spinto da un leader che si dedica solo al partito. L`insuccesso e la crisi del partito laburista sono anche figli della sua successiva mancata autonomia». 

Oggi il Pd è al governo col Pdl. Quanto malessere ha trovato nella base democratica per le larghe intese? 

«Parecchio. Ma, come si vede dal libro, che ha un intero capitolo dedicato alle voci dei circoli, tutti indicano anche una via d`uscita molto pratica. Visto che ci siamo, dicono, vogliamo chiedere a questo governo di fare cose che sono più vicine alle nostre corde e più utili all`economia? Vogliamo essere come partito tanto robusti come lo è stato il Pdl con l`Imu? Questo chiedono». 

Teme uno scivolone del Pd sulla decadenza di Berlusconi? 

«No. La situazione è così chiara. Uno scivolone non è pensabile, anche perché se accadesse sarebbe la fine del Pd». 

Fonte: L'Unità

Venerdì e sabato l'Assemblea nazionale del Pd a Roma - Tutte le informazioni utili

Venerdì e sabato l'Assemblea nazionale del Pd a Roma


assemblea nazionale  assemblea_nazionale
Venerdì 20 e Sabato 21 settembre si riunirà a Roma l’Assemblea nazionale del Partito Democratico.

Gli argomenti all'ordine del giorno, insieme alla situazione politica, saranno: comunicazioni della presidenza relative all'art. 5 dello Statuto, relativo alla durata dei mandati del segretario e dell’Assemblea nazionale; adempimenti congressuali relativi all'art. 9, sulla scelta dell’indirizzo politico mediante elezione diretta del segretario e dell’Assemblea nazionale; adempimenti statutari relativi all'art. 42, che tratta delle revisioni dello Statuto e dei Regolamenti e, infine, l'integrazione del Collegio Sindacale ai sensi dell’art. 32 dello Statuto.

La riunione si svolgerà presso l’Auditorium della Conciliazione – via della Conciliazione, 4. L’Inizio dell’Assemblea è previsto venerdì alle 15.30, il termine dei lavori nel pomeriggio di sabato.

Per accreditarsi i giornalisti possono inviare una mail all'indirizzo ufficiostampa@partitodemocratico.it. Gli accrediti stampa potranno essere ritirati giovedì, dalle ore 9 fino alle 20, presso la sede del Partito Democratico (via Sant'Andrea delle Fratte, 16); venerdì dalle ore 9 alle 12 in sede e dalle ore 14 alle 15 all'Auditorium.

Le notizie relative all'Assemblea nazionale saranno disponibili sul sito internet del Pd www.partitodemocratico.it, mentre i lavori dell’Assemblea saranno trasmessi in diretta su www.youdem.tv

Hashtag #AssembleaPd 

Statuto del Partito democratico

Cuperlo: "Sarà Congresso vero, al centro la nostra idea di partito e di Paese"


Il deputato del PD, candidato alla segreteria, intervistato a 'Un caffè con' su Sky Tg24


"Penso che il governo da solo non basti, penso ad un partito che ricostruisca una idea di partecipazione alla vita democratica del Paese e di consenso alle riforme che sono necessarie". Così il deputato del PD, Gianni Cuperlo, candidato alla segreteria, intervistato a 'Un caffè con' su Sky Tg24.

"Sul merito e sui contenuti dell'idea di Paese, credo che dovremmo mettere al centro principi e valori, non della vecchia storia passata, ma di un centrosinistra che torni a vincere le elezioni e che dica con chiarezza per quali soggetti vuole tornare a vincere. Per questo il Congresso, che non è affatto già chiuso, sarà un'occasione per parlare dell'idea di partito e di Paese che vogliamo e su entrambi questi temi credo che abbiamo delle differenze da far valere".



Sul voto su Berlusconi: "E' assurdo che l'Italia si ritrovi dopo 20 anni inchiodata al destino personale di uno dei suoi leader, siamo di fronte ad una sentenza definitiva della Cassazione, si tratta solo di rispettare ed applicare la sentenza e il nostro sarà un voto coerente con questo principio di legalità, per cui la legge è uguale per tutti".

lunedì 16 settembre 2013

PD Vietri sul Mare: Avvocatella, interrotti i collegamenti CI RISIAMO


Partito Democratico-Vietri sul Mare - Vietri sul Mare, Italy

INTERROTTI I COLLEGAMENTI


TRA DRAGONEA E CAVA DE’ TIRRENI



CI RISIAMO

Il 6 Settembre scorso l’Amministrazione Comunale di Vietri sul Mare ha inviato una nota al Comune di Cava de’ Tirreni e all’Ente Provinciale di Salerno affinché si attivassero immediatamente al ripristino dell’arteria provinciale 75 interrotta in attesa di lavori di messa in sicurezza di una parte del costone roccioso.
La Provinciale 75 che ricade nel Comune di Cava de’ Tirreni è una strada di collegamento più che necessaria con il territorio metelliano per il vicino Ospedale, per motivi di lavoro e rapporti scolastici.
Ancora una volta la fragilità geologica del nostro territorio, l’incuria degli Enti preposti alla sua salvaguardia non sono stati in grado di prevenire fenomeni naturali le cui conseguenze ricadono sulla vita quotidiana delle popolazioni interessate.


Il Partito Democratico di Vietri sul Mare


- condivide e sostiene le proteste dei cittadini di Dragonea, fortemente penalizzati per i gravi disagi economici e sociali che sono costretti a sopportare;
- sollecita gli Enti preposti a mettere in campo ogni iniziativa per facilitare la messa in sicurezza del costone e una rapida riapertura della strada;
- invita l’Amministrazione Comunale di Vietri sul Mare a continuare a seguire la vicenda e informare puntualmente i cittadini di Dragonea.



                                                             La Coordinatrice di Circolo
                                                                   - Patrizia GADALETA -

giovedì 12 settembre 2013

Bersani: teniamo alti i valori della sinistra, non so che partito voglia Renzi

Foto di Ilaria Prili
Una fase nuova, una sfida per tutti. Per il Pd «che deve diventare una forza politica stabile e riformista», per il Pdl «chiamato a distinguersi da Berlusconi», per il Movimento CinqueStelle «che deve scegliere se fare la coda avvelenata dell’antipolitica o diventare una forza positiva e costruttrice». Pier Luigi Bersani cerca lo «sguardo lungo» nel tentativo di sfuggire al solito, «stucchevole», giochino del rimpallo quotidiano tra avversari.
Dice: «Siamo ad un tornante della vita politica, a 20 anni dalla caduta del muro, a vent’ anni da Tangentopoli. Se non prendiamo la strada giusta andiamo a sbattere. In questi anni di discredito totale della politica l’Italia ha preferito la scorciatoia dei partiti personali. Berlusconi è stato il profeta di questa fase ormai al tramonto». Va da sé: il Pd dei prossimi 20 anni dovrà essere, secondo l’ex segretario, pesantissimo di contenuti, dare risposte al Paese, affidarsi a leader-protempore. «Vincere è importante ma c’è una fiaccola da tenere alta, quella degli ideali della sinistra». Renzi parteciperà a questa sfida. Bersani lo aspetta al varco: «La sua idea di Pd confessa non mi è ancora chiara».
Onorevole Bersani, la prima domanda è quasi esistenziale. Dove stiamo andando?«E’ un momento delicatissimo. Che si tratti di settimane o mesi, si sta chiudendo un ventennio di sfide mancate. L’Italia ha rinunciato a costruire forze politiche stabili e ha pagato un prezzo enorme. L’importante non era governare e riformare il Paese ma solo vincere le elezioni. Adesso bisogna voltare pagina, guardare lontano».
Prima guardiamo vicino. La mina Imu in qualche maniera è stata disinnescata. «Il compromesso va bene, rimane l’impressione di fondo: l’Italia non è una Repubblica fondata sugli immobili ma sul lavoro. Bello sarebbe stato mettere quei soldi lì a riduzione dell’Irpef per le fasce più deboli della popolazione. L’Imu, che va riformata, non è il clou dei problemi italiani».
Il Pdl l’ha usata come redde rationem. «Adesso il redde rationem si sposterà al 9 settembre, il giorno in cui la giunta si riunisce per decidere sulla decadenza di Berlusconi».
Che ne pensa?
 «Trovo stucchevole il gioco di buttare la palla nel nostro campo. Non possiamo concedere a Berlusconi quello che non abbiamo mai concesso ai nostri per cose ben minori. Siamo in uno stato di diritto, non si aprono tavoli politici. La legge è uguale per tutti. La destra prima evoca la natura giurisdizionale della giunta e poi le tira la giacca ogni minuto. E’ ridicolo. Ma il punto è un altro».
Quale? «Il punto è che cosa vuole fare il Pdl. La destra deve decidere: è in grado di distinguersi dal Capo o il partito è solo un suo prolungamento? La questione è dirimente e lo sono anche i tempi che saranno scelti. Se l’operazione di affrancamento cominciasse adesso, il governo potrebbe andare avanti con più stabilità, si potrebbero aprire fasi diverse. Se il Pdl non se la sentisse di distinguersi, per quanto doloroso sia, dalle sorti di Berlusconi, comunque l’appuntamento arriverebbe e nel frattempo il Paese avrebbe subito un trauma micidiale con le inevitabili bufere sui mercati. Sta a loro la scelta. Vogliono riorientarsi o preferiscono l’Apocalisse?».
Per il momento il centrodestra sembra incollato al suo padre-padrone. E’ partito anche un ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo. «Benissimo. La giunta valuterà a deciderà».
E l’apertura di Violante? «Lui stesso ha parlato di una posizione personale. La linea di Epifani è chiarissima e difende il principio di legalità».
Lei ha sempre avversato le larghe intese. Almeno sulla carta avevano però îl vantaggio di mettere assieme le due forze maggiori e incidere subito sulle emergenze. Sta andando così? Penso al lavoro… «Lo dico non per ragioni ideologiche ma pragmatiche. Nella concreta situazione italiana le larghe intese vivono sull’orlo dell’impossibile e bisogna tenere sempre aperta la prospettiva del cambiamento. Il governo sta facendo, brigando, pensando ma affermare le nostre priorità sul lavoro, sul sociale, sui diritti, è difficile, si va sempre al compromesso. Un governo diverso avrebbe fatto cose diverse. Detto questo, Letta, alle condizioni date, sta facendo più del possibile. Purtroppo la navigazione di questo governo è destinata ad essere tribolata».
Il Pdl staccherà la spina? «L’hanno già fatto con Monti, non siamo certo noi i destabilizzatori. In questo caso il Parlamento non potrebbe lasciare l’Italia allo sbando, bisognerebbe verificare altre possibilità e comunque mettere in sicurezza legge di stabilità e legge elettorale».
Grillo si è pentito, vuol votare con il Porcellum. Lei si è pentito di averlo considerato un interlocutore? «Non ho mai avuto una fascinazione per Grillo. Ho cercato solo di stimolare una riflessione in quel Movimento. Anche loro sono davanti alla sfida di questa fase nuova: o si rinchiudono nella critica rabbiosa e antisistema o diventano una forza positiva».
Gli elettori del Pd dicono: certo se in tutto questo terremoto il partito non fosse così agitato… «Non c’è dubbio che bisogna cambiare registro. Non si fa un congresso ogni 4 anni con orizzonte di 4 settimane. Non si tratta di organizzare tifoserie o incassare plebisciti senza contenuti. Il tema del congresso deve essere l’analisi dei 20 anni che abbiamo alle spalle e una riflessione seria su come radicare stabilmente il Pd, inteso come forza politica riformista. Io mi sono dimesso per ottimismo! Siamo o no maturi per arrivare a costruire un soggetto politico autonomo o ci accontentiamo di uno spazio neutro aperto alle avventure personalistiche? Il prossimo Congresso deve essere all’altezza». Congresso per il segretario, primarie per il candidato premier del centrosinistra. «Sono contro l’automatismo tra le due figure. Che il segretario sia poi candidato premier non lo impedisce il dottore ma nemmeno lo ordina. Naturalmente il candidato premier va scelto con primarie di coalizione».
E qui veniamo a Renzi. Vulgata diffusa: è la carta vincente ma da dentro cercano di massacrarlo. «Si fanno apposta le primarie. Tutti i candidati dovranno dire una parola, descrivere la missione che hanno in mente per i prossimi anni: con chi, contro chi, per fare che cosa».
Lei ha capito che Pd ha in mente Renzi? «No, non mi sono fatto ancora un’idea, spero di farmela. Al momento non ce l’ho chiarissima».
Letta sta dimostrando buone dosi di navigatore. La sua esperienza finirà con le larghe intese? «Letta è giovane, sopravviverà alle larghe intese».
Bersani, dica la verità, la notte si sogna quei 101 che hanno affondato Prodi? «C’è stata una sala macchine, un’alleanza tra chi voleva affossare i candidati alla presidenza della Repubblica e chi voleva affossare me».
La cito: ogni incarico in politica finisce con un dispiacere. «Le assicuro che il dispiacere vero lo sto ancora aspettando».

"Al lavoro" - Festa Nazionale dei Giovani Democratici

"Al lavoro" - Festa Nazionale dei Giovani Democratici

Festa giovani democratici  Festa giovani democratici
Si svolgerà al "Circolo degli artisti", in Via Casilina Vecchia 42 a Roma, la Festa nazionale dei Giovani Democratici dal titolo "Al lavoro". Tra gli incontri, workshop e dibattiti segnaliamo quello con il  segretario del PD, Guglielmo Epifani,  giovedi 12 alle 21.00.

Questo il programma completo